Natale, tempo di buoni sentimenti. Mai come in questo periodo siamo indotti a fare i conti con la qualità delle nostre relazioni affettive, con la soddisfazione che ne traiamo o al contrario con il dispiacere di tensioni, conflitti, conti in sospeso. Ci chiediamo se perdonare torti subiti, se riappacificarci dopo una lite, se provare a superare antichi rancori. E riguardo a noi stessi, invece, ai nostri errori e sensi di colpa, a che punto ci troviamo? “I trattati di pace con sé stessi sono spesso i più difficili da concludere”, recita un aforisma di R.Gary, sottolineando quanto perdonare sé stessi possa essere un’impresa più difficile ancora, che perdonare un altro. D’altra parte, vivere torturandoci nel senso di colpa è una pena sterile che non porta nessun giovamento né a noi, né alle persone a cui abbiamo, volontariamente o meno, fatto del male.
Vediamo allora quali pensieri e riflessioni possono aiutarci a perdonare noi stessi e a procedere nella vita in modo costruttivo per noi e per gli altri.
– Prova a pensare che probabilmente, nel momento in cui hai commesso l’errore di cui ora ti rammarichi, le tue azioni erano il risultato di un contesto in cui potevano essere, al momento, l’unica scelta che potevi fare. Il “senno di poi” con cui giudichiamo le decisioni del passato è in realtà un inganno della mente, in quanto i fatti e le informazioni che abbiamo acquisito successivamente e che, riguardando indietro, ci fanno pentire delle decisioni prese, distorcono inesorabilmente il ricordo della situazione passate. Noi non siamo perciò più in grado di ricordare con precisione le circostanze originali in cui abbiamo fatto certe scelte e i motivi che allora ci avevano condotto ad esse.
– “Non dimenticare mai che perdonare te stesso significa liberare energia intrappolata che potrebbe fare un buon lavoro nel mondo” (D.P. Miller). Massacrarti nel rimorso e nel senso di colpa impedendoti di vivere e di essere felice non servirà a cambiare il passato, ma solo ad aggiungere al danno fatto un ulteriore danno, quello di non usare le tue energie per produrre qualcosa di buono. “Ho fatto del male, ho reso infelice qualcuno, e perciò non merito di essere felice e di stare bene”: ciò non farà che aumentare sterilmente la quota di infelicità nel mondo, senza nessuna possibilità di cambiamento ed evoluzione. Se hai fatto del male a qualcuno, prova a fare qualcosa per riparare; se non puoi più farlo per quella persona, prova a farlo in suo nome per altri, prova a farne occasione per migliorarti, così quell’esperienza non sarà stata solo distruttiva.
– Prova a riflettere se il fatto di non perdonarti e vivere sempre bloccato nel senso di colpa possa procurarti, più o meno consapevolmente, qualche vantaggio. Anche se comporta dolore, non perdonarci può essere infatti anche un modo per espiare il dolore procurato, per avere la compassione e il perdono di altri, per suscitare simpatia e protezione negli altri, per evitare la fatica di darci da fare per maturare e per migliorarci in modo attivo e costruttivo, perché “tanto ormai è inutile”.
– A volte diventiamo spietati con noi stessi e ci infliggiamo punizioni superiori a quelle che ci infliggerebbero coloro verso cui ci sentiamo in colpa. Siamo così assorbiti nel rimorso, da non vedere che gli altri possono averci perdonato più di quanto facciamo noi con noi stessi, o comunque comprendono in qualche modo il nostro comportamento e hanno per noi uno sguardo più benevolo di quello che noi destiniamo a noi stessi.
– Prova a recuperare il contatto con la tua rabbia. La rabbia non è solo un’emozione negativa, ma può essere persino la nostra salvezza. Alcune nostre decisioni di cui poi non ci perdoniamo, erano state in parte dettate anche da una sana e legittima rabbia per qualcosa che ci faceva stare male, per nostri diritti non rispettati, per comportamenti di altri che ritenevamo ingiusti e che ci ferivano. Possiamo però tendere a soffocare la rabbia, a reprimerla, a ricacciarla indietro e perciò a perdere la connessione con l’origine di certe nostre scelte. Recuperare questa percezione ci permette di essere più lucidi nella distribuzione delle responsabilità e ci aiuta a perdonarci.
– Perdonare te stesso non significa sminuire l’errore fatto o scappare dalle tue responsabilità, ma al contrario avere l’onestà di guardare alle tue debolezze. Non tutti riescono a fare autocritica o ad essere consapevoli degli errori fatti. Piuttosto, riconoscerli e perdonarti significa darti la possibilità di imparare una lezione e ripartire in modo più maturo.
Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta
Piane di Camerata Picena (AN)
Montecosaro Scalo (MC)
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