ANCONA – Circa l’85% dei soggetti obesi è affetto da Diabete (Tipo 2 o dell’adulto, la forma di gran lunga più diffusa). Il meccanismo cellulare che lega queste due patologie è stato scoperto nel 2005 da una collaborazione dell’Università Politecnica delle Marche e la Tuft University di Boston. In quel lavoro (Cinti et al J Lip Res 2005) si evidenziava come la cellula adiposa del soggetto obeso moriva per eccesso di rigonfiamento. Infatti la cellula adiposa bianca (grasso bianco) è sferica per contenere il massimo delle riserve energetiche e quando “si mangia troppo” o “ci si muove poco” si rigonfia come un palloncino. La possibilità di gonfiarsi ha un limite e come il palloncino scoppia così la cellula adiposa muore.
Rispetto alle altre cellule, le cellule adipose sono gigantesche soprattutto negli obesi e quando muoiono richiedono una quantità di “becchini cellulari” enorme per ripulire il tessuto. I becchini fisiologici si chiamano macrofagi, vengono prodotti dal midollo osseo, circolano nel sangue e ripuliscono gli organi da qualunque materiale di scarto. Le cellule adipose morte dell’obeso provocano una infiammazione cospicua dell’organo adiposo e durante il riassorbimento delle cellule morte producono sostanze tossiche che interferiscono con il recettore dell’insulina provocando insulino-resistenza che apre la strada al diabete. Queste stesse sostanze tossiche sono anche responsabili di instaurare un terreno favorevole all’insorgenza di alcuni tipi di cancro che infatti risultano più frequenti nei soggetti obesi (ad esempio dell’esofago, del colon, dell’utero e della mammella).
L’associazione obesità-diabete è particolarmente frequente nei soggetti con eccesso di grasso addominale (tipica pancia dell’uomo), ed infatti il grasso addominale è sempre più infiammato del sottocutaneo nei soggetti obesi. Il motivo di questa maggiore propensione del grasso viscerale a morire e quindi a provocare una maggiore infiammazione non era noto. Una recente ricerca frutto della collaborazione tra Università italiane (Politecnica delle Marche e Verona) e l’Università di Graz e di Pittsburg ha fornito una possibile spiegazione a questo enigma.
Infatti l’organo adiposo è composto anche da un altro tipo di cellula adiposa: la cellula adiposa bruna (grasso bruno) che ha una funzione completamente diversa dalla bianca. Essa infatti brucia i grassi per produrre calore, quindi si attiva quando ci esponiamo al freddo. Essendo un brucia-grassi è anche una promettente prospettiva per curare l’obesità e il mondo scientifico con l’industria farmaceutica si stanno impegnando nella ricerca di farmaci in grado di attivare il grasso bruno. La distribuzione del grasso bruno nell’uomo
privilegia le sedi viscerali e la recente scoperta di cui sopra (Kotzbeck, Giordano et al J Lip Res 2018) dimostra che le cellula adipose brune di animali obesi si trasformano in bianche e sono particolarmente fragili e quindi muoiono facilmente provocando una intensa infiammazione responsabile poi del diabete-cancro di cui sopra. La scoperta, pubblicata il 3 aprile 2018 (www.jlr.org), ha visto collaborare diversi esperti e tra questi il prof. Saverio Cinti dell’Univpm.
Poiché il freddo e l’attività fisica promuovono l’attività del grasso bruno e addirittura la trasformazione del grasso bianco in bruno, risulta facile dedurre che esse sono anche importanti per la prevenzione del diabete e del cancro. Naturalmente lo studio è stato fatto su cavie murine, ma sinora, in questo campo tutte le scoperte fatte sui topi si sono poi rivelate applicabili anche agli esseri umani ed è quindi altamente probabile che questo valga anche in questo caso.