Le sue auto. Le sue case per le vacanze. Il suo conto in banca. La sua piscina. La sua barca. La sua fantastica moglie. I suoi figli eccezionali. I suoi viaggi mirabolanti. I suoi successi professionali.
Le conversazioni con una persona megalomane si riducono a monologhi autocelebrativi in cui resta davvero poco spazio per l’interlocutore. Il megalomane coglie ogni occasione per deviare il discorso su di sé e ostentare i suoi averi o le sue qualità, per dare consigli sfoggiando la propria competenza, e non di rado per svilire l’altro in modo palese o più subdolo. A volte si maschera dietro una falsa modestia, «Oh figuriamoci, io non sono capace», «Ho solo una semplice casetta», ma in realtà si autodenigra solo per sentirsi dire che non è vero e per farsi elogiare.
Il credersi superiore agli altri e il pavoneggiarsi possono essere una manifestazione di disturbi psichici, come un disturbo narcisistico o istrionico della personalità, o un disturbo paranoide, o un disturbo maniacale dell’umore. In questi casi, si accompagnano ad altri sintomi specifici. Altre volte sono una caratteristica della personalità che si mantiene costante. In ogni caso, di solito la persona megalomane non si rende conto di esserlo, con il suo comportamento pensa di poter ottenere l’approvazione e l’ammirazione degli altri. In realtà, gli studi dimostrano che le altre persone hanno reazioni di fastidio di fronte a chi si loda eccessivamente, preferiscono evitare l’interazione e considerano il soggetto spiacevole.
Il megalomane può ottenere dei benefici con il suo modo di essere. Per la sua tendenza a mettere in risalto le sue qualità e i suoi successi, può avere maggiori possibilità di carriera ed essere effettivamente favorito nel lavoro, rispetto a persone più modeste e che si pubblicizzano meno.
È nell’ambito delle relazioni interpersonali che invece emergono le maggiori difficoltà, perché la persona vanitosa e megalomane è spesso anche presuntuosa e arrogante, egoista e poco attenta e interessata agli altri. Quando fa una domanda all’interlocutore, di solito non è per un genuino interesse ma per portare il discorso su un terreno in cui di nuovo dar sfoggio di sé, o per sottolineare invece un’inferiorità dell’altro. Se inizialmente può affascinare gli altri perché dotata di un certo carisma legato alla sicurezza di sé, poi però risulta fastidiosa e irritante. Raccontare di sé e dei propri successi o buone qualità può essere segno di una buona autostima e rispondere a un umano bisogno di riconoscimento e approvazione, tutti lo facciamo in qualche misura; nel megalomane, però, si arriva all’esasperazione, tanto che spesso il soggetto appare ridicolo. Condividere con altri un evento positivo della propria vita o un successo è normale ed è anche sano, c’è il piacere di spartire con le persone care le emozioni positive, la soddisfazione e l’orgoglio. Il megalomane non cerca la condivisione, ma piuttosto un palcoscenico per fare mostra di sé e suscitare anche invidia.
Chi mai riuscirebbe a essere amico di una persona così? Intorno al megalomane orbitano in effetti alcune persone che sembrano tollerarlo o trovarlo anche gradevole. A volte lo frequentano perché hanno in realtà qualcosa da guadagnarci, o sperano di ottenere un qualche vantaggio. Altri hanno anche loro caratteristiche megalomaniche, e l’amicizia è una sorta di associazione per poter raggiungere meglio, collaborando, ulteriori beni o status da esibire (ad esempio, comprare insieme una casa di lusso che non potrebbero permettersi singolarmente). Altri ancora accettano una posizione di sudditanza rispetto all’amico megalomane, di cui ammirano la sicurezza e da cui si lasciano guidare, sacrificando la reciprocità che dovrebbe essere parte di un legame di amicizia e tollerando anche la sua mancanza di empatia, in cambio di una compensazione alla loro insicurezza.
Secondo l’interpretazione psicologica, dietro l’atteggiamento megalomanico si nascondono in realtà una profonda insicurezza e il rischio costante di un crollo depressivo. Si tratta insomma di un meccanismo di difesa, in cui una persona che è cresciuta sentendosi disprezzata, poco valorizzata, o a cui è stato insegnato che vale e può essere amata solo se è migliore degli altri, costruisce una corazza per difendersi dalla paura di essere ancora rifiutata o denigrata. L’incontro con l’altro la spaventa così tanto da rifugiarsi in un’immagine grandiosa di sé. Il lavoro terapeutico aiuta la persona a ricontattare questa parte dolorosa e ad accettarsi, imparando che può essere amata per quello che è.
Dott.ssa Lucia Montesi
Psicologa Psicoterapeuta
Piane di Camerata Picena (AN)
Montecosaro Scalo (MC)
Tel. 339.5428950