«Le emicranie sono come i buoni propositi, ci si dimentica appena il male è passato», diceva Janet Leigh nel ruolo di Marion Crane nel film Psyco di Alfred Hitchcock. Ma c’è da aggiungere che quando il mal di testa c’è, si fa sentire così tanto che affrontare il quotidiano inizia ad essere abbastanza complicato. Già nel periodo degli antichi Egizi se ne parlava: in un antico papiro egiziano si descrivono le formule magiche che il medico recitava preparando i farmaci contro il mal di testa. Ma anche gli assirobabilonesi utilizzavano numerosi incantesimi-esorcismi per scacciare il “demone della testa”, il quale non ha risparmiato personaggi come Giulio Cesare, Kant, Sigmund Freud, Marilyn Monroe. Se c’è chi dopo tante volte riesce ad intuirne l’inizio c’è anche chi ne è colto all’improvviso senza mai averne sofferto. Abbiamo chiesto al Dottor Carlo Ciarmatori, dirigente medico responsabile dell’U.O. di Neurologia di Jesi quali sono i vari tipi di cefalea e i modi per debellarli nel migliore dei modi.
Cos’è la cefalea e quanti tipi ci sono?
«La cefalea è un dolore localizzato al capo e sostenuto dall’interessamento di quelle terminazioni nervose le quali convogliano al nucleo del Trigemino (direttamente attraverso le sue 3 branche, indirettamente attraverso i primi 3 nervi spinali cervicali) gli stimoli dolorosi raccolti dai tessuti che rivestono l’esterno (cute, sottocute, muscoli, vasi) del cranio oppure il suo interno (meningi e grosse arterie). Essa può essere diffusa a tutto il capo o fronto-orbitaria bilaterale/unilaterale, o circoscritta. A seconda dei casi il dolore può assumere aspetti differenti ma nello stesso soggetto può ripetersi con caratteristiche così stereotipate che costituiscono un vero e proprio pattern (schema): per sede e distribuzione; per modalità di insorgenza (acuto, cronico); per tipologia (gravativo, pulsante, trafittivo); per decorso (persistente, ingravescente); per intensità; per durata (secondi-minuti, ore, giorni). Può essere peculiarmente legato al ritmo sonno-veglia, a variazioni dello stress (fine settimana), a variazioni ormonali (ciclo mestruale, gravidanza, menopausa)».
Con il mal di testa che altri sintomi si possono avere?
«Può essere accompagnato da sintomi-segni vegetativi (pallore, nausea, vomito, sudorazione, tachicardia, lacrimazione, restringimento pupillare unilaterale con o senza ptosi palpebrale, secrezione-occlusione nasale) e/o segni neurologici focali (strie luminose scintillanti, parestesie della mano e peribuccali dallo stesso lato, disturbo del linguaggio). Questi sono i sintomi di una cefalea primaria-diopatica. Infatti esistono anche le cefalee secondarie-sintomatiche».
Che differenza c’è?
«Le prime non sono altro che l’espressione della disfunzione di parte del sistema nocicettivo centrale imperniato sul nucleo del Trigemino: cefalea muscolo-tensiva / emicrania comune o con aura / cefalea a grappolo / alcune forme di cefalea nevralgica. Le secondarie dipendono da altre forme di patologia».
Chi ne è più soggetto?
«Delle cefalee primarie-idiopatiche, ne sono maggiormente colpiti i giovani ed il sesso femminile (emicrania); i maschi attorno ai 30 anni (cefalea a grappolo); i maschi di mezz’età (cefalea nevralgica). Le cefalee di tipo secondario possono coinvolgere in modo differente i due sessi ed ancor più in età evolutive diverse».
I bambini e gli adolescenti, sono bersagli semplici?
«Può capitare che una cefalea sia espressione di un disagio da parte del bambino o dell’adolescente: in tal caso essa tradisce problematiche interpersonali nel contesto familiare, scolastico, sociale. Si tratta di un disturbo di conversione oppure di una somatizzazione, cefalee dunque da ricondurre alle forme secondarie. Specialmente in età evolutiva sono di comune riscontro le cefalee primarie, specie quelle di tipo emicranico. Alcune loro varianti, sono del tutto tipiche: il vomito ciclico, il dolore addominale ciclico, la vertigine periodica. Assai rara la forma genetica di emicrania emiplegica».
Quali sono le cause dei vari tipi di cefalea?
«Abbiamo già detto che assai eterogenee sono le cause delle cefalee secondarie o sintomatiche: per esse sono indispensabili accertamenti strumentali mirati (RMN e/o TAC, Ecodoppler TSA, EEG, altro) perché individuarne le cause costituisce la necessaria premessa per la loro rimozione con conseguente risoluzione del problema. Invece per quanto concerne le cefalee primarie, esse possono essere considerate espressione di disfunzione di una parte del sistema nocicettivo centrale imperniato sul nucleo del Trigemino».
Come prevenire?
«Gli interventi di prevenzione riguardano la eliminazione dalla dieta di alcune sostanze incriminate come cioccolato, vino rosso, insaccati, parmigiano e pecorino, frutta secca: perché contenenti tiramina e/o nitro-derivati come conservanti; la regolarizzazione del ritmo sonno-veglia; l’uso di farmaci come antidepressivi quali triciclici e SSRI, Beta-bloccanti come il propanololo, calcioantagonisti quali flunarizina e verapamil, antiepilettici come topiramato, valproato, carbamazepina e pregabalin».
C’è chi dice di soffrirne in ogni momento della giornata, è possibile questo?
«La cefalea tensiva o muscolo-tensiva è caratterizzata da un dolore quasi continuo-subcontinuo per molti giorni di seguito, di tipo gravativo-costrittivo, che interessa tutto il capo: come una “morza” che stringe attorno alle tempie o un “peso” che grava sul vertice. Anche la cosiddetta cefalea cronica quotidiana è caratterizzata da un dolore stabilmente persistente tutti i giorni per molti giorni di seguito».
Può essere genetica?
«Genetica nel vero senso del termine è la cosiddetta emicrania emiplegica infantile dovuta ad anomalia cromosomica».
Perché il mal di testa può arrivare anche ad avere un forte dolore di stomaco e poi, in alcuni casi, nausea e vomito? Che fare in questi casi?
«Questi sintomi sono specifici di alcune cefalee primarie-idiopatiche, per esempio l’emicrania. Talora sono così intensi da far sì che passi in secondo piano la sintomatologia cefalalgica: capita allora che alcuni pazienti si rivolgano al gastroenterologo piuttosto che al neurologo, avendo sottovalutato la cefalea o comunque non avendola riconosciuta come causa ma conseguente al disturbo gastrico. Chi sa di andare incontro a ciò dovrebbe assumere un antiemicranico (non l’analgesico comune!) subito all’esordio della cefalea, ossia prima che questa abbia raggiunto il suo acme. È buona prassi stoppare subito la cefalea al suo esordio, specialmente se si vuol prevenire la sintomatologia vegetativa di accompagnamento. Se invece si tratta di una cefalea secondaria-sintomatica, allora il vomito ha tutt’altro significato: è indice di ipertensione endocranica e rappresenta una emergenza neurologica».
Appena si avverte un lieve accenno di mal di testa è bene fermarlo sin da subito con un farmaco? Se si, quale?
«Se è lieve si può prevenire il dolore più acuto con un analgesico comune, il solito a cui siamo abituati e del cui risultato siamo abbastanza certi, oppure un antiemicranico».
L’uso frequente e prolungato di tali analgesici cosa comporta?
«Dipendenza con evoluzione a cefalea cronica quotidiana. Dunque il comportamento migliore è cercare di capire quando sia arrivato il momento della svolta, ossia di decidere di smetterla con l’uso indiscriminato ed opportunistico dell’analgesico e di passare invece alla prevenzione».
Chi ne soffre spesso e per lunghi periodi, dovrebbe fare degli accertamenti medici?
«A dire il vero è la cefalea di recente insorgenza che va subito indagata, specie se il dolore non è rispondente ai canoni semeiologici tipici, se ci sono segni neurologici focali, se si associa a febbre, se si assumono anticoagulanti, se c’è stato un trauma cranico recente. Chi di cefalea ne soffre da molti anni, ha quasi la garanzia che si tratta di una cefalea primaria-idiopatica: se ne soffre per lunghi periodi di tempo, semmai se ne deduce che sia stata mal gestita tanto da diventare negli anni una cefalea cronica quotidiana».
Bere un caffè con la speranza di far passare il mal di testa, è giusto?
«Generalmente sì: grazie all’azione vasocostrittrice della caffeina si riduce il flusso ematico e la pulsatilità a livello della circolazione arteriosa extracranica. Anche in questo caso però, non abusare del rimedio!»
Perché si ha la necessità di stare al buio?
«Questo vale solamente per l’emicrania. In corso di un attacco di questo tipo è caratteristica la fotofobia infatti. Il soggetto preferisce stare al buio, lontano anche dai rumori, in una situazione di rilassamento psico-fisico: l’eventuale sopraggiungere del sonno faciliterà la risoluzione dell’attacco».
Agnese Testadiferro