La simbologia di Halloween comprende personaggi inquietanti: streghe, fantasmi, scheletri, zombi, vampiri, bare. Sono tutti elementi tetri che nella vita quotidiana rifuggiamo ma in occasione di questa festa diventano accessibili e anzi fonte di divertimento. Halloween permette in questo modo di esorcizzare la paura della morte, il terrore ultimo che ci accomuna tutti e che, soprattutto nella nostra cultura attuale, costituisce un tabù di cui raramente si parla. Questa festa diventa una delle poche occasioni in cui la morte, con tutto il suo corredo angosciante, ha accesso alla nostra quotidianità, ma filtrata e attenuata da stratagemmi che la rendono innocua: la ritualità collettiva, i dolci, i festeggiamenti, l’atmosfera scherzosa. Halloween consente, insomma, di avvicinarci in modo meno drammatico a ciò che temiamo.
Scherzare sulla morte rende meno angosciante il pensare la morte. Non a caso la festa precede il giorno dedicato alla commemorazione dei defunti, occasione che ci riporta prepotentemente in contatto con una dimensione che costantemente vogliamo allontanare e rimuovere dalla nostra mente. Viviamo come se non dovessimo mai morire, chiediamo alla scienza di farci vivere per sempre, occultiamo la morte espellendo dalle nostre case i morenti, riduciamo sempre più i rituali del lutto fino ad essere sprovvisti di strumenti per mentalizzare la morte e provare ad elaborarla. Non è un caso che il tema della morte rientri da una porta laterale come la festa di Halloween, rispondendo alla necessità di avere un mezzo che permetta allo stesso tempo di incontrare la paura della morte e di esorcizzarla. Halloween è il momento in cui i morti tornano tra i vivi, ricordandoci che la morte è strettamente collegata alla vita. È una festa con caratteri fortemente ambivalenti: paura e divertimento, morte e dolcetti, atmosfere lugubri e tavolate di amici che scherzano, rappresentano le due opposte polarità della vita e della morte con cui dobbiamo confrontarci.
Per i bambini è un modo per approcciarsi alla morte, da cui solitamente vengono tenuti lontani. Se parlare della morte è un tabù, parlarne con i bambini è il tabù supremo. Eppure i bambini hanno da sempre grande dimestichezza con i personaggi orrifici delle fiabe e con i drammatici eventi di morte o uccisione che le fiabe mettono in scena. Ne sono attratti perché rappresentano le loro paure: le fiabe consentono di dargli un nome e di esorcizzarle, attraverso il filtro che la fiaba permette (tramite il “c’era una volta” che colloca gli eventi in un momento lontano, o tramite la voce rassicurante dell’adulto che la legge), così come la festa di Halloween con tutto il suo apparato filtra e smorza collettivamente l’idea della morte. I bambini amano travestirsi e prendere le sembianze di personaggi che ammirano o che rappresentano per loro particolari doti di forza o bellezza; indossandone i panni, possono sperimentare altre identità. Travestirsi dai personaggi che di solito li spaventano, come streghe o fantasmi, consente loro di esorcizzare la paura diventando loro stessi quelle creature e sentendosi così al sicuro. Il “per finta”, sia nella fiaba che nella festa di Halloween, è ciò che consente di approcciarsi a ciò che spaventa in un modo rassicurante. Alcune persone osteggiano la celebrazione di Halloween perché credono, ad esempio, che travestirsi da diavolo significhi invocare il maligno, o attribuiscono alla festa un significato morale o religioso. Si tratta di attribuzioni dell’adulto che non appartengono al mondo psicologico del bambino. Per i bambini potersi trasformare in diavolo, strega o vampiro permette di dare espressione innocua, per un giorno, anche a parti di sé come l’aggressività e la trasgressione, che normalmente sono educati a reprimere, mettendole in scena in un contesto delimitato e protetto.
Dott.ssa Lucia Montesi
Psicologa Psicoterapeuta
Piane di Camerata Picena (AN)
Montecosaro Scalo (MC)
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