Benessere

Giornata dell’ansia sociale, quando il giudizio degli altri diventa vero terrore

Si tratta di un disturbo ansioso che riguarda la paura di apparire inadeguati agli occhi degli altri. Coinvolge il 7% della popolazione. La psicoterapeuta Lucia Montesi ci spiega come si manifesta e come può essere curato

Immagine di repertorio

Ansia sociale, un disturbo che riguarda il 7% della popolazione e che è ancora poco conosciuto e spesso confuso con la timidezza.

La fobia sociale, o ansia sociale, riguarda le situazioni in cui si è esposti alla valutazione altrui. Alcune occasioni sociali come prendere la parola in pubblico, tenere una conferenza, esibirsi suonando uno strumento ci espongono al giudizio altrui e ci procurano una certa, normale apprensione. Ma per alcuni, l’apprensione di essere giudicati negativamente da altri diventa vero terrore, e le situazioni temute sono anche le più semplici della vita quotidiana: mangiare in presenza di altri, telefonare, usare un bagno pubblico, entrare in una stanza dove tutti sono già seduti, scrivere la propria firma davanti a qualcuno. Diventa perciò comprensibile quanto il disturbo possa essere limitante.

La fobia sociale è un disturbo ansioso che riguarda le relazioni: è la paura di apparire inadeguati di fronte agli altri e di essere giudicati in modo negativo. È accompagnata da sintomi fisici come tachicardia, sudorazione, vampate di calore, tremore, disturbi gastrointestinali: una situazione di intenso malessere psicofisico, che va al di là di ciò che comunemente intendiamo per timidezza.

La psicoterapeuta Lucia Montesi

La caratteristica più invalidante della fobia sociale è l’evitamento: la paura porta a evitare le situazioni sociali, restringendo sempre più i campi vitali. La paura comincia a presentarsi molto prima dell’evento temuto: anche il solo immaginare la situazione può innescare il panico.

Le persone con questo disturbo hanno più difficoltà a ottenere successo scolastico e lavorativo e faticano ad avere delle relazioni intime appaganti, perché evitano di esporsi e non mettono in mostra capacità e doti personali che pure possiedono.

Il nucleo della fobia sociale è un’eccessiva concentrazione su di sé e su eventuali sensazioni fisiche sgradevoli che vengono accentuate dal fatto di prestarvi attenzione. Nella prestazione lavorativa, o scolastica, o durante una conversazione con qualcuno, la persona fobica perde di vista la prestazione o la conversazione in sé ed è tutta concentrata nel cogliere i segnali del proprio malessere, che teme gli altri percepiscano. Teme di non riuscire a parlare, di bloccarsi, di balbettare, di arrossire. Considera drammatica ogni sua inadeguatezza alimentando sempre più l’ansia e allontanandosi da una visione realistica della situazione.

Il disturbo è accompagnato da convinzioni rigide e distorte su come ci si dovrebbe comportare e da percezioni irrealistiche di sé e degli altri: “È sbagliato mostrarsi ansiosi” o “È da stupidi non rispondere con prontezza”, o ancora “Tutti mi guardano”, “Sicuramente farò una figuraccia.”

Attualmente si ritiene che alla base della fobia sociale interagiscano fattori genetici, educativi e sociali, tra cui un’iperreattività cerebrale agli stimoli pericolosi (per cui anche minacce in realtà minime attiverebbero una interpretazione e una reazione comportamentale esagerate), una scarsa valutazione di sé dovuta a esperienze familiari sia di rifiuto che di iperprotezione, ed esperienze sociali che sono state vissute come umilianti.

Un trattamento psicologico efficace è quello cognitivo comportamentale, che mira a modificare quei pensieri rigidi che inducono l’ansia. L’obiettivo è ridimensionare le aspettative e i giudizi sul comportamento proprio e altrui e prestare meno attenzione ai sintomi fisici, evitando di innescare il circolo vizioso dell’ansia; concentrarsi meno su di sé, e più sull’altro.

L’altro aspetto fondamentale della terapia è l’esposizione graduale alle situazioni temute, che vanno affrontate gradualmente, anche con il supporto di tecniche di rilassamento che aiutano a ridurre e gestire i sintomi ansiosi.

Il trattamento mira anche ad esercitare le abilità sociali per interagire con gli altri: presentarsi, iniziare una conversazione, esprimere un’opinione, porre una richiesta, discutere un problema, ma anche guardare negli occhi l’interlocutore, stringere la mano, mantenere una certa postura. Ampliare e rendere più flessibili le abilità sociali fa sentire più sicuri ed equipaggiati nell’incontro con gli altri.

Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta
Piane di Camerata Picena (AN)
Montecosaro Scalo (MC)
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Tel. 339.5428950