“L’esercizio fisico regolare, cioè quotidiano, aggiunge molti anni alla vita e molta vita agli anni”. E allo stesso tempo l’attività fisica è un farmaco potente. Sbagliando, ci si accorge che il fisico va tenuto in forma solo quando la bella stagione è alle porte. E allora ecco che le iscrizioni in palestra aumentano, le passeggiate mattutine o serali si fanno sempre più spesso. Sarà la pigrizia o saranno i vestiti pesanti, ma d’inverno le buone abitudini pian piano vanno in letargo. Così facendo però si diventa artefici di un proprio decadimento, non solo fisico. E nessuno, se non noi stessi, può fare qualcosa.
Studi hanno dimostrato che l’inattività fisica è parte rilevante nello sviluppo di obesità, dislipidemie e ipertensione arteriosa; inoltre è uno dei fattori determinanti nella genesi delle malattie croniche da sedentarietà. Le principali malattie croniche da sedentarietà: diabete di tipo 2, obesità, dislipidemie, sindrome metabolica, ipertensione, malattie cardio-vascolari, bronco-pneumopatie ostruttive, cancro di colon, mammella, prostata e pancreas, depressione, litiasi biliare, osteoporosi. Abbiamo incontrato il chinesiologo Giovanni Mattioni che è un esperto del movimento umano non solo dal punto di vista sportivo ma anche rieducativo, preventivo, amatoriale e ludico.
Quali sono gli effetti dell’esercizio fisico?
«Molteplici, ci sono degli studi che lo dimostrano. A tal proposito cito un articolo di Roberts e Barnard pubblicato nel 2005 sul “Journal of Applied Physiology” dove sono state prese in esame 424 pubblicazioni scientifiche sugli “Effetti dell’esercizio e della dieta sulle malattie croniche”. La conclusione è: “Le malattie croniche attuali sono i killer della società occidentale e sono in aumento esponenziale anche nei paesi in via di sviluppo. La soluzione a queste malattie che pervadono l’intera società sono: esercizio fisico e dieta”.Con esercizio fisico e dieta adeguati sarebbero evitati il 70% dei casi di cancro del colon, il 70% dei casi di ictus cerebrale, l’80% dei casi di infarto del miocardio e il 90% dei casi di diabete dell’adulto. L’attività fisica riduce il grasso corporeo, permette un buon controllo glicemico, aumenta la sensibilità all’insulina, abbassa colesterolo totale, LDL (il colesterolo cattivo) e trigliceridi, aumenta il colesterolo HDL (il “colesterolo buono”), abbassa la pressione arteriosa».
Attività fisica come farmaco.
«L’esercizio fisico esercita sulle malattie citate effetti preventivi e terapeutici. L’esercizio fisico è un farmaco che opportunamente somministrato previene le malattie croniche da inattività e ne impedisce lo sviluppo, garantendo considerevoli vantaggi sia alle singole persone, sia al Sistema sanitario riducendo le ospedalizzazioni e l’uso dei farmaci».
Attività fisica che prescrive il medico ed esercizio fisico: quali le differenze?
«L’attività fisica riguarda ogni movimento del corpo umano indotto dai muscoli scheletrici in grado di dare luogo a una spesa energetica eccedente rispetto alla condizione di riposo. L’esercizio fisico è una particolare forma di attività fisica ma ha la caratteristica di essere pianificato, strutturato, ripetitivo e di essere finalizzato a migliorare o mantenere lo stato di forma o di benessere».
I benefici di una camminata?
«Premettendo che la camminata deve essere con un buon passo e all’inizio di almeno mezz’ora, facendo un conto approssimativo si può dire che si consuma una caloria per chilo di peso per ogni chilometro percorso. Ad esempio, un uomo di 90 Kg che cammini per 5 Km, anche in due riprese, consuma 450 calorie, che corrisponde a mezzo etto di grasso corporeo».
Quali i risultati?
«Già dopo un mese si ha la capacità di percorrere distanze maggiori con minore fatica e la percezione di un maggior benessere. L’attività fisica regolare diventa in modo automatico una piacevole abitudine e si avrà sia il miglioramento dell’umore sia il calo del peso corporeo. Dopo qualche mese di camminate quotidiane il calo di peso sarà più evidente, si ridurranno i valori di colesterolo totale, colesterolo LDL, la riduzione dei trigliceridi, l’aumento del colesterolo HDL, si ridurrà l’eventuale pressione arteriosa, sarà più facile controllare la glicemia: tutto questo porterà al vantaggio non percepito ma importante, cioè la riduzione del rischio di contrarre le malattie legate all’inattività fisica».
Si deve camminare tutti i giorni?
«All’inizio va bene camminare a giorni alterni. Ma poi deve diventare una abitudine quotidiana, irrinunciabile come bere, mangiare e dormire».
Quale il valore aggiunto di un allenamento, qualunque esso sia?
«Previene o ritarda sempre il deterioramento fisico e psicologico, un beneficio importantissimo per l’autonomia personale, che influisce sui livelli della qualità di vita della persona. L’attività fisica va ad aumentare la resistenza e la forza muscolare, migliorare la funzione cardiovascolare e respiratoria, la composizione corporea, le funzioni cognitive, ecc…».
Come si fa una valutazione clinica e motoria all’esercizio?
«Questo tipo di valutazione va sotto il nome di Problem-Oriented-Exercise (POE), consiste in cinque step: Dati Soggettivi (sintomi, capacità funzionali residue ai farmaci assunti), Dati Oggettivi (test clinici e motori), Valutazione del problema (valutazione dati raccolti), formulazione di un Piano Terapeutico e Follow-Up (controllo periodico per evidenziare i progressi dati dal trattamento, o nel caso contrario per modificare esso)».
Spesso si sente parlare di AFA, cos’è?
«Attività Fisica Adattata. Sono corsi di gruppo che fanno parte di progetti promossi dalle Asl o da strutture private, in cui istruttori qualificati lavorano in simbiosi con il personale sanitario. Il personale che somministra il programma AFA deve essere in possesso di laurea in scienze motorie. In sintesi, sono programmi di esercizi fisici terapeutici non sanitari svolti in gruppo. Il programma AFA è rivolto a tutti quei soggetti affetti da patologie croniche stabilizzate ed è finalizzato al miglioramento dello stile e della qualità di vita della popolazione. I soggetti che partecipano al programma AFA traggono dei benefici a seguito di sintomi, patologie o malattie particolari. L’AFA viene quindi intesa come parte integrante di trattamenti terapeutici sanitari e considerata come facente parte delle “cure informali” di patologie a carattere degenerativo e invalidante».
Agnese Testadiferro