Quanti mal di testa per colpa della scuola! Ma anche per i troppi impegni giornalieri che vedono il bambino super-impegnato in attività extrascolastiche. Se da un lato organizzare il tempo sin da piccoli è un bene, dall’altro la mole di attività potrebbe influenzare negativamente. Come spesso capita, il bambino in età scolare, si trova vittima di cefalea ancor prima di avere a che fare con i problemi tipici dell’età adulta. Purtroppo ci sono mattine in cui andare a scuola diventa un peso e pomeriggi in cui si preferisce non andare alla lezione di sport o canto. Talvolta anche andare da un parente all’altro causa impegni di lavoro dei genitori può essere fonte di stress. Da non trascurare anche l’alimentazione! Come fare allora per prevenire, ma anche curare il mal di testa dei bambini che può avere effetti controproducenti sul rendimento? Due specialisti, il dottor Carlo Ciarmatori, direttore-FF dell’U.O.C. di Neurologia dell’Ospedale Carlo Urbani di Jesi, e la dott.ssa Nelia Zamponi, direttore della S.O.D. Neuropsichiatria Infantile del Presidio Ospedaliero di Alta Specializzazione G.Salesi di Ancona, hanno risposto alle nostre curiosità in materia.
Come si manifesta la cefalea nel bambino? Da che età si può manifestare? L’ambiente influisce?
«I bambini possono soffrire di mal di testa acuti o cronici, che possono derivare da cause banali come infezioni delle alte vie aeree o difetti della vista, cause dentali, traumi, e solo raramente, per fortuna, da malattie intracraniche gravi. Dal 30 al 50% dei soggetti di età inferiore a 20 anni soffre di cefalea, l’8-12% di emicrania. L’età di esordio può anche essere precoce, dai 4-5 anni di vita. Possono esistere fattori scatenanti ambientali in modo particolare stress fisici od emotivi ed anche particolari alimenti (formaggio, pomodoro, cioccolata, cibi freddi, ecc)».
Che differenza c’è rispetto ai sintomi e le conseguenze sull’adulto?
«In epoca infantile la cefalea è frequentemente bilaterale, senza segni neurologici associati, con caratteristiche gravative, associata a dolori addominali ricorrenti, vertigini e disturbi neurovegetativi. Dall’età adolescenziale le caratteristiche cliniche divengono simili a quelle dell’età adulta con una netta prevalenza di cefalee emicraniche e di cefalee muscolotensive rispetto ad altre forme più rare di cefalee primarie».
Quali gli effetti collaterali? Quali possono essere le maggiori preoccupazioni del bambino o del ragazzo in età scolastica?
«Come per i soggetti adulti la cefalea, quando frequente e di forte intensità, può essere invalidante soprattutto a livello di frequenza scolastica e di attività ricreative con ripercussioni sulle attività di vita quotidiana e di inserimento nel gruppo di coetanei. In casi più rari sono possibili anche compromissione del ritmo sonno-veglia e compromissione dell’appetito».
Lo studio e le attività extrascolastiche come andrebbero gestite per evitare il mal di testa?
«Fattori emotivi ed eccesso di attività fisica possono costituire fattori scatenanti in soggetti predisposti, pertanto occorre valutare caso per caso quali abitudini di vita vanno eventualmente modificate evitando di sovraccaricare il bambino di attività extrascolatiche e cercando di mantenere quanto più possibile un ambiente scolastico e familiare stabile e sereno».
Parlando di cure: come curare e bloccare la cefalea? Cosa usare?
«La maggior parte dei farmaci utilizzati in età adulta per la terapia degli attacchi emicranici e per la terapia di mantenimento non hanno indicazione in età pediatrica. In sintesi: per la terapia in acuto si consigliano i comuni analgesici utilizzabili in età pediatrica (FANS, paracetamolo, acido acetilsalicilico). In caso di attacchi frequenti (più di 4/mese) e invalidanti possono essere invece utilizzati farmaci specifici (es Flunarizina) o integratori alimentari che contengono sostanze naturali (melatonina, magnesio, estratti vegetali, aminoacidi) che, in molti casi di cefalea infantile, soprattutto di cefalea muscolo tensiva, permettono di ottenere buoni risultati».
Ci sono rimedi da consigliare al bambino per quando si trova da solo?
«È raro che un bambino si trovi da solo e soprattutto non si può far gestire nessuna terapia medica ad un minore. In soggetti affetti che rimangano da soli si può consigliare di evitare tutte le attività che possano influire negativamente sulla cefalea (esempio eccesso di video-giochi) favorendo il riposo e il rilassamento».
Chi ne soffre da piccolo, ne soffrirà anche da adulto in modo continuativo se non impara a gestirla?
«Numerose evidenze epidemiologiche suggeriscono che la cefalea, ed in particolare la patologia emicranica, accompagna gli individui affetti soprattutto nella fase di maggiore produttività, ma si manifesta spesso, per la prima volta, in età evolutiva. Circa la metà dei soggetti emicranici adulti riferisce un esordio in età pediatrica, cioè entro i 14 anni. Sono molti importanti i fattori genetici, quindi è piuttosto frequente che nelle famiglie dove uno o più soggetti sono affetti si possa riscontrare esordi in età pediatrica».
Quando il genitore si dovrebbe allarmare e contattare uno specialista?
«La maggior parte delle cefalee nel bambino sono primarie, cioè non associate ad alcuna patologia organica, hanno intensità medio-lieve e non impattano sulle attività di vita quotidiana. Le cefalee secondarie sono rare ma possono essere sintomo di patologie anche rilevanti. Le cefalee “pericolose” hanno particolari caratteristiche cliniche: insorgenza recente, improvvisa e violenta; peggioramento in breve tempo; cambiamento del normale pattern cefalalgico; risvegli notturni causati dalla cefalea; associazione con vomito a getto, malessere generale e febbre; cefalea unilaterale fissa; insorgenza dopo sforzi fisici; età inferiore o uguale ai 3 anni. In tali casi sarà indispensabile contattare uno specialista per attivare l’iter diagnostico atto ad escludere la presenza di lesioni cerebrali».
Agnese Testadiferro