Con l’età matura e la menopausa, sempre più donne devono fare i conti con una patologia insidiosa: l’osteoporosi. Vediamo allora di cosa si tratta e come possiamo prevenirla con l’aiuto della dottoressa Giovanna Giuseppucci, titolare dell’omonima farmacia di Fabriano.
Dottoressa che cos’è l’osteoporosi?
«L’osteoporosi è una malattia caratterizzata da un basso contenuto di calcio nelle ossa e dalla progressiva perdita di tessuto osseo, con conseguente fragilità dello scheletro e predisposizione alle fratture. Viene classificata in due tipi, l’osteoporosi post-menopausale (tipo I), nella quale si assiste ad una rapida perdita della massa ossea nei primi anni successivi alla cessazione della funzione ovarica, e quella correlata all’età (tipo II ), nella quale si assiste a un’inevitabile perdita, negli anni, di massa ossea posseduta che colpisce sia le donne che gli uomini. Quest’ultima compare solitamente dopo i settant’anni e ci sono fattori che possono aggravarla come la ridotta concentrazione di vitamina D, l’aumentata attività del paratormone (PTH) e la ridotta formazione ossea. Esistono poi altri fattori di rischio accertati: tra questi l’inattività fisica, l’alimentazione povera di calcio e vitamina D, la magrezza costituzionale, l’aver trascorso lunghi periodi senza mestruazioni, il fumo di sigaretta, l’elevato consumo di alcool, trattamenti prolungati con farmaci come eparina, i corticosteroidi e gli ormoni tiroidei, e la predisposizione genetica. Possono provocare osteoporosi anche particolari malattie come il morbo di Crohn, le artriti croniche gravi oppure le malattie della tiroide, delle ghiandole surrenali o delle paratiroidi».
Qual è il legame tra osteoporosi e menopausa?
«Il legame fra menopausa ed osteoporosi è noto da tempo: la cessata produzione di estrogeni da parte delle ovaie rappresenta un fattore di rischio per l’insorgenza della malattia. Gli estrogeni intervengono infatti nella regolazione della quantità di calcio presente nell’osso: venendo meno il loro controllo, il calcio nell’osso si riduce, lasciando una struttura porosa e fragile. Inoltre, mentre negli uomini le scorte di partenza sono generalmente superiori e il calo avviene lentamente, nelle donne il tutto si verifica in maniera ben più repentina e insidiosa: il processo di indebolimento dell’osso, normalmente molto lento, è infatti più rapido nei primi anni successivi alla menopausa. Le prime modificazioni incombono intorno ai quarant’anni d’età dove l’eliminazione del calcio a livello ematico supera il deposito».
Come si manifesta?
«A seguito della sua demineralizzazione l’osso diviene più fragile ed esposto a rischi di fratture anche con traumi lievi. L’osteoporosi, in particolar modo il tipo I, interessa soprattutto le vertebre dorsali e lombari, la parte prossimale del femore ed il polso. Le fratture a volte avvengono anche spontaneamente, come nel caso delle lesioni vertebrali, che spesso vengono evidenziate da una radiografia senza che la paziente riesca a ricordare alcun trauma. Tra le più gravi e diffuse emergono poi le fratture del femore, che sono responsabili di un aumentato indice di mortalità. Non si deve dimenticare che, soprattutto nel caso del femore e del polso, la rottura dell’osso avviene in seguito a una caduta e, quindi, l’osteoporosi è una concausa, non la causa unica della frattura. In assenza di fratture la patologia non è tuttavia dolorosa; l’eventuale presenza di dolore è più spesso attribuibile ad una concomitante artrosi».
Come possiamo prevenirla?
«La prevenzione, importantissima, deve fondarsi su una consapevolezza di fondo: una ridotta massa ossea costituisce il principale campanello d’allarme. Se da un lato esistono componenti genetiche su cui non possiamo intervenire (non c’è dubbio, ad esempio, che l’osteoporosi colpisca più facilmente le persone di carnagione chiara, di bassa statura e di corporatura minuta), dall’altro possiamo muoverci su altri fronti. L’alimentazione, intolleranze permettendo, dovrebbe essere ricca di minerali e vitamina D (indispensabile per il metabolismo del calcio), particolarmente presente in alimenti come olio di pesce, salmone, aringhe, pesce azzurro, uova, funghi, soia e derivati, caviale e uova di pesce, frutti di mare (cozze, ostriche, vongole), ricotta, mentre dovrebbe essere limitata dal punto di vista dei grassi e delle fibre (che legano il calcio e ne limitano l’assorbimento). Il fabbisogno giornaliero di calcio, che dopo la menopausa passa da 1 grammo a 1,5 grammi, deve essere sempre soddisfatto, eventualmente anche tramite integratori su consiglio medico. Determinanti, poi, sono l’esposizione al sole (che favorisce la produzione di vitamina D) e un’adeguata attività fisica. Una vita sedentaria e una ridotta massa muscolare sono deleteri anche per questa patologia: basti pensare che il semplice riposo a letto comporta una perdita di minerale osseo! L’attività fisica stimola la formazione di tessuto osseo, aumenta la resistenza dello scheletro ai traumi, migliora il tono muscolare e l’efficienza articolare: tutti requisiti utili per ridurre il rischio di cadute e, quindi, di fratture. È indispensabile infine abolire il fumo di sigaretta, aggravante anche per malattie cardiovascolari e tumori, e limitare il consumo di alcool, che, se ingerito in dosi superiori a 60 g al giorno (più di 4 bicchieri di vino), rappresenta un altro fattore di rischio».
Come può essere diagnosticata?
«Una diagnosi precoce è molto importante e oggi la Mineralometria Ossea Computerizzata (MOC) rappresenta la metodica di riferimento, poiché permette di misurare il patrimonio minerale dello scheletro e il conseguente rischio di fratture. Viene riservata alle donne nelle quali, per la presenza di fattori di rischio, si sospetta una osteoporosi e vi sono indecisioni sulla somministrazione di cure specifiche. La MOC è veloce, non invasiva e priva rischi di radiazione, e andrebbe ripetuta circa una volta l’anno per monitorare eventuali modificazioni».
Giovanna Giuseppucci, farmacista e formulatrice, cura la produzione dei laboratori cosmetico e galenico e il settore intolleranze alimentari presso la Farmacia Giuseppucci di Fabriano, in Piazzale Matteotti 20.