«Il giorno prima del mio intervento sono stata assalita dall’ansia, non riuscivo a calmarmi neanche con la meditazione, come faccio di solito. Alla fine sai cosa mi ha aiutato? Mi vergogno a dirtelo… mi sono messa a fare la maglia! Pensa che stupidaggine! Eppure, lo devo dire, ha funzionato. Sono strana, vero?». No, non è affatto strano, e non è per niente una stupidaggine. Anzi, oggi abbiamo evidenze sperimentali sull’argomento. Lavorare a maglia o all’uncinetto, fare giardinaggio, cucinare le lasagne o una torta, creare album per le fotografie, colorare mandala, ridipingere la libreria di casa, costruire aerei da modellismo, sono solo alcune delle attività che le mie pazienti e i miei pazienti mi dicono essere di grande aiuto, per loro, per gestire l’ansia. Tutte hanno un denominatore comune: sono fatte usando le mani.
È proprio il fatto di utilizzare le mani a produrre un effetto psicologico positivo. Molte di queste attività sono anche creative, e questo è un ulteriore elemento che aggiunge altri benefici.
Molti lo avranno notato intuitivamente, ma oggi anche diversi studi scientifici confermano che svolgere attività manuali e creative aiuta a contrastare stress, ansia e depressione. Un risultato che non stupisce se parliamo del normale stress che tutti sperimentiamo, ma diventa meno scontato se consideriamo situazioni emotivamente più impegnative.
Tutti i miei pazienti a cui mi riferivo prima sono pazienti oncologici, alle prese con eventi altamente stressanti se non addirittura traumatici come diagnosi di tumori o di metastasi, in attesa di esiti di esami che ti cambiano la vita nel giro di pochi minuti, e perciò sottoposti a condizioni estremamente ansiogene. Eppure, proprio loro mi riferiscono quanto vantaggio riescono a ottenere da queste attività.
Com’è possibile che il semplice fatto di svolgere un’attività manuale produca un effetto così significativo? Occorre chiarire che deve trattarsi di un’attività che la persona valuta come piacevole. Lavorare a una catena di montaggio, ad esempio, è un’attività manuale, ma difficilmente verrà annoverata tra quelle rigeneranti e psicologicamente benefiche. La combinazione ideale di variabili che assicura i maggiori vantaggi è quella che mette insieme piacevolezza dell’attività, aspetto creativo e trasformativo dell’azione e un certo grado di sforzo di concentrazione.
La piacevolezza è soggettiva, perciò non esiste un’attività manuale migliore da suggerire. Ciò che conta sono l’interesse personale, i gusti e le passioni di ogni individuo.
I miei pazienti mi dicono spesso frasi del tipo: «Mi hanno detto che per rilassarmi devo fare giardinaggio… vabbe’, mi sforzerò, anche se a me non piace». Non ha alcun senso suggerire un’attività lontana dagli interessi della persona, e anche quando questa abbia difficoltà a individuare cosa le piaccia, è molto più utile spendere del tempo con lei per far emergere i suoi interessi. Capita ad esempio che i miei pazienti mi dicano a un certo punto: «Sai, tanti anni fa dipingevo (o ricamavo, cucivo, facevo modellismo ecc.), poi non ho più avuto tempo… magari ora potrei riprendere!», recuperando hobby che avevano dovuto abbandonare.
Il carattere trasformativo dell’azione è un aspetto non indispensabile ma importante, e consiste nel compiere dei passaggi che poi portano a un risultato che è più della somma dei dati di partenza: da uova e zucchero arrivare a dei biscotti, da pezzi di cartoncino arrivare a un album, da un gomitolo di lana arrivare a un golfino.
Si crea così qualcosa che prima non c’era o si ripara qualcosa che era rovinato e la gratificazione che ne deriva è già motivo di benessere. Se poi si aggiunge anche il proprio tocco creativo, andando oltre e introducendo variazioni personali e originali, la possibilità di esprimersi si amplia, così come il senso di realizzazione personale. Si tratta di un modo per esprimere le proprie abilità, anche se non occorrono talenti particolari e il risultato finale non è ciò che conta.
Lo sforzo attentivo varia a seconda dell’attività, l’ideale è che sia intermedio, né nullo, né troppo impegnativo, ma costringa la mente ad essere occupata nei vari passaggi da seguire, o anche nella realizzazione del progetto, in caso di attività più creative, accantonando temporaneamente preoccupazioni e pensieri cupi.
Anche attività non trasformative e che non richiedono particolare concentrazione, ma sono semplicemente ripetitive, producono comunque un effetto calmante, persino attività non particolarmente attraenti come pelare le patate, raccogliere le foglie cadute in giardino o sgranare i piselli: ciò che conta è il gesto ripetitivo su cui si focalizza la mente, isolandosi da tutto quello che circonda.
Il benessere procurato corrisponde a cambiamenti neurochimici che sono stati rilevati in relazione allo svolgimento di attività manuali: attivazione delle aree cerebrali connesse all’appagamento e alla ricompensa, aumento della endorfine, aumento della serotonina (neurotrasmettitore che regola l’umore), aumento della dopamina (neurotrasmettitore del piacere), riduzione del cortisolo (ormone dello stress), aumento della plasticità neuronale che protegge dal declino cognitivo, aumento dell’ampiezza delle onde cerebrali, produzione di sostanze analgesiche.
I gesti delle mani, inoltre, regolarizzano il ritmo del respiro e del battito cardiaco e inducono rilassamento.
Sono davvero tanti, insomma, i motivi per cui dedicare del tempo a un’attività manuale che ci piaccia. Se da bambini abbiamo più dimestichezza con giochi in cui impegniamo le mani, crescendo purtroppo tendiamo ad abbandonare le attività manuali, soprattutto se possono essere sostituite dalle comodità della tecnologia, privandoci però di una risorsa naturale di cui siamo dotati.
Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta
Piane di Camerata Picena (AN)
Montecosaro Scalo (MC)
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