I genitori single sono quei genitori che si ritrovano a crescere uno o più figli al di fuori di un rapporto di coppia, in seguito a separazione o divorzio, morte del partner, ad abbandono da parte del partner, a fecondazione assistita o adozione o alla decisione di vivere la genitorialità svincolata da una relazione sentimentale.
Può trattarsi di una condizione non scelta e non condivisa ma subita, oppure di una decisione presa deliberatamente. L’altro genitore può essere completamente assente, oppure, come nella maggior parte delle separazioni e dei divorzi, può essere in qualche misura presente. Si parla di genitori single anche nel caso che l’altro genitore sia assente per motivi di lavoro o per immigrazione. Le possibili condizioni sono dunque molteplici, alcune sono inoltre transitorie ed altre permanenti.
Si tratta, quindi, di famiglie mono parentali, il cui numero è in costante crescita in Italia, tanto che i genitori single costituiscono ormai un piccolo esercito. Crescere uno o più figli da soli, senza la condivisione, il sostegno e l’accompagnamento di un partner comporta una maggiore complessità e maggiori difficoltà, sia materiali che affettive e sociali: sono tanti i compiti a cui assolvere e numerose le responsabilità di cui farsi carico.
La monogenitorialità diventa particolarmente faticosa quando è vissuta in completa solitudine, per questo è fondamentale che i genitori single possano costruirsi una buona rete sociale a cui appoggiarsi e da cui ricevere supporto.
Può essere opportuno abitare vicino alla propria famiglia di origine, chiedere aiuto ad amici, vicini di casa, utilizzare i servizi presenti nel territorio, avere una rete di professionisti di fiducia, rinunciando al tentativo di fare tutto da soli e tenere tutto sotto controllo.
Il genitore single rischia più frequentemente di diventare iper protettivo o di essere ansioso o sentirsi in colpa. Può accadere che diventi eccessivamente permissivo con i figli o, al contrario, eccessivamente rigido. Ciò che rende particolarmente faticoso crescere i figli da soli è la necessità di assolvere ad entrambe le funzioni, quella materna e quella paterna. Indipendentemente dal genere di chi ricopre questi due ruoli, i figli hanno comunque bisogno di sperimentare sia la cosiddetta funzione materna, ovvero il polo accogliente e comprensivo e protettivo, sia la cosiddetta funzione paterna, ovvero il polo delle regole, della spinta all’autonomia e all’esplorazione del mondo.
Nelle famiglie monoparentali i figli corrono maggiormente il rischio di essere eccessivamente responsabilizzati. I figli, infatti, consapevoli delle difficoltà del genitore nel gestire tutte le incombenze, possono adultizzarsi precocemente, rinunciare ad esprimere i propri bisogni per sollevare dai carichi il genitore, fino all’eventualità di una inversione dei ruoli.
Il genitore single corre più facilmente il rischio di instaurare con il figlio un rapporto fusionale, ovvero di riversare tutto il proprio investimento affettivo sul figlio, facendone un sostituto del partner. Questo fa sentire il figlio ingabbiato e impossibilitato ad acquisire una propria autonomia, in quanto si sentirebbe in colpa nel procedere per la propria strada lasciando solo il genitore o comunque allontanandosi.
Uno dei rischi che corrono i genitori single è quello di sacrificare completamente gli spazi personali, rinunciando al proprio tempo libero, alla cura di sé e alla vita sociale, interpretandoli come un atto di egoismo. Tra gli impegni lavorativi e la gestione della casa rimane infatti poco tempo da dedicare ai figli e i genitori single possono sentirsi in colpa se sottraggono questo tempo ai figli per concentrarsi sui propri bisogni.
Al contrario, è invece fondamentale che il genitore possa mantenere e coltivare uno spazio per sé, per ricaricarsi, per sentirsi gratificato, per sentirsi realizzato e in questo modo trasmettere anche un modello positivo di cura di sé ai figli.
Per un figlio infatti è importante sapere che il genitore non è solo e tutto per sé, ma che ha anche un proprio mondo, dei propri interessi e altri spazi di benessere e di felicità che esulano dal rapporto con i figli e che lo rendono anche più sereno, rilassato e disponibile. Il genitore deve curare la propria salute fisica e psicologica, ritagliandosi spazio per l’attività fisica, per curare la propria alimentazione, per socializzare, per divertirsi e rilassarsi. Questo gli eviterà di cadere nell’esaurimento psicofisico, che non sarebbe utile né a sè stesso né ai figli.
Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta
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