Fare e ricevere complimenti sono comportamenti sociali che rendono l’interazione più gradevole attraverso reciproci scambi positivi, motivano a rafforzare ulteriormente qualità e comportamenti che vengono riconosciuti dagli altri, promuovono impegno e responsabilità, muovono simpatia e mettono in circolo intenzioni benevole. Inoltre, l’importanza degli apprezzamenti ha un peso ancora maggiore quando riguarda le persone per cui proviamo stima, affetto e amore e della cui approvazione abbiamo bisogno, soprattutto quando siamo bambini. Eppure molte persone hanno difficoltà ad esprimere un complimento, e altrettante, se non di più, hanno difficoltà ad accettarlo. Vediamo quali motivi possono essere alla base di questa ritrosia ad esprimere ed accogliere apprezzamenti.
La difficoltà a fare complimenti ed esprimere apprezzamenti può dipendere da diversi fattori:
-Essere cresciuti in un contesto familiare in cui non c’è l’abitudine di esprimere apertamente ed esplicitamente apprezzamenti. Questo non significa che la famiglia sia anaffettiva: alcune persone ritengono che più delle parole contino i fatti e preferiscono mostrare il loro apprezzamento attraverso gesti di premura, segni di attenzione, sguardi o sfumature della voce. Possono anche proiettare questa convinzione sugli altri e pensare che anche gli altri non amino ricevere complimenti.
– La convinzione che anche esprimere apprezzamento sia comunque una forma di giudizio e di controllo, pur se positiva, e che sia pertanto meglio astenersi. Secondo alcuni autori, ad esempio, lodare un bambino è sbagliato a prescindere perché si tratta di una forma di manipolazione e di giudizio sul suo comportamento.
–Timidezza, imbarazzo, timore di essere inopportuni, di apparire goffi e maldestri.
–Regole interiorizzate su ciò che è bene mostrare, ad esempio che non è opportuno esprimere apertamente apprezzamenti agli altri perché chissà cosa potrebbero pensare, per non dare luogo a fraintendimenti, perché chi lo riceve potrebbe considerare il complimento adulatorio.
-Regole interiorizzate per cui, ad esempio, non è bene fare troppi apprezzamenti ai figli perché si monterebbero troppo la testa, non si impegnerebbero più, perché diventerebbero viziati o deboli di carattere, perché si crederebbero i migliori, o regole per cui gli apprezzamenti non vanno fatti direttamente ma solo quando il figlio non può sentire, altrimenti si “adagerebbe” o “cullerebbe sugli allori”; la convinzione (erronea) che nell’educazione dei figli o in generale nelle relazioni con gli altri sia meglio essere critici e mettere in evidenza mancanze ed errori, in modo da stimolare l’altro a migliorarsi, e che le cose fatte bene vadano date per scontate; un eccessivo perfezionismo che porta a porre continuamente l’accento sui lati negativi.
–Senso di inferiorità e invidia, astio e conti in sospeso, per cui non vogliamo che altri gioiscano delle proprie qualità e ricevano una gratificazione, preferiamo che si sentano inadeguati e in difetto quanto noi; pensiamo che fare un complimento agli altri corrisponda ad abbassare ancora di più il nostro valore; ci tormentiamo con domande come “Io potrei fare lo stesso?”, “Io lo faccio già, quindi non vedo perché un altro dovrebbe essere lodato per questo”, “Come posso superarlo?”, “A me non ha mai fatto un complimento, perché io dovrei farglielo? “.
–Regole implicite legate alla cultura di appartenenza. In Italia non è abituale esprimere apprezzamenti nei confronti di sconosciuti, prassi molto più frequente all’estero, come negli Stati Uniti o nel Regno Unito, dove è considerato normale mettere a suo agio una persona sottolineando qualcosa che ci piace di lei, un’interazione di breve durata che però fa parte delle abitudini sociali di base.
Quali motivi possono invece rendere difficile ricevere e accettare complimenti?
–Sospettosità e diffidenza: «A cosa sta puntando?», «Sta cercando di manipolarmi?», «Cosa vuole in cambio?», «Quale secondo fine c’è dietro?». È vero che dietro alcuni complimenti possono esserci altri scopi e interessi ed è bene non farsi adescare da ogni adulazione, ma la maggior parte degli apprezzamenti sono sinceri e respingerli tutti per una sospettosità ingiustificata ci priverebbe di importanti feedback positivi, gratificanti e utili anche per vedere aspetti di noi di cui non siamo consapevoli o che sottovalutiamo. Inoltre, diffidare di tutti crea un clima teso e compromette relazioni sociali e rapporti professionali.
–Bassa autostima e scarsa fiducia in sé. Imbarazzo e vergogna sono le reazioni comuni di fronte a un apprezzamento, in quelle persone che hanno un’opinione negativa di sé, non si riconoscono in ciò che gli altri apprezzano in loro, ritengono i complimenti infondati, tanto da pensare che chi fa loro un complimento le stia solo adulando o prendendo in giro, o nel migliore dei casi si esprima così positivamente solo perché ancora non le conosce in modo più approfondito.
-Tendenza ad accogliere solo quei complimenti che sono coerenti con l’immagine che abbiamo di noi stessi e a scartare e guardare con diffidenza quelli che ci rimandano aspetti di noi in cui non ci riconosciamo; tendiamo insomma a filtrare e selezionare solo quei complimenti che proteggono e rafforzano l’idea che ci siamo fatti di noi.
–Timidezza, disagio nel trovarsi al centro dell’attenzione con la tendenza a sottrarsi prima possibile alla situazione o spostare l’attenzione su altro, tagliando corto la conversazione, affrettandosi a ricambiare subito il complimento.
–Regole comportamentali interiorizzate per cui bisogna essere modesti e riservati, mostrare di non accettare le lodi, schermirsi, dire di aver solo fatto il proprio dovere, ridimensionare il valore di ciò che si è fatto o di una propria qualità. L’educazione ricevuta fa percepire l’apprezzamento come qualcosa di negativo, oppure superfluo.
-Pensare che l’apprezzamento venga fatto solo per formalità, per cortesia, per educazione, per gentilezza e non sia in realtà sincero.
–Timore di apparire superbi, vanitosi, presuntuosi, troppo pieni di sé, o ipocriti. D’altra parte, respingere sistematicamente gli apprezzamenti non giova a mantenere una buona immagine agli occhi degli altri, perché anzi a lungo andare può risultare indisponente.
Fare e ricevere complimenti sono due abilità sociali che fanno parte dell’assertività e che possono essere coltivate e allenate, richiedendo di saper combinare insieme comunicazione verbale e non verbale, per risultare efficaci e sinceri. Di fronte a un complimento, la reazione più assertiva è accoglierlo e ringraziare, con un semplice “Grazie!”, cercando di restare nelle emozioni che suscita, ascoltare l’effetto che ci fa, resistendo alla tentazione di aggiungere altro per schermirsi e giustificarsi, anche perché non accettare un complimento rappresenta comunque un atto di sfiducia e di scortesia verso l’altro che ce lo ha fatto, perché di fatto svalutiamo la sua opinione o mettiamo in discussione la sua buona fede. Rispondere con un “Grazie” esprime gratitudine e considerazione per ciò che gli altri pensano di noi. Nel fare un complimento, è bene essere precisi, specifici nell’esprimere ciò che apprezziamo, collegarci a caratteristiche dell’altro o a suoi comportamenti e azioni, evitando espressioni troppo generiche che possono essere catalogate come semplici frasi di cortesia, evitando affermazioni categoriche a favore di affermazioni più personali e apprezzamenti espressi in prima persona ad esempio iniziando con un «Mi piace questo di te…» «Mi piace quando tu…». Nel fare un apprezzamento, è anche utile concentrarci sul processo invece che sul risultato, sull’impegno e la cura dedicati, sullo sforzo fatto più che sul mero effetto finale.
Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta
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