Più luce, belle giornate di sole da trascorrere all’aperto, vacanze, più occasioni sociali: l’estate è un periodo connotato positivamente e associato a emozioni piacevoli, a una maggior leggerezza e allegria. Molti amano il caldo perché significa abiti più leggeri, uscite, mare. D’altra parte, quando il caldo diventa eccessivo i suoi effetti possono essere sgradevoli e la sola idea dell’afa suscita nella maggior parte delle persone una reazione di avversione.
Le alte temperature hanno un effetto negativo sul funzionamento cognitivo e sul comportamento, in particolare quando sono associate a un’elevata umidità. Quando il caldo è eccessivo, il cervello diventa meno efficiente perché ha meno energie per funzionare, sotto forma di glucosio. Infatti l’organismo deve spendere molta energia per regolare la sua temperatura interna, mantenendola in un intervallo accettabile e compatibile con la salute, evitando che si innalzi oltre misura sotto l’effetto di quella esterna.
L’energia che resta a disposizione per il cervello è quindi ridotta, con effetti peggiorativi sulle nostre capacità cognitive: diventiamo più rallentati, meno lucidi, meno concentrati; siamo meno capaci di riflettere, di analizzare un problema o una situazione, diventiamo meno critici e ci lasciamo anche convincere più facilmente.
Il cervello, dovendo fare economia, utilizza maggiormente delle scorciatoie per valutare e prendere decisioni, con un maggior rischio di fare errori. Si è osservato persino che con un caldo eccessivo, i giudici tendono più frequentemente a respingere richieste piuttosto che esaminarle, perché il cervello preferirebbe ricorrere alla soluzione più facile e abituale piuttosto che utilizzare le già scarse energie per valutare la domanda presentata.
La zona del cervello che risente maggiormente delle alte temperature è la corteccia frontale, quella appunto deputata alla pianificazione e al controllo del comportamento. Ci sentiamo perciò più confusi e con i freni inibitori più allentati.
Il caldo ci rende anche più stanchi, spossati, sonnolenti. Da alcuni studi svolti sulle prestazioni cognitive, risulta che i compiti di memoria, ad esempio, vengono svolti in modo più efficiente a una temperatura di circa 22 gradi centigradi, mentre la prestazione peggiora sempre di più al crescere della temperatura a 28 e 33 gradi.
Anche il comportamento risente negativamente del caldo eccessivo. Di per sé il caldo eccessivo è una condizione stressante che fa sentire a disagio e ci irrita, perché siamo costretti a subirlo senza poter far molto, sopratutto se non disponiamo di un condizionatore.
Se fuori c’è una bella giornata, è possibile che lavoriamo con meno efficienza anche perché ci distraiamo fantasticando su quello che vorremmo fare e che ci sentiamo irritabili per la frustrazione di dover lavorare.
Ma oltre a questo, di fronte a temperature elevate, il corpo aumenta la produzione di testosterone e adrenalina, che aiutano a regolare la temperatura interna, come accennato prima, ma favoriscono anche i comportamenti aggressivi, impulsivi e violenti. Si è infatti osservato che nei mesi più caldi dell’anno si registra una maggiore frequenza di comportamenti aggressivi e violenti, spaziando dalle liti tra automobilisti o tra condomini o tra giocatori di calcio, fino alle violenze domestiche, a stupri e omicidi. Si ipotizza che questa impennata di violenza sia dovuta anche al fatto che con il caldo estivo si esce di più, si interagisce di più e aumentano le occasioni di contatto e purtroppo anche quelle di contatto aggressivo. Altri studi hanno riscontrato dati analoghi anche in condizioni di freddo estremo, ipotizzando che la variabile determinante non sia perciò il caldo, ma piuttosto l’eccesso sia in un verso che nell’altro.
Diventiamo non solo più irritabili e aggressivi, ma anche meno disponibili verso gli altri. Ricerche effettuate su volontari di associazioni di beneficenza e su commessi di negozi hanno rilevato che in condizioni di caldo eccessivo diminuiscono in modo significativo l’aiuto offerto, l’ascolto delle richieste e l’attenzione alle esigenze di assistiti e clienti. Anche apatia e inattività sono delle risposte con cui il corpo cerca di fronteggiare una temperatura elevata, perché diminuendo l’attività muscolare, tenta di abbassare la produzione di calore.
È opinione comune che le persone manifestino certe caratteristiche di personalità in relazione al posto in cui vivono, ad esempio che i popoli latini siano aperti e calorosi e i popoli dei Paesi più settentrionali e freddi siano più chiusi e, appunto, freddi. Gli studi che hanno cercato di dare una dimostrazione scientifica di questa osservazione intuitiva hanno concluso che in effetti il clima influenza la personalità, che le persone che vivono al caldo sono più estroverse, socievoli e aperte a nuove esperienze, al contrario di chi vive in posti più freddi. Hanno però sottolineato che è il clima intermedio di tipo temperato ad essere collegato a caratteristiche di personalità come apertura, socievolezza e curiosità, mentre entrambi gli estremi, climi troppo caldi e climi troppo freddi, inibiscono queste caratteristiche.
Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta
Piane di Camerata Picena (AN)
Montecosaro Scalo (MC)
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