«Per me sei come un fratello», «Per me sei come una sorella», usiamo dire quando vogliamo esprimere a qualcuno il nostro affetto, l’importanza che ha per noi, l’intensità del nostro legame. Utilizziamo perciò il rapporto tra fratelli o sorelle come emblema di un legame forte, fatto di benevolenza, complicità e sostegno reciproco. E in effetti molto spesso il rapporto tra fratelli è questo e molto altro ancora ed è una risorsa che accompagna per tutta la vita, ma in altri casi, per nulla rari, tra fratelli predominano invece astio, rancore, gelosie, competizione, fino a un vero odio, che permangono nell’età adulta. In realtà, quasi la metà degli adulti che hanno fratelli o sorelle sostiene di avere con loro un rapporto conflittuale: una percentuale molto elevata, che contrasta con l’immagine idealizzata che abbiamo del legame fraterno.
Io sono figlia unica e le questioni tra fratelli suscitano in me una grande curiosità. Mi chiedo da sempre cosa possa significare avere una sorella o un fratello, che tipo di sentimenti si possano provare; si tratta per me di un mondo sconosciuto e sono perciò sempre molto attenta quando i miei pazienti mi parlano dei loro rapporti con i loro fratelli e le loro sorelle, li ascolto con grande partecipazione cercando di sentire cosa sentono loro. Resto sempre molto colpita, sia quando percepisco il loro amore per fratelli e sorelle con cui si sentono uniti, complici, alleati, sia, soprattutto, quando invece mi raccontano la sofferenza di un rapporto burrascoso, il dolore di sentirsi distanti, rivali, non sostenuti, non compresi.
Da bambini, il rapporto tra fratelli è la palestra in cui si sperimentano sia la collaborazione che la competizione e in cui è normale provare una certa dose di aggressività reciproca. Del resto, quando arrivano una sorellina o un fratellino, i primogeniti si trovano per la prima volta a temere che l’intruso possa sottrargli l’amore dei genitori. Il nuovo arrivato può essere un compagno di giochi accolto con gioia, ma allo stesso suscitare normali sentimenti di gelosia e invidia. L’ambivalenza è dunque una caratteristica normale e, anzi, tipica dei rapporti tra fratelli e sorelle. Di solito, i conflitti tendono a ridursi crescendo e soprattutto una volta usciti dalla famiglia e da quei ruoli che la famiglia stessa tende ad attribuire a ciascuno dei membri.
Perché ci sono fratelli e sorelle adulti che hanno un rapporto funestato da rancori, recriminazioni, fino a un vero e proprio odio, o che arrivano alla decisione di troncare i rapporti e non parlarsi né vedersi più? I motivi più frequenti di conflitto riguardano questioni economiche come l’eredità e l’assistenza ai genitori non più autosufficienti. Ma le ostilità raramente insorgono da adulti, sono piuttosto la prosecuzione o la riattivazione di vecchie ferite.
In alcuni casi, i contrasti tra fratelli possono dipendere dal temperamento, dal carattere, da eventuali psicopatologie di uno o di entrambi. La maggior parte delle volte, però, il rapporto conflittuale tra fratelli si inserisce e va compreso all’interno della più ampia cornice delle dinamiche familiari. Il comportamento dei genitori è frequentemente alla base dell’astio tra i figli, anche quando essi non ne sono per nulla consapevoli e anzi credono di agire per il loro bene. Possono lasciare che la loro preferenza per un figlio (sentimento di per sé normale e non necessariamente deleterio) si traduca in un trattamento diverso o in privilegi da cui altri figli sono esclusi, inducendo i figli a lottare tra loro per ricevere l’attenzione e l’amore dei genitori. Possono fare confronti tra i figli pensando così di spronarli a migliorarsi, e innescando invece invidie feroci. Genitori in conflitto tra loro possono cercare più o meno consapevolmente l’alleanza di un figlio contro il partner, e così fratelli e sorelle possono trovarsi a schierarsi uno con un genitore, uno con l’altro, perdendo la possibilità di essere complici. Anche quando i genitori sono attenti ad essere equi con tutti i figli, inevitabilmente i diversi figli, pur vivendo tutti nella stessa famiglia, sperimentano su di sé un trattamento e delle aspettative almeno in parte differenti, anche solo in base all’ordine di nascita, perché arrivano in epoche diverse, con genitori che di volta in volta hanno esperienza, storia, condizione emotiva diversa.
Può accadere che i valori di vita che circolano in una famiglia e le aspettative che la famiglia nutre verso ogni membro influiscano sulla qualità dei rapporti fraterni. Così, ad esempio, se un figlio fa una scelta di vita non in linea con valori e credenze familiari, fratelli e sorelle possono ripudiarlo perché tradisce il “mandato” familiare. Oppure, i rapporti tra fratelli possono rompersi quando uno di loro tenta di uscire da un ruolo che finora ha ricoperto in famiglia e che ora gli va stretto.
Alcuni arrivano a troncare i rapporti con un fratello o una sorella, e a volte questa scelta può essere sana, come nei casi in cui il rapporto ha il carattere dell’abuso, della violenza e del maltrattamento. D’altra parte, il taglio del legame lascia grande amarezza e un senso di vuoto. La possibilità di superare il conflitto con fratelli e sorelle passa innanzitutto dalla capacità di uscire dal ruolo di figli e dalle dinamiche familiari, a volte disfunzionali, per vedersi come adulti liberi di scegliersi reciprocamente. Anche ripercorrere la storia familiare, provare a mettersi nei panni dell’altro, a sentire come si sta in quella posizione in quella famiglia, può aiutare a comprendere i suoi comportamenti e, anche nel caso non avvenga un riavvicinamento, a trovare un senso e una pacificazione interiore.
Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta
Piane di Camerata Picena (AN)
Montecosaro Scalo (MC)
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