Il coraggio è una virtù ammirata universalmente ma la cui definizione non è univoca. Indica generalmente una forza interiore che permette di affrontare le difficoltà, ma ciò che resta oggetto di confusione è la relazione tra il coraggio e la paura. Per alcuni studiosi il coraggio è sinonimo di impavidità e significa pertanto non provare paura, per altri il coraggio non ha nessuna relazione con la presenza o assenza di paura, mentre per la maggior parte il coraggio corrisponde all’affrontare una situazione di pericolo e di difficoltà, senza sottrarsi, pur sperimentando paura. La persona coraggiosa, quindi, sente il disagio della paura con le sue componenti soggettive e fisiche, ma resiste alla tentazione di scappare. Se la paura non c’è, in questo senso non può esserci neanche il coraggio. Se una situazione non spaventa e non è percepita come un pericolo, non è richiesto alcun coraggio per affrontarla. Allo stesso tempo, il coraggio non è neppure incoscienza e sprezzo del pericolo.
Il coraggio può riguardare situazioni diverse e corrispondenti paure diverse: può riguardare un pericolo fisico fino alla stessa morte, giudizi e opinioni negative degli altri, la perdita di qualcosa di importante. Può volerci coraggio per dire quello che pensiamo a discapito delle possibili conseguenze, per chiudere una relazione con il timore della solitudine o del dolore arrecato all’altro, per vivere liberamente il nostro orientamento sessuale affrontando la paura dello scherno e delle discriminazioni, per aiutare qualcuno mettendo a rischio la nostra incolumità, per affrontare un esame medico con la paura di avere una risposta nefasta, per lasciare un lavoro insoddisfacente con la paura di fare un salto nel vuoto, per esprimere le nostre emozioni e i nostri sentimenti nel timore del rifiuto e di essere feriti. Avere coraggio significa anche esporsi a un rischio e all’ignoto per poter ottenere un cambiamento, invece di continuare a tollerare una condizione insoddisfacente o che crea sofferenza. Agire in modo coraggioso può essere scomodo, può andare contro i nostri interessi, costringerci ad abbandonare le nostre sicurezze.
Il coraggio implica guardare in faccia le nostre paure e affrontarle e si alimenta riflettendo sui nostri valori, su ciò che per noi è importante, che dà senso alla nostra vita, o che consideriamo moralmente giusto. Possiamo trovare motivazione nella solidarietà, nella dignità, nella giustizia. In ciò che per noi ha valore, troviamo quella forza interiore che ci consente di padroneggiare la paura e di darci coraggio. Non è vero quel che diceva il Don Abbondio dei promessi sposi, che “Il coraggio, uno non se lo può dare”. La paura è un’emozione fondamentale e necessaria perché ci avverte dei pericoli e ci consente di proteggerci o difenderci; solo percependo la paura, possiamo attrezzarci per affrontare i pericoli. Tuttavia, la paura può prendere il sopravvento, diventare ansia paralizzante. Il coraggio consiste nel guardare la paura con più lucidità, farci i conti senza lasciarcene travolgere e decidere di affrontarla con tutti i mezzi che sentiamo di avere. Più evitiamo ciò che ci spaventa, più la paura cresce; più lo affrontiamo, più ne ricaviamo una percezione di forza e questa accresce il nostro coraggio. Perciò il coraggio non è una dote innata e immodificabile, ma qualcosa che si può apprendere, coltivare ed allenare.
Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta
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