Benessere

Conflitti di coppia, 5 consigli per evitare gli errori più comuni

Nei conflitti di coppia si commettono spesso errori che allontanano da una risoluzione costruttiva del litigio. Ecco i suggerimenti della psicologa per gestire le discussioni

Nell’articolo precedente, abbiamo visto come la rabbia nella coppia possa ricoprire diverse funzioni, alcune delle quali utili e costruttive per il rapporto. Posto che la rabbia e il conflitto siano inevitabili e necessari in una coppia sana, oggi ci occupiamo di come gestire discussioni e litigi di coppia, evitando gli errori più comuni e vedendo il litigio come una sfida che può essere risolta in due, aumentando il senso di competenza e di intimità.

Lucia Montesi
La psicoterapeuta Lucia Montesi

I 5 punti che seguono rappresentano passaggi necessari per poter affrontare i conflitti in modo efficace, ma al contempo sono anche quelli più spesso disattesi:

1) Capire quali sono i propri sentimenti. Non è così scontato e spesso anche in psicoterapia non è immediato riuscire a mettere a fuoco cosa conduce al litigio. Le persone che litigano sostengono di solito di essere arrabbiate e alla domanda su cosa provino rispondono senza esitazione “Rabbia, ovviamente!” ma la rabbia è un’emozione che subentra dopo, in seconda battuta, e copre l’emozione iniziale, che spesso ha a che fare col sentirsi feriti, frustrati, delusi, non considerati, impotenti, soli, umiliati, e molto altro ancora. Questa è l’emozione più importante, di solito più difficile da ammettere perché fa sentire più vulnerabili e messi a nudo, ma è necessario identificarla perché solo comunicando questa emozione iniziale che rimane più nascosta, possiamo ottenere che l’altro si fermi ad ascoltarci e comprenda davvero, piuttosto che difendersi dalla nostra rabbia contrattaccando o fuggendo.

2) Dare tempo e spazio opportuni al litigio.

Molti litigi avvengono in condizioni in cui c’è poco tempo per discutere o ci sono altre persone presenti. Questo facilita espressioni avventate e impulsive, o al contrario la fuga e l’evitamento. Un vantaggio della terapia di coppia è infatti quello di permettere uno spazio ben definito in cui affrontare il conflitto  passo dopo passo, “vivisezionandolo”, senza che i partner possano evitarlo andandosene o chiuderlo con interventi aggressivi, ripetendo le consuete modalità che adottano nella vita quotidiana. Così, anche al di fuori della terapia, è necessario fissare un momento in cui discutere un problema; a volte rimandare la discussione a un secondo momento può essere la scelta migliore, a patto che non sia un modo per evitare il confronto sperando che la questione si risolva spontaneamente.

3) Prevedere la possibilità di un time-out durante la discussione.

Nei litigi avviene molto spesso un’escalation della tensione fino a un punto di non ritorno in cui l’interazione diventa distruttiva. Nella coppia si ripete di solito sempre uno stesso copione e diventa abbastanza facile per ciascuno dei partner individuare quello stimolo che fa partire l’escalation: può trattarsi di una certa frase dell’altro, o anche solo di un suo particolare sguardo e gesto che “fa uscire dai gangheri”.

Diventa utile allora accordarsi per stabilire un momento di time-out appena uno dei due si accorga che la coppia sta mettendo in atto quelle situazioni-stimolo pericolose, per far raffreddare il clima. Può trattarsi di allontanarsi fisicamente per qualche minuto, spostarsi in un’altra stanza, prendere una boccata d’aria in giardino, l’importante è che sia deciso in modo condiviso e sia quindi una strategia costruttiva per poi discutere in modo migliore, e non una fuga.

4) Concentrarsi sul problema presente.

Accade molto spesso che, litigando, si tirino in ballo altri problemi oltre a quello attuale, recriminandosi questioni precedenti anche molto lontane nel tempo. Occorre fare un grande sforzo per rimanere ancorati al presente. Rispolverare questione antiche piuttosto che comunicare il malcontento attuale non risolverà i problemi del passato e non darà modo di concentrarsi su quelli attuali, limitandosi ad essere uno sfogo sterile che getta sempre più rancore e negatività sulla coppia.

5) Riconoscere i sentimenti dell’altro.

Riconoscerli non significa accettarli o essere d’accordo, ma significa “Ho capito che tu provi questo”. Si tratta di un passaggio fondamentale che viene sistematicamente disatteso, che -anzi- incontra forti resistenze da parte di entrambi, perché ognuno pensa che farlo equivarrebbe a dare ragione all’altro, a cedere, ad ammettere di essere in torto, a giustificare un suo comportamento scorretto, a porsi in una posizione di minor potere. In realtà accade proprio il contrario e riconoscere i sentimenti dell’altro permette due vantaggi. Il primo vantaggio è abbassare l’intensità del conflitto, perché quando in una discussione sentiamo che l’altro, pur essendo in disaccordo con noi, prova a mettersi nei nostri panni e capire come ci sentiamo, la nostra collera si attenua. Il secondo vantaggio è che permette di esaurire molte discussioni in cui chi esprime un problema non sta cercando una soluzione  o  una risposta ma vorrebbe solo sfogarsi ed essere capito, come accade molto spesso quando un partner racconta un problema esterno alla coppia (sul lavoro, ad esempio) e vorrebbe solo ascolto e comprensione del proprio stato d’animo, mentre il fatto che l’altro proponga soluzioni al problema innesca un litigio con l’accusa “Ecco, tu non mi capisci”.

Per imparare a gestire i conflitti in modo costruttivo occorre molta pratica. Anche in terapia di coppia, malgrado la guida del terapeuta, occorre tempo ed esercizio per vedere i primi frutti e per scardinare la consueta modalità di affrontare i problemi, ormai consolidata, che entrambi i partner tendono a ripetere nella coppia e anche in altri ambiti. Assumersi la responsabilità del proprio contributo e impegnarsi a modificarlo senza attendere che sia l’altro a fare il primo passo è l’atteggiamento più proficuo e costruttivo.

Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta
Piane di Camerata Picena (AN)
Montecosaro Scalo (MC)

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