È una frase che molti di noi si sono sentiti dire almeno una volta nella vita: «Da te non me lo aspettavo!», eventualmente corredata anche da «Sei cambiato/a!» e «Ma come, proprio tu…». Suscita dentro di noi quasi sempre emozioni sgradevoli: dispiacere, senso di colpa, vergogna, mortificazione, paura di aver deluso le aspettative, rabbia.
Possono essere diversi i motivi per cui qualcuno ci rivolge queste parole. Può trattarsi di uno stupore autentico e sincero di fronte a un nostro comportamento inaspettato, soprattutto se abbiamo procurato una sofferenza all’altro e se abbiamo compiuto un gesto che si distanzia molto dal nostro abituale modo di essere e comportarci. L’altro si sente ferito o tradito da qualcosa che non si aspettava e protesta o manifesta la sua delusione.
Altre volte ce lo sentiamo dire quando ci mostriamo in un modo insolito che suscita negli altri preoccupazione, se all’improvviso appariamo diversi dall’immagine che comunemente gli altri vedono di noi, ad esempio se ci vedono abbattuti quando tutti ci conoscono come persone sempre allegre e positive. In questo caso l’esclamazione «Da te non me lo aspettavo!» sottolinea lo stupore di vederci reagire diversamente rispetto al nostro modo consueto e vorrebbe essere uno sprone a tornare come prima.
Altre volte ancora, la stessa frase ha invece un intento manipolativo per farci sentire in colpa e indurci a desistere da un certo comportamento che disturba l’altro. Non è detto che la manipolazione sia deliberata e intenzionale, anzi, frequentemente viene messa in atto in modo inconsapevole per indurci a rientrare “nei ranghi” e ripristinare un equilibrio nella relazione che è stato destabilizzato da un nostro comportamento “anomalo” rispetto agli schemi collaudati.
Qualunque sia il motivo che induce a pronunciarla, l’effetto non porta quasi mai a qualcosa di buono. Tutti i miei pazienti, nessuno escluso, se la sono sentita dire in qualche momento. Ad alcuni accade quando cominciano a stare male, a manifestare un disagio o una sofferenza, di qualunque tipo, che si tratti di ansia, depressione o anche una semplice tristezza. Soprattutto se fino a quel momento sono state persone abbastanza forti agli occhi degli altri, si sentiranno sicuramente dire da qualcuno «Ma come, proprio tu ridotto così? Da te proprio non me lo aspettavo! Sei sempre stato/a una roccia…». Questo non fa che aumentare il malessere della persona, che si convince di avere una reazione sbagliata, di non essere normale e di dover assolutamente tornare come prima, quando magari la sua reazione diversa dal solito è per la prima volta una reazione congrua, adattiva e sana (come ad esempio essere preoccupati di fronte a un grave evento stressante). Già lottiamo contro noi stessi per accettare la parte più fragile ed emotiva di noi che reclama di essere espressa, e queste parole dette dagli altri non fanno che aumentare il nostro conflitto interiore e allontanarci da noi stessi e dalla possibilità di esprimere tutta la gamma delle emozioni, anche quelle più spiacevoli, cosa che invece favorisce la nostra salute mentale.
Un altro momento tipico in cui scatta il fatidico «Da te non me lo aspettavo!», è quando le persone cominciano a cambiare, ad abbandonare le abituali modalità di essere e comportarsi che procuravano loro sofferenza a favore di altre più sane, che però possono risultare quantomeno scomode per gli altri, come nel caso della persona da sempre remissiva che comincia a far valere i propri diritti. La situazione più frequente è quella della persona che comincia ad essere più assertiva, a manifestare la rabbia, a esprimere le sue opinioni e a non subire più passivamente ciò che prima tollerava. Probabilmente, le prime volte lo farà anche in modo maldestro, oppure si tratterrà fino al punto di scoppiare all’improvviso, e sicuramente ci sarà qualcuno che dirà «Ma come, non ti riconosco! Da te non me l’ aspettavo una reazione del genere!». Poichè di solito la persona che subisce lo fa per timore di deludere gli altri e perderne l’affetto, questa frase va a colpire proprio il suo punto più vulnerabile, confermando le sue fantasie di danneggiamento della relazione, perdita dell’amore e abbandono da parte degli altri. E spesso tornerà sui suoi passi, colpevolizzandosi e convincendosi di aver sbagliato ad esprimere le sue necessità o difendere i suoi diritti.
Anche quando non sono apertamente osteggiati dagli altri, inoltre, i cambiamenti di uno producono sempre una certa resistenza negli altri. Noi viviamo infatti costantemente inseriti in sistemi di relazioni (il sistema coppia, il sistema famiglia, il sistema gruppo di amici, il sistema classe di scuola, il sistema colleghi di lavoro e così via) e per natura ogni sistema tende a mantenere il suo equilibrio e ad opporsi al cambiamento. Perciò, quando un suo membro devia, il sistema nel suo complesso fa resistenza. Da un lato questo è utile per mantenere l’identità del sistema, ma se è eccessivo ostacola ogni cambiamento ed evoluzione perciò occorre una certa flessibilità per adattarsi e trovare un equilibrio nuovo. Anche la famiglia o la coppia, come gli altri sistemi, cercano di preservare il loro equilibrio attuale, anche se fa stare male, e oppongono una certa resistenza quando uno dei membri porta un cambiamento. Quelle più disturbate e rigide si bloccano, altre più flessibili riescono ad accettare il cambiamento quando lo considerano sicuro e non pericoloso.
Sapere che accadono queste dinamiche può esserci di aiuto per dare la giusta interpretazione a ciò che accade nelle relazioni e quindi anche a una frase come «Da te non me lo aspettavo!», a riflettere se davvero abbiamo commesso un errore o se invece facciamo bene a portare avanti quel nostro comportamento.
Dott.ssa Lucia Montesi
Psicologa Psicoterapeuta
Piane di Camerata Picena (AN)
Montecosaro Scalo (MC)
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