L’olio di palma è sempre al centro di un acceso dibattito in campo alimentare: il suo utilizzo è nocivo o invece è meno peggio di altri grassi?
Proviamo a chiarire alcuni concetti, anzitutto spiegando che cos’è l’olio di palma e perchè è così impiegato. L’olio di palma è un grasso di origine vegetale che per le sue caratteristiche può essere paragonato al burro e viene utilizzato soprattutto nei prodotti da forno (dolci, crostate, biscotti, merendine, snack ecc.), ma anche ad esempio nel latte formulato destinato ai neonati. Le sue caratteristiche organolettiche sono eccezionali per lo scopo: si tratta di un olio insapore, che non irrancidisce, resiste bene alle temperature e ha un basso costo. Che cosa chiedere di più?
Ma se l’olio di palma è così amato dall’industria alimentare, al tempo stesso è decisamente detestato da molti esperti e consumatori. Torniamo a parlare dell’argomento con il supporto della nutrizionista, specialista in Scienze dell’Alimentazione ed health coach Letizia Saturni.
«Era mia intenzione non parlare di olio di palma e dei suoi effetti sulla salute -ci risponde Letizia- in quanto argomento troppo di moda, ma se sono gli amici di Portobello’s a chiedermelo farò questo sforzo, cercando però di informare con un linguaggio semplice ma scientificamente corretto piuttosto che fomentare gli animi verso atteggiamenti Gesù-o-Barabba».
Grazie! Allora, che cos’è l’olio di palma?
«Un grasso vegetale tanto quanto l’olio di oliva, l’olio di girasole, quello di mais, di vinaccioli, di arachidi fino al più esotico e, di recente ingresso nel mercato, l’olio di canapa. Deriva dalla polpa del frutto della palma da olio (Elaeis guineensis) ed è un grasso di consistenza solida a temperatura ambiente. In forma grezza è anche conosciuto come olio di palma rosso per la sua colorazione derivante dall’elevata presenza di carotenoidi. In Europa l’olio di palma è utilizzato dopo raffinazione, quindi nella forma incolore, quasi del tutto priva di carotenoidi. Anche dai semi della palma si ricava un olio, chiamato olio di palmisto, utilizzato in ambito alimentare quasi esclusivamente per glasse e decorazioni dei prodotti dolciari».
Allora perchè un olio vegetale è così contestato?
«Da nutrizionista chiuderei seccamente il discorso dicendo che l’olio di palma, come altri vegetali e come altri alimenti di origine industriale, è sul banco degli imputati poiché ha una composizione chimica fortemente spostata verso gli acidi grassi saturi a lunga catena. La comunità scientifica è dunque unanime nell’affermare i suoi effetti negativi sulla salute e copiosa è la letteratura scientifica che mostra come tali grassi giocano un ruolo negativo sulla salute delle nostre arterie, del fegato e di altri distretti corporei. Pertanto nulla di nuovo e nulla di diverso da giustificare un tal baccano intorno all’olio di palma che comunque è buona cosa eliminarlo dalla nostra alimentazione quotidiana».
Ma…
«Ogni qual volta si parla di alimentazione e sue implicazioni per la salute, a mio modo di pensare, è bene fare considerazioni a tutto tondo. C’è infatti una visione eGologica -che valuta interazioni tra i sistemi interni dell’organismo- ed una visione eCologica, che invece valuta le interazioni tra gli organismi ed il loro ambiente. Ogni atto alimentare è parte di un sistema dal quale è strettamente interconnesso e dal quale dipende. Ritornando dunque all’olio di palma -pur diversificato nelle sue formulazioni da quello grezzo al palmisto- non è certo un grasso vegetale da far entrare nelle nostre preparazioni culinarie sostituendo l’oro verde, cioè l’olio di oliva. Da popolo mediterraneo quale siamo è bene utilizzare olio di oliva sia a crudo che nella cottura, in una quantità di 2 o 3 cucchiai/die rispettivamente donna o uomo che siamo».
Bene, però l’olio di palma è presente in quasi tutti i prodotti industriali.
«Non basta leggere attentamente l’etichetta nutrizionale e/o l’elenco degli ingredienti: spesso l’olio di palma si cela anche nella dicitura oli vegetali oppure grassi vegetali. In tale denominazione c’è un doppio tranello: vegetale è un termine che nel consumatore evoca qualcosa di naturale e salutistico e vegetale cela una miscela di oli tra i quali l’olio di palma».
Fin qui l’aspetto che chiami eGologico. Poi c’è l’aspetto eCologico…
«Dal 1975 al 2010 la produzione mondiale di olio di palma è aumentata del 500%. Consumare prodotti che prevedono l’impiego di olio di palma tra le materie prime ha un forte impatto negativo sulla salute del nostro Pianeta e sulle sue risorse quali suolo, acqua, aria. In alcune parti del mondo perdiamo uno spazio di foresta pluviale pari ad oltre 300 campi da calcio per far posto alle piantagioni di palme tropicali. Tale perdita si aggiunge a quella del drenaggio di foreste su torbiere, cioè aree impregnate di acqua e materia organica che permettono la crescita di particolari ecosistemi di vitale importanza. Questo significa perdere circa 50 oranghi/settimana oltre a tigri, elefanti e rinoceronti ma anche perdere le funzioni degli ecosistemi portando danni ingenti alla biodiversità. Sono già state perse l’1% della biodiversità in Borneo (equivalente all’estinzione di 4 specie di uccelli di foresta), del 3,4% a Sumatra e del 12,1% nella Malesia peninsulare. In tutto questo la risorsa aria non è sicuramente esclusa dal danno. Secondo un recente studio il disboscamento a vantaggio delle coltivazioni di palma da olio ha prodotto più di 140 milioni di tonnellate di anidride carbonica. Infine oltre all’impatto ambientale, le coltivazioni di palma da olio hanno avuto anche, numerose e pesanti conseguenze sulle popolazioni indigene».
In conclusione?
«Alcune riviste scientifiche e numerosi studi ad ampio raggio, assimilano l’olio di palma ad altri grassi animali, come il burro. Questo significa che l’olio di palma non farebbe più male di alcuni grassi animali. Ben diversa è invece la questione ambientale ed antropologica. Molteplici e documentate sono le sfaccettature. Dunque il consiglio è di seguire la Dieta Mediterranea che soddisfa la visione egologica ed ecologica dell’alimentazione. Nella pratica quotidiana ciò viene tradotto con l’uso di solo olio di oliva ma significa anche tornare a produrre in casa quanto più possiamo».