Benessere

Figli adulti di genitori narcisisti: come superare le ferite dell’infanzia

Riconoscere la malattia del genitore, stabilire chiari confini, dare valore a ciò che si prova. Ecco come curare le ferite emotive provocate da un genitore narcisista e rapportarsi in modo sano a lui

(Foto Pixabay di Congerdesign)

Nell’articolo precedente avevamo visto come avere dei genitori affetti da disturbo narcisistico della personalità possa influire pesantemente sulla crescita e sulla salute mentale dei figli, che corrono a propria volta il rischio di sviluppare disturbi mentali o comunque un importante livello di sofferenza psicologica e difficoltà interpersonali.
Oggi ci occupiamo di come poter, una volta divenuti adulti, superare questi effetti negativi e inoltre trovare il modo di rapportarsi a un genitore narcisista minimizzando l’impatto del disturbo sul rapporto.

Lucia Montesi
La psicoterapeuta Lucia Montesi

Il primo passo necessario, è innanzitutto riconoscere gli aspetti disfunzionali del proprio genitore narcisista. Oggi accade sempre più spesso che in terapia i pazienti portino il dubbio o il sospetto di essere cresciuti con dei genitori narcisisti, dal momento che è molto più facile imbattersi in materiale che affronti le caratteristiche di questo disturbo e indichi i segnali da cui si può riconoscere una persona narcisista.
D’altra parte, non tutto questo materiale, ormai molto consistente (tanto che parlare di narcisismo appare ormai una moda per ottenere visualizzazioni), proviene da fonti valide, contribuendo a far circolare un profilo spesso distorto del narcisista, applicando l’etichetta anche a situazioni che nulla hanno a che fare con questo grave disturbo della personalità.

Fino ad alcuni anni fa mancava peraltro una conoscenza del fenomeno presso la popolazione, per cui molti figli hanno subito gli effetti del comportamento di genitori narcisisti senza mai avere il sospetto che essi potessero soffrire di un disturbo mentale, vedendoli perciò come cattivi, crudeli e disinteressati o sentendosi responsabili di come venivano trattati da loro, piuttosto che vederli come persone affette da un grave disturbo.

Riconoscere che il proprio genitore è mentalmente disturbato da una parte è un passaggio doloroso e difficile, perché noi, a qualunque età, preferiamo credere che un certo comportamento negativo di un genitore sia volontario e perciò anche modificabile, piuttosto che vedere debole e in balìa della malattia una persona da cui dipendiamo e di cui abbiamo bisogno.
D’altra parte, questo riconoscimento permette innanzitutto di sentirsi meno in colpa e meno responsabili, e consente inoltre di rileggere la propria storia familiare in una chiave diversa, che può aiutare a sentirsi meno arrabbiati e meno feriti, soprattutto quando ci si rende conto che i genitori narcisisti sono stati a loro volta vittime di genitori emotivamente distanti o abusanti, in una catena che si tramanda tra le generazioni.

Questa presa di consapevolezza di avere un genitore malato e di essere stati manipolati  è faticosa è può aver bisogno di un aiuto professionale per realizzarsi e per avere un sostegno di fronte a forti emozioni di rabbia e rancore che possono emergere nel percorso. L’aspetto importante è che comprendere che il genitore ha agito così perché disturbato mentalmente e non per sua crudeltà, non significa giustificarlo e deve essere chiaro che i suoi comportamenti non sono normali.

I figli hanno diritto di sentire ed esprimere tutto il proprio dolore e la propria rabbia per le mancanze dei genitori, dolore e rabbia che possono restare nascosti a sé stessi anche per molto tempo, perché come abbiamo visto nell’articolo precedente, i figli di genitori narcisisti possono crescere giustificando i genitori e anzi prendendosi cura di loro, imparando a reprimere i propri bisogni e la propria rabbia per salvare la figura dei genitori, da cui dipendono.  Il trauma è perciò avvolto dalla mistificazione e dalla idealizzazione e togliere questo velo significa far emergere dolore, vergogna e umiliazione finora sepolti, e soprattutto la paura e il senso di impotenza.

Conoscere il disturbo narcisistico di personalità, leggere, informarsi, documentarsi permette la consapevolezza e anche la libertà, perché libera dal senso di colpa, inoltre aiuta a comprendere meglio il funzionamento della propria famiglia, a riconoscere e mettere a fuoco i meccanismi con cui opera la manipolazione, a cogliere dinamiche di cui ci si sentiva responsabili, anche a provare una certa empatia per il genitore.

I figli di genitori narcisisti devono imparare a dare credito a ciò che sentono, a percezioni, emozioni, sentimenti, opinioni che i genitori hanno sempre invalidato, minimizzato o soffocato. Si trovano insomma a dover acquisire una propria identità, rimasta inespressa per compiacere i genitori e per avere amore.
Un modo per rientrare in contatto con le proprie emozioni può essere quello di tenere un diario delle emozioni e dei vissuti, in cui poter ricordare comportamenti, emozioni e pensieri, distinguere ciò che è proprio da ciò che in realtà appartiene ai genitori e dargli valore. Nei rapporti interpersonali, fare attenzione a non cercare negli altri approvazione continua, soprattutto a non cercarla in chi non è in grado di darla, mettendo così in scena all’infinito il copione del proprio rapporto con i genitori.

Occorre mettere dei confini ai genitori narcisisti e ai loro tentativi di manipolazione lasciando cadere polemiche e discussioni inutili, non abboccando ai tentativi di colpevolizzazione, non reagendo alle provocazioni, esprimendosi in modo chiaro e limpido e perciò assertivo, con decisione e fermezza, ma con calma, dicendo chiaramente “Non posso” o “Non voglio” e indicando quali comportamenti sono inaccettabili.
Può essere opportuno anche mettere una certa distanza fisica con il genitore, che non significa troncare i rapporti ma mettere dei sani confini ad esempio all’invadenza del genitore, oppure allontanarsi per sbollire le emozioni quando la tensione sale.

Da una parte si può arrivare a provare una compassione per il genitore, dall’altra è importante non invischiarsi e mantenere una forma di distacco. Inutile aspettare che il genitore cambi, perché non ne è capace, e comunque non lo è sul lungo periodo, per cui dopo un illusorio cambiamento positivo, avrebbe di nuovo bisogno di tornare a controllare e svalutare. Inoltre è molto raro che un narcisista chieda aiuto psicologico, perché non ammette di avere qualcosa di sbagliato.
Sono i figli che possono però cambiare il proprio modo di reagire e soprattutto possono cominciare a volersi bene e a dare valore a ciò che sentono, prendendosi cura di sé. Occorre anche evitare il rischio di rimanere paralizzati nella vittimizzazione, per cui il figlio divenuto consapevole del danno subito da parte del genitore, anziché assumere su di sé la responsabilità di sviluppare una personalità e una vita sane e autonome, continua per sempre a rivendicare ciò che non ha avuto per punire il genitore e per vendicarsi, sabotando le proprie possibilità di evoluzione.

Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta
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