Benessere

L’osteoporosi e il falso mito della vecchiaia

Chi lo dice che dopo una certa età bisogna per forza fare i conti con l’indebolimento delle ossa? Con uno stile di vita sano e un’adeguata alimentazione si può restare ossi duri molto a lungo. Ne parliamo con il Dottor Ferdinando Silveri, dirigente medico della Clinica di Reumatologia del Carlo Urbani

Con l’osteoporosi ci sono molti miti da sfatare, uno su tutti la vecchiaia. Infatti non è vero che l’osteoporosi arriva in modo automatico con il passare degli anni. E non è neanche vero che ad una certa età l’assunzione di calcio risulta inutile. Anzi, per tenere le ossa in salute l’alimentazione è fondamentale, come anche il proprio stile di vita. Certo, dopo i 65 anni il tutto risulta amplificato, ma educarsi sin da giovani, meglio se da giovanissimi, ad assumere le giuste quantità di calcio e Vitamina D si previene molto. Ed è errato pensare che solo le donne ne siano colpite: su 5.000.000 di italiani colpiti, 1.500.000 sono uomini e 3.500.000 sono donne, queste ultime per l’80% in post menopausa. L’osteoporosi è quindi una patologia molto diffusa, ma negli ultimi anni l’indebolimento delle ossa con il conseguente rischio di fratture sta portando alte percentuali di casi. Come conseguenza ci sono ovviamente i costi da sostenere: solo per le fratture di femore si spende 1 miliardo di euro all’anno, 20 i milioni stimati esclusivamente per le Marche. Per ottimizzare il tutto, a partire dalla prevenzione, occorre individuare i fattori di rischio.

Dottor Ferdinando Silveri

Ecco, a tal proposito, che anche nella nostra Regione è nata nel 2013 la campagna di educazione sanitaria “Ossi Duri … si diventa” per sensibilizzare, essenzialmente, la popolazione generale sull’importanza dei corretti stili di vita per la prevenzione della osteoporosi in collaborazione tra operatori del Servizio sanitario regionale ed alcune organizzazioni sindacali promuoventi. Abbiamo incontrato il Dott. Ferdinando Silveri, dirigente medico della Clinica di Reumatologia Università Politecnica delle Marche sita all’Ospedale Carlo Urbani di Jesi, nonché vicepresidente del Comitato Scientifico della Federazione Italiana Osteoporosi e Malattie dello Scheletro (FEDIOS).

Cosa è l’osteoporosi?
«L’osteoporosi è “una ladra di ossa”. Sono soprattutto colpite le donne in post menopausa e gli uomini dopo i 70: è un indebolimento delle ossa a seguito di un consistente impoverimento della massa ossea. Le ossa diventano più deboli fino ad arrivare a fratturarsi anche in seguito ad un trauma di minima intensità, ad esempio cadere dalla stazione eretta. Vertebre, polso, femore, omero, anca e caviglia sono le zone più a rischio».

Quando si manifesta?
«Purtroppo si manifesta solo quando ormai è avanzata e la perdita ossea è così consistente che si arriva alla frattura. A partire dalla menopausa, soprattutto in presenza di fattori di rischio, è consigliabile sottoporsi a un controllo medico per conoscere lo stato di salute delle ossa».

In alternativa al controllo medico come si può fare un “controllo fai da te”?
«Collegandosi al sito internet www.fedios.org (digitare su “fai il test”) si riesce a calcolare il proprio rischio di predisposizione all’osteoporosi e di frattura».

Chi sono le persone più a rischio?
«Facendo un elenco possiamo dire: donne in menopausa precoce; chi ha un familiare che è andato incontro ad una frattura di femore o vertebrale anche se in tarda età; persone anoressiche o in sottopeso; chi non beve latte o non assimila calcio; chi ha una dieta non variegata o troppo ricca di proteine e alimenti integrali; chi abusa di alcool, caffeina e fumo. Chi assume o ha assunto il cortisone; chi soffre di malattie che predispongono all’osteoporosi (alcune malattie reumatologiche, endocrinonologiche, gastroenterologiche, ematologiche, il diabete, Ma ci sono anche fattori genetici e l’aumento dell’età».

L’osteoporosi è una conseguenza di una frattura ossea?
«No, la frattura è il campanello d’allarme più evidente della presenza dell’osteoporosi. La frattura di femore, in oltre il 90% dei casi, si verifica a seguito di una banale caduta dalla stazione eretta, quindi con trauma lievissimo. Le ossa iniziano ad indebolirsi con la menopausa, per poi continuare, inesorabilmente, con l’avanzare dell’età».

Di cosa hanno bisogno le ossa?
«Nello specifico di due cose: calcio e Vitamina D. In linea generale un ruolo chiave nella prevenzione dell’osteoporosi è giocato dall’alimentazione e da uno stile di vita sano che va adeguato anche alla propria genetica. Importante anche uno sport, che però deve essere adeguato all’età e alla propria condizione di salute: anche ballare può essere d’aiuto!».

La Vitamina D a che serve?
«Le ultime ricerche hanno meglio appurato l’importanza di questa vitamina, fondamentale per la salute delle ossa: è poco presente negli alimenti, soprattutto della “dieta mediterranea” in quanto è possibile trovarla nei pesci grassi come aringhe, tonno, sgombri, nell’olio di fegato di merluzzo e un po’ anche nel tuorlo dell’uovo. La maggior quantità si attiva a seguito dell’esposizione al sole. Purtroppo le creme solari, indispensabili per prevenire i tumori della pelle, vanificano l’attivazione della vitamina D, quindi le carenze sono frequentissime e bisogna assumerla come farmaco dopo averne parlato con il medico».

Il calcio dove si ricava?

«Principalmente da latte vaccino, parmigiano, grana, cavolfiore ed alcune acque minerali ad alto contenuto in calcio. Ma chi è intollerante al lattosio, e quindi anche ai derivati come lo yogurt e formaggi, può orientarsi a latte “ad alta digeribilità” o al latte vegetale arricchito di calcio come quello alla soia o al riso».

Fino a quando si ha bisogno di calcio?
«Sempre! Contrariamente al pensiero comune più si va avanti con l’età e più si ha bisogno di calcio. Il fabbisogno di calcio tra i 20 e i 60 anni oscilla tra 1 gr e 1,2 gr al giorno. Per le donne dopo la menopausa occorrono tra 1,2 gr e 1,5 gr al giorno. Ad esempio: da 100 grammi di Parmigiano o Grana ricaviamo 1000 mg., mentre 100 gr di cavolfiore contengono 50 mg. Inoltre, se non si vuole mangiare latte, derivati o cavolfiore basta bere almeno 2 litri d’acqua “minerale”, non “oligominerale”, al giorno. Ricchi anche i pesci come latterini e alici. Arachidi, pistacchi, noci, mandorle, nocciole e fichi secchi sono indicati, ma abusandone si rischia di apportare troppe calorie. Per arricchire i piatti si può optare per semi di lino, di chia e di sesamo: anch’essi hanno calcio».

Come scegliere la giusta acqua?
«Spesso è ottima anche quella del rubinetto perché piuttosto ricca di calcio. Tra le acque minerali sono da preferirsi quelle “minerali” che hanno una palatabilità in quanto più metalliche, cioè quelle con 200-300 mg/l di calcio e con pochissimo sodio, inferiore a 50 mg/l. Bere 2 litri di acqua al giorno significa fornirsi di 450/600mg di calcio».

Una buona muscolatura può evitare cadute anche se si soffre di osteoporosi?
«Sì, certo. Chi soffre di osteoporosi infatti si accorge, spesso e volentieri, dopo una caduta che provoca fratture. E la caduta è facilitata da una muscolatura ipotonica. Quindi, più tonico è il muscolo e meno si ha il rischio di caduta e frattura, con tutti i disagi che ne conseguono».

Agnese Testadiferro