Molti la confondono con la sessualità, e nel linguaggio comune il termine è usato anche come sinonimo per indicare in modo meno diretto l’attività sessuale, ma in psicologia con “intimità” di coppia ci si riferisce in realtà a qualcosa di molto diverso. L’intimità è un concetto cardine molto studiato; nella teoria di Sternberg, una delle più note, l’intimità è considerata uno dei tre pilastri su cui si fonda l’amore, accanto a impegno e passione (in quest’ultima rientrerebbe più propriamente la sessualità).
Intimità significa sentirsi uniti, vicini, desiderare il bene dell’altro, preoccuparsi per il partner, condividere sia beni materiali e attività, che i propri pensieri e stati d’animo, avere rispetto per l’altro e accettarlo per ciò che è, sostenersi e fidarsi reciprocamente, desiderare che l’altro possa realizzarsi senza entrare in competizione.
L’intimità è quindi un concetto ampio e sfaccettato in cui, seguendo la teoria di L. L’Abate, possiamo individuare diverse componenti. Intimità significa:
- Vedere gli aspetti positivi del partner e comunicarglielo, valorizzandolo, esprimendo apprezzamento e assumendoci la responsabilità di affermare con chiarezza ciò che ci piace e i sentimenti positivi che proviamo, sapendo esprimere comunicazioni come “Mi piaci”, “Sto bene con te”, “Sono felice di stare insieme a te”, “Apprezzo questa cosa che fai”, “Ti ammiro per questo aspetto di te/per questa cosa che fai” .
- Prenderci cura dell’altro e dimostrare attenzione ai suoi bisogni, al suo benessere, ai suoi sentimenti; avere rispetto per come è, senza pretendere che cambi; accettare e rispettare il fatto che sia diverso da noi, con modi di pensare, gusti, interessi, sensibilità propri, legittimi quanto i nostri; dargli ciò di cui ha bisogno, e non ciò che noi pensiamo debba avere, accettando che i suoi bisogni possano essere diversi e anche molto lontani dai nostri e da ciò che farebbe stare bene noi.
- Proteggere la coppia difendendo un suo spazio esclusivo in cui nessun altro possa entrare: questo vuol dire ad esempio evitare che venga invasa dalle interferenze di altri familiari, o che il suo spazio venga minacciato e limitato da elementi esterni, come il lavoro.
- Provare piacere nello stare insieme, ma allo stesso tempo avere anche la possibilità di ricavare piacere da attività che ognuno conduce individualmente, senza che l’altro si senta escluso. Essere intimi implica che si possa provare piacere raccontandosi e condividendo ciò che si è fatto singolarmente, facendone un arricchimento reciproco.
- Assumere le nostre responsabilità quando si presentano dei problemi, senza addossare tutta la colpa all’altro.
- Saper vivere anche i sentimenti negativi come il dolore, la tristezza, la frustrazione, senza evitarli e nasconderli sotto la rabbia, che conduce ad accuse e attacchi reciproci. Nelle coppie in crisi, la rabbia finisce per occultare tutti i sentimenti sottostanti, il dolore in cui è difficile sostare, ma solo se possiamo fermarci a sentire il dolore nostro e dell’altro senza scappare, possiamo comprendere ed essere compresi, e possiamo essere liberi di mostrarci senza maschere e permettere all’altro di fare altrettanto.
- Poter comprendere e, se è il caso, perdonare gli errori dell’altro; d’altra parte, significa anche saper chiedere scusa non solo formalmente, ma con un’autentica comprensione del perché abbiamo commesso un errore e accettando che la persona che abbiamo ferito abbia il diritto di sentirsi ferita; significa anche saper distinguere i comportamenti davvero inaccettabili, da piccole mancanze su cui poter sorvolare.
L’intimità appare dunque come qualcosa di indubbiamente positivo e desiderabile, ma per molte coppie è difficile da raggiungere. Può sembrare strano, ma tante coppie in realtà fanno in modo di non raggiungerla, perché sono spaventate dall’intimità. Cosa ci può essere di temibile in qualcosa che appare auspicabile sotto tutti gli aspetti? Molto più di quanto si possa pensare.
Può trattarsi della paura di diventare dipendenti emotivamente dal partner, paura che induce a creare distanza e alla convinzione che sia meglio essere sempre indipendenti, cavarsela da soli e non contare su nessuno. Possiamo temere che l’intimità ci metta in condizione di essere controllati dal partner e di perdere la nostra identità. Possiamo anche avere paura di esprimere i nostri sentimenti, se li viviamo come qualcosa di pericoloso da evitare, ignorare, nascondere sotto la razionalità, per motivi che risalgono alla nostra storia familiare, e così come li evitiamo in noi stessi, ci aspettiamo che anche l’altro lo faccia. L’intimità può spaventarci anche perché significa esporre le nostre fragilità, i difetti, i sentimenti negativi, il “peggio” di noi e possiamo temere che l’altro ci giudicherà e non ci vorrà più. Anche la paura di essere abbandonati può portarci a evitare un’intimità troppo forte, in modo da soffrire meno nel caso la relazione finisse.
Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta
Piane di Camerata Picena (AN)
Montecosaro Scalo (MC)
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