La Didattica a Distanza su cui si è basata la scuola nei mesi di isolamento a causa dell’emergenza ha avuto non poche conseguenze, sia sul piano dell’apprendimento sia su quello psicologico ed emotivo. È stata una didattica emergenziale, senza una condivisione di uno spazio e un’interazione fisica tra docente e studenti, tutto è mediato dall’utilizzo di mezzi tecnologici.
Ad analizzare la situazione è stata Microsoft Italia che, in collaborazione con PerLAB e Wattajob, ha realizzato un report che analizza come il rapporto diretto con la tecnologia vissuto nel lockdown abbia influenzato (positivamente e negativamente) i ragazzi.
La didattica a distanza, in queste difficili settimane, ha avuto e ha due significati. Da un lato, sollecita l’intera comunità educante, nel novero delle responsabilità professionali e, prima ancora, etiche di ciascuno, a continuare a perseguire il compito sociale e formativo del “fare scuola”, ma “non a scuola” e del fare, per l’appunto, “comunità”. Mantenere viva la comunità di classe, di scuola e il senso di appartenenza, combatte il rischio di isolamento e di demotivazione.
Dall’altro lato, è essenziale non interrompere il percorso di apprendimento
La scuola è un collante sociale e lo deve essere anche in questo momento in cui “spazialmente” non si è più vicini, gli studenti non devono perdere l’ottimismo e la voglia di tornare a scuola a guardarsi negli occhi, a riprendere, appena sarà possibile, il lavoro d’aula, quel lavoro fatto di relazioni umane, di ascolto, di proposte didattiche, di verifiche e di valutazioni, di ansie e incomprensioni, di tutto quello che li aiuterà a crescere e che si porteranno dietro per tutta la vita.
Quali sono i vantaggi della Dad
Il vantaggio principale della didattica a distanza è la possibilità di potersi dedicare alla formazione da dove si desidera e potenzialmente senza la necessità di spostarsi dalla propria abitazione, risparmiando così anche tempo.
Quali sono gli svantaggi della Dad
In primo luogo fare “Lezione” attraverso la tecnologia annulla la dimensione dell’interazione docente-studenti e tra i corsisti stessi.
Anche quando la lezione è in diretta, mancano elementi importanti che animano la lezione vis à vis: in primo luogo il contatto umano e la comunicazione diretta, fatta non solo di parole e ascolto ma di gestualità, espressioni e sfaccettature che fanno la differenza nel processo di apprendimento, nell’ascolto e nella comprensione dei contenuti.
Sfuma anche la possibilità di interazione e confronto, che con la tecnologia è meno diretta, più lenta e porta spesso a perdere alcuni elementi importanti e arricchenti.
Specialmente se la lezione è registrata si possono avere difficoltà nella concentrazione e nella comprensione, a causa spesso della tonalità sempre uguale, dell’assenza di un volto a cui associare la voce, del rispetto dei tempi del discente e tanto altro. Tutte cose che nella lezione frontale in vivo il docente può considerare e cogliere dai segnali che riceve da chi ascolta.
Altri limiti sono di carattere più pratico, come ad esempio la scarsa dimestichezza con la tecnologia da parte di docenti e alunni e loro famiglie, l’assenza di mezzi e supporti, la difficoltà nell’eseguire prove pratiche, verifiche, interrogazioni o test. Inoltre, pensando a questo momento storico, può risultare complesso per le famiglie gestire la didattica e l’insegnamento di più figli, specialmente se le lezioni combaciano e i mezzi a disposizione sono pochi.
Il Tempo: le lezioni non dovrebbero superare i 40 minuti in videoconferenza e un intervallo di 15/20 minuti tra una videoconferenza e l’altra, per un massimo di 3 ore di lezione, per evitare l’eccessiva esposizione degli alunni al videoterminale.
Sono molti gli esperti che, pur riconoscendo la necessità delle lezioni a distanza, vista la situazione critica legata al covid-19, non nascondono dubbi e perplessità sulla ricaduta che la Dad possa avere sui ragazzi a livello psicofisico.
Anche dal Comitato Tecnico Scientifico si è sollevato il problema: il pediatra Alberto Villani e il pneumologo Luca Richeldi, entrambi membri del Cts, segnalano i rischi psicologici per la fascia di adolescenti 12-19 anni: «Hanno già subito un importante impatto nel periodo finale dello scorso anno scolastico», si legge su La Repubblica. «Bisogna garantire la frequenza in presenza, soprattutto nelle fasce di popolazione più fragili, è fondamentale non solo per la formazione scolastica, ma anche per il benessere psicofisico di questa fascia di popolazione giovanile».
C’è anche da evidenziare infatti che la Dad può avere conseguenze dal punto di vista dell’alimentazione. Infatti, nel corso dello scorso lockdown, «si è innescato quel fenomeno dannoso per la salute che si chiama effetto yo-yo, cioè l’oscillazione del peso, con una serie di aumenti e diminuzioni sulla bilancia», afferma il pediatra Italo Farnetani, docente della Libera università degli Studi di scienze umane e tecnologiche di Malta, che ha realizzato un’indagine interrogando colleghi in varie parti d’Italia. «Un problema che rischia di ripetersi adesso, con i nuovi lockdown locali e l’estensione della didattica a distanza», dice il medico.
Come coinvolgere gli studenti
Come coinvolgere gli studenti in questa delicata fase di distanziamento fisico e di Dad? Non è facile riuscire a garantire un buon livello di qualità della relazione educativa in tempi in cui gli aspetti formali di tipo sanitario pongono tanti limiti. È anche vero che da sempre una delle maggiori esigenze degli insegnanti consiste nel trovare modi di favorire il coinvolgimento e l’attenzione degli studenti nella quotidianità della scuola. Qual è la metodologia più giusta per catturare l’attenzione degli studenti? Come mantenere vivo il loro interesse nel tempo? Come tranquillizzare gli studenti durante la Dad?
Stimolare i ragazzi a fare ricerche, farli confrontare tra di loro e spronarli a migliorare le proprie competenze rende una videoconferenza davvero interattiva.
L’elemento catalizzatore è un adulto nel cui atteggiamento, l’allievo deve poter cogliere il convincimento profondo che ogni essere umano può modificare strutturalmente il proprio modo di apprendere.
L’obiettivo che devono prefissarsi gli educatori è quello di formare degli esseri umani in grado, innanzitutto, di riconoscere e gestire le proprie emozioni e i propri stati d’animo che sono alla base di qualsiasi tipo di comportamento; di essere consapevoli dei propri talenti, abilità e limiti per modificarli con atteggiamento positivo, di affrontare qualsiasi insuccesso come occasione di crescita e miglioramento.
In quest’ottica, l’interesse dell’educatore non si rivolge tanto a ciò che l’allievo sa fare, alla valutazione quantitativa della sua intelligenza ma a tutte quelle condizioni che possono indurre un’evoluzione: in quali aree si realizza maggiormente, quali sono i fattori che lo stimolano o lo rallentano, come promuoverne l’estensione ad altri ambiti, a quali condizioni il progresso rilevato si consolida e si autoimplementa.
I fattori che un insegnante dovrebbe valutare
Qui alcuni suggerimenti a cui un insegnante dovrebbe prestare attenzione.
- Intelligenza emotiva (capacità di riconoscere, identificare, nel modo appropriato e, conseguentemente, di gestire le proprie emozioni e quelle degli altri allo scopo di raggiungere determinati obiettivi).
- Insegnare attraverso tutti i sensi (vista, udito, gusto, olfatto, sentire interiore).
- Non tutti apprendono allo stesso modo, quale il senso prevalente dello studente? Quale il senso prevalente dell’insegnante?
- I ragazzi/e apprendono più rapidamente e imparano meglio quando si divertono.
- I ragazzi/e apprendono ciò che viene inciso nel loro livello di consapevolezza.
- Rendere consapevole il ragazzo/a su ciò che sta imparando, unendo pratica e teoria.
- L’importanza di coltivare l’autoregolazione personale.
- La riflessione sul proprio stile educativo.
- Le competenze comunicative dell’insegnante.
- Curare la relazione educativa: autoefficacia dell’insegnante
- Didattica di vicinanza e di prossimità.
- Attivare il potenziale motivazionale e le risorse personali degli alunni, favorendo il loro coinvolgimento attivo nelle situazioni didattiche.
- Lo studente deve essere guardato nella sua totalità ed aiutato a crescere intellettualmente, fisicamente e spiritualmente.
- Ogni ragazzo/a, se posto/a in un ambiente adatto, e accompagnato da una figura adulta motivata e carismatica, seguendo il proprio disegno interiore di sviluppo e i suoi istinti-guida, accende naturalmente il proprio interesse ad apprendere, a lavorare, a costruire, a portare a termine le attività iniziate, a sperimentare le proprie forze, a misurarle e controllarle… È lo studio delle condizioni necessarie per lo sviluppo delle attività spontanee dell’individuo, è l’arte di suscitare gioia ed entusiasmo per lo studio.
Roberta Cesaroni
(cell. 345.1408208)
Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni Life Mental Coach – Coach Adolescenziale Spa&Wellness Coach Manager