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Gaslighting: la manipolazione che confonde la mente. Ecco come funziona

Il gaslighting erode progressivamente l'autostima e la salute mentale della vittima, portandola a dubitare delle proprie percezioni. L'approfondimento

Da Pixabay, foto di Un-perfekt

Il gaslighting è una forma di manipolazione mentale subdola che utilizza una comunicazione distorta con lo scopo di indurre la vittima a dubitare di sé stessa e porla in una condizione di dipendenza. La persona vittima di gaslighting è portata a dubitare delle proprie percezioni e dei propri giudizi, fino a non riuscire più ad analizzare lucidamente la realtà e a credere di essere esagerata o addirittura pazza, quando al contrario i suoi pensieri e sensazioni sono assolutamente congrui. Se inizialmente la vittima prova a controbattere e difendere il proprio punto di vista, a lungo andare si convince che la realtà distorta proposta dal gaslighter sia quella vera e finisce per sentirsi davvero insicura, confusa e incapace di prendere decisioni. L’aspetto più inquietante è proprio questo: il gaslighter riesce a far sì che la vittima alla fine sia d’accordo con la sua visione, riesce quindi a ottenerne pure il consenso.

Lucia Montesi
La psicoterapeuta Lucia Montesi

Il termine deriva da Gaslight, titolo di un’opera teatrale del 1935 poi trasposta nel famoso film del 1944, intitolato appunto Gaslight, ma tradotto in Italia con “Angoscia”, in cui un marito compie una serie di azioni (tra cui affievolire le luci delle lampade alimentate a gas) che poi nega di aver compiuto, con l’obiettivo di indurre la moglie a dubitare di sé, minando la sua salute mentale, per uno scopo che si scopre solo alla fine del film.

Il gaslighter può essere sia uomo che donna, può essere un partner ma anche un genitore o altro familiare, un amico, un collega o un superiore, anche se l’ambito più frequente in cui si verifica questo tipo di manipolazione è quello della coppia e della famiglia. Il gaslighter può avere tratti narcisistici, antisociali, passivo-aggressivi; può comportarsi in modo autoritario ma anche iperprotettivo; manca di empatia anche se apparentemente è empatico, ma si tratta di una finzione, o meglio di una raffinata capacità di intuire lo stato mentale altrui che però utilizza a proprio vantaggio e a discapito dell’altro.

Lo scopo è avere un potere sull’altro, averne il controllo e indebolirlo, per continuare a dominarlo e sfruttarlo a proprio favore. Il gaslighter si sente superiore alla sua vittima e può pensare di aiutarla effettivamente a migliorarsi, mettendo in luce e criticando ciò che non approva dei suoi comportamenti e dei suoi sentimenti (questo avviene tipicamente quando il gaslighting è esercitato dai genitori nei confronti dei figli). Nella maggior pare dei casi il gaslighting è messo in atto deliberatamente, ma a volte può essere frutto di una dinamica inconscia.

Il gaslighter erode progressivamente l’autostima della vittima e la sua sanità mentale, alterando la sua percezione (corretta) della realtà, mettendo in dubbio i suoi (corretti) ricordi, ricorrendo a mezzi subdoli e di solito non palesemente violenti:

  • l’uso di una comunicazione distorta in cui si alternano imprevedibilmente silenzi, comportamenti risentiti e commenti apparentemente positivi, che confondono la vittima;
  • ignorare periodicamente la vittima senza un apparente motivo valido;
  • mentire sistematicamente, anche su questioni di poco conto, per destabilizzare la vittima;
  • negare l’evidenza dei propri comportamenti e delle proprie affermazioni;
  • negare la veridicità di quanto la vittima afferma e sperimenta;
  • cambiare discorso nel momento in cui si sente alle strette;
  • svalutare la vittima ricorrendo soprattutto a ironia e sarcasmo, anche in presenza di altri;colpevolizzare e porsi come vittima;
  • mettere in scena eventi strani, bizzarri, per disorientare la vittima.

Le espressioni tipiche del gaslighter mirano sempre a mettere in crisi la percezione della vittima:

  • “Sei esagerato/a!”
  • “È solo la tua immaginazione”
  • “Sei pazzo/a”
  • “Tu non stai bene”
  • “Sei troppo suscettibile”
  • “Sei paranoico/a”
  • “Io non l’ho mai detto, ti sbagli”
  • “Ma te lo avevo detto, sei tu che non ricordi!”
  • “Hai capito male come al solito”
  • “Sbagli sempre tutto”
  • “Tu non sei capace/non sei in grado”
  • “Stavo solo scherzando!”
  • “Anche gli altri pensano che ho ragione io/che non sei capace/che non stai bene”

La vittima di gaslighting finisce per trovarsi in uno stato di soggezione e per vedere nel gaslighter una guida, da cui dipende e di cui cerca l’approvazione e l’apprezzamento, non fidandosi più di sé e delle proprie valutazioni. Può sviluppare ansia, depressione, paranoia; assume una posizione passiva rinunciando a esprimere il proprio punto di vista; si sente demoralizzata, demotivata, sbagliata, senza valore, colpevole. Lotta contro la percezione (corretta) che la sua mente sia manipolata, perché vorrebbe comunque fidarsi dell’altro, che di solito è una persona a cui è molto legata.

Conoscere i meccanismi che il gaslighter mette in atto è molto importante perché permette di diventare consapevoli di esserne vittime, di aiutare qualcuno che ne è vittima, o, anche se raramente, rendersi conto di mettere in atto in prima persona il gaslighting. La consapevolezza è infatti il primo passo indispensabile per potersi difendere da questo tipo di manipolazione e successivamente poter recuperare un senso di competenza e di indipendenza.

Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta
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