Benessere

Estate, ragazzi e alcol: perché ne abusano e cosa fare

Uso e abuso di alcol sono in crescita tra i ragazzi minorenni, soprattutto nel periodo estivo, con meno vincoli e più occasioni sociali. Ecco perché e i consigli della psicologa

champagne, alcol
(Foto di congerdesign da Pixabay)

Con lo stop al coprifuoco e il ritorno in tutta Italia della zona bianca, ha ripreso rapidamente vigore la movida notturna, all’insegna della leggerezza e del divertimento tanto agognati nei mesi di chiusure, e all’insegna anche di tanto, tantissimo alcol. Movida che a volte si fa molesta proprio a causa dell’alcol, con schiamazzi, atti vandalici e risse da parte di gruppi di ragazzi e ragazze ubriachi, come sempre più spesso accade; d’altro canto, sono ormai quotidiane le notizie di locali sanzionati per aver venduto alcol a minorenni, contravvenendo al divieto stabilito per legge.

Lucia Montesi
La psicoterapeuta Lucia Montesi

Il consumo di alcol tra i giovani, anche minorenni, è un fenomeno che da alcuni anni è in preoccupante crescita ed ha subìto un’ulteriore accelerazione con la pandemia. Già nel 2019 dai dati Istat risultava che il 40% degli adolescenti beveva regolarmente vino, il 50% birra e il 22% liquori. La possibilità di acquisto online, subentrata con la pandemia, ha favorito l’accesso e il consumo fuori controllo da parte di ragazzi e ragazze anche in età molto precoce. Nel periodo maggio-giugno 2020, in coincidenza con la fine del primo lockdown, si è registrato un picco di accessi in pronto soccorso per abuso di alcol nei giovani tra i 18 e i 24 anni, ma anche un abbassamento dell’età dei ricoverati per abuso di alcol a 14-15 anni e  sempre più casi di coma etilico in 12-13enni, con un sorpasso storico da parte delle femmine sui maschi nell’uso di alcol.

Come si era già osservato lo scorso anno, la frustrazione del periodo di restrizioni unita a una condizione ormai costante di ansia, può portare a eccessi favoriti dal clima di maggiore libertà del periodo estivo e delle vacanze. D’estate i ragazzi sono mentalmente più predisposti all’evasione, sentono meno il limite delle regole: non ci sono orari dato che non è necessario puntare la sveglia presto, e avendo assolto al dovere dello studio, si sentono in diritto di divertirsi come vogliono.  Il maggior tempo trascorso con gli amici moltiplica poi le occasioni di uso di alcol, che è quasi sempre un uso sociale e rituale. L’alcol può servire ad allontanare i problemi e lo stress della pandemia, ma oltre a ricoprire questa funzione legata allo specifico momento storico,  per i ragazzi è soprattutto un mezzo per sentirsi più disinibiti e integrati nel gruppo dei pari e nella società, oltre che per provare un effetto euforizzante. Si beve per omologarsi, per avere un’identità personale e sociale, e anche social: è una moda farsi fotografare ubriachi nelle peggiori circostanze e postare la foto sui social per ottenere approvazione, o sfidarsi in giochi a base di alcol. Da sempre inoltre per ragazzi e ragazze in età adolescenziale mettere alla prova se stessi e i propri limiti è un modo per sperimentarsi, per sentirsi e dimostrarsi adulti, per cercare sensazioni nuove.

La modalità più tipica di uso di alcol tra i ragazzi è il binge drinking, ovvero le abbuffate alcoliche, il consumo nella stessa occasione e in breve tempo di grandi quantità di alcol – nell’ordine di almeno 5-6 bevande alcoliche – con il deliberato proposito di raggiungere uno stato di intossicazione alcolica. Si tratta di una modalità particolarmente pericolosa per il rischio di coma etilico e morte e per gli incidenti stradali correlati. La condizione di minore vigilanza e consapevolezza connessa all’intossicazione alcolica espone anche al rischio di subire violenza sessuale o comunque di trovarsi a compiere atti sessuali senza piena libertà.

I danni fisici provocati dall’alcol su ragazzi e ragazze dipendono dal fatto che ancora non possiedono l’enzima che metabolizza l’alcol e dal non aver ancora completato lo sviluppo del sistema nervoso. Per questi motivi, nei minorenni non solo l’abuso di alcol è un problema, ma anche il semplice uso lo è. I ragazzi fino ai 25 anni non dovrebbero assumere affatto alcol, contrariamente a quanto si è sempre pensato e fatto (sulle tavole italiane è sempre stato considerato “normale” far assaggiare il vino anche ai più piccoli), perché interferisce con lo sviluppo del cervello determinando deficit cognitivi, in particolare inibendo lo sviluppo della corteccia frontale che permette il controllo degli impulsi e delle emozioni, la capacità di riflettere e di pianificare le azioni, e danneggiando la memoria. Il consumo di alcol in giovane età quadruplica anche il rischio di dipendenza in età adulta.

I genitori restano stupiti quando scoprono che i figli fanno uso/abuso di alcol, solitamente ne sono completamente all’oscuro e, d’altro canto, ragazzi e ragazzi possono essere molto abili nel tenerlo nascosto. Non si tratta di ragazzi problematici, ma di normali adolescenti  che possono avere una vera e propria vita parallela di cui i genitori sono del tutto inconsapevoli. A volte ci sono campanelli d’allarme come maggiore aggressività o cambi repentini di umore, ma in altri casi la scoperta è del tutto inaspettata. Cosa fare se ci si accorge che i ragazzi bevono? Non basta dire “Non devi bere perché fa male” e limitarsi a proibire, peraltro col rischio di provocare un effetto contrario. Non serve neanche fare la predica, che i ragazzi non ascoltano. Più utile parlare con loro, aiutarli a capire i rischi e le conseguenze, che sottovalutano perché la maggior parte dei  danni sono a lungo termine e appaiono troppo lontani e fumosi; guidarli nel riflettere sui comportamenti, partendo da esempi veri e concreti come episodi accaduti ai loro amici o fatti di cronaca;  stabilire regole chiare, anche se non dovessero essere rispettate, perchè i ragazzi hanno bisogno di sapere qual è il limite; dare per primi un esempio positivo nel bere con moderazione; aiutarli soprattutto a sviluppare abilità per gestire le difficoltà, per resistere alle pressioni esterne, per elaborare un pensiero critico, per saper dire di no anche quando il gruppo decide di fare qualcosa di dannoso.

Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta
Piane di Camerata Picena (AN)
Montecosaro Scalo (MC)
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