Benessere

Pandemia, Natale e consumi, la psicoterapeuta: «Le persone sono stanche e frustrate»

Un report del Censis fissa a Natale il limite di tenuta psicologica degli italiani alle restrizioni imposte. Ma il benessere psicologico influisce anche sugli acquisti. Ecco i dati e il punto con l'esperta

ANCONA – Malumori, pensieri tristi e rassegnazione. È questo lo stato d’animo predominante in vista del Natale, come afferma la psicoterapeuta familiare Alessia Tombesi. «Quest’anno la festività non è vissuta con la serenità e l’entusiasmo che l’ha sempre caratterizzata prima della pandemia – spiega -: molte persone sono preoccupate di non poter rivedere i loro familiari e leggono ogni giorno le notizie sull’onda dei contagi per capire cosa potrà succedere». Insomma, non più la festa più attesa dell’anno, ma un Natale «velato di incertezza» quello del 2020, il primo nel segno del covid-19.

Alessia Tombesi

Nonostante tradizionalmente sia «un periodo sempre molto delicato per le persone sole, separate e in fase depressiva, perché rappresenta la festa della famiglia, dell’unione, della felicità quasi a tutti i costi», quest’anno con il covid «la situazione è ancor più critica» spiega la psicoterapeuta: «Comincia a pesare molto a livello psicologico questo nuovo lockdown, le persone sono molto stanche e frustrate». 

E a confermarlo c’è anche un report Censis-Confimpres sul valore sociale dei consumi, il quale ha fissato proprio il Natale quale linea di confine per per la tenuta psicologica degli italiani. Dallo studio emerge che la popolazione italiana ha sopportato e sta sopportando le restrizioni in previsione dell’arrivo di una cura o del vaccino. Ma oltre questa linea la sopportazione scema e come spiega la psicoterapeuta c’è scoramento.

L’ipotesi che il Natale lo si debba trascorrere lontano dagli affetti familiari e amicali affligge soprattutto gli anziani, la fascia più debole della popolazione. «Predominano pensieri tristi e una sorta di rassegnazione sul fatto di non poter pienamente vivere questa festività». Una festa, il Natale, vissuta come momento per stare insieme, ma che ora, venendo meno l’aspetto della socialità, rischia di perdere la sua essenza, con ripercussioni non solo sul piano psichico ma anche su quello economico, in una sorta di circolo vizioso che si autoalimenta, dove l’incertezza fa crollare i consumi e la crisi economica porta ad un peggioramento delle condizioni psicofisiche della popolazione.

Pandemia e consumi, i dati Censis

Secondo il Censis le nuove restrizioni porteranno per fine anno a un crollo verticale dei consumi con una perdita del 19,5% a livello nazionale, che potrebbe essere seguita da una sforbiciata sul fronte occupazionale, con una perdita di 5 milioni di posti di lavoro.

Se nella fase uno quasi 4 milioni di famiglie sono dovute ricorre a prestiti e aiuti da parte di parenti e amici, con la nuova ondata la situazione rischia di farsi ancora più critica. Sotto la spinta dell’incertezza legata al non sapere quando terminerà la pandemia e la paura del contagio e della povertà, che spinge gli italiani a procrastinare gli acquisti non indispensabili, si crea una ulteriore contrazione dei consumi che non giova di certo all’economia già provata. A rimandare lo shopping sono soprattutto le persone con redditi bassi (60,3%), mentre il 76,9% degli italiani continua a sostenere i consumi, consapevole del fatto che occorre dare un aiuto tangibile all’economia.

Diverse le opinioni  degli italiani sulle misure drastiche prese per limitare la diffusione della pandemia: per il 15% degli italiani il lockdown costa troppo e servono altre soluzioni, il 43,3% è convinto che la via giusta sia nel trovare un equilibrio fra tutela della salute e dell’economia, differenziando i provvedimenti in base ai territori più a rischio, mentre il 30% degli italiani ritiene che per difendere la salute la sofferenza economica sia inevitabile.

Ad influire su questo taglio ai consumi sono anche i cambiamenti di abitudine imposti dalla pandemia: 18 milioni di persone hanno modificato i propri comportamenti di acquisto, gestendo diversamente la spesa, e rivolgendosi a nuovi canali, luoghi e brand. Dallo scoppiare dei contagi a marzo, 13 milioni di italiani hanno cambiato negozio e una fetta importante ha iniziato ad acquistare online (42,7%) prodotti che prima comprava nei negozi; sono soprattutto i giovani (52,2%) e i laureati (47,4%) a preferire questa modalità. Emblematico il fatto che il 38% degli italiani affermi che dopo la pandemia non intende tornare alle vecchie abitudini di consumo.

I consumi però hanno anche una loro valenza psicologica a bene vedere: per il 57,1% degli italiani il benessere soggettivo dipende molto dalla libertà di acquistare i beni e i servizi che si desiderano, per il 79,4% gli acquisti riflettono la propria identità e valori, mentre per il 70,3% i consumi sono un pilastro della libertà personale perché rientra nella sfera dell’autonomia individuale.

Di certo, secondo il Censis, c’è il fatto che se il periodo delle feste natalizie dovesse segnare restrizioni paragonabili a quelle del lockdown, 25 miliardi di euro di spesa delle famiglie andrebbero in fumo.