Benessere

Persone che non sorridono: è sempre un segnale negativo?

Nella nostra cultura il sorriso ha una connotazione esclusivamente positiva, ma la psicologia di questo comportamento umano è più complessa di quanto appaia

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Il sorriso è una forma di comunicazione non verbale con cui esprimiamo benessere, piacere, gioia, disponibilità. Il sorriso ha un impatto significativo sull’impressione che gli altri si formano di noi, poiché il nostro volto viene notato prima di tutto il resto. Diversi studi hanno dimostrato che le persone sorridenti sono percepite dagli altri come più felici, attraenti, competenti e amichevoli.
Il sorriso è quindi sempre un segnale positivo? E come interpretare il comportamento di chi tende a sorridere poco o per nulla? In realtà la psicologia del sorriso è molto più complessa di quanto possa sembrare e l’atto del sorridere è influenzato da molteplici fattori, così come la percezione che le persone hanno del sorriso altrui.

LE CULTURE CHE GUARDANO CON SOSPETTO IL SORRISO

La nostra società attuale esalta il sorriso e quasi lo impone. Nelle immagini che diffondiamo sui social è doveroso mostrarci sorridenti e quindi – si suppone – anche felici, divertiti, soddisfatti. Nella nostra cultura il sorriso ha una connotazione fortemente positiva ed è associato a un gran numero di virtù. Ma questo non accade in tutte le culture. Gli studi che hanno indagato la percezione del sorriso in culture diverse dalla nostra, hanno ad esempio rilevato che presso le popolazioni indiana, indonesiana, argentina e iraniana il sorriso può essere un segnale di disonestà, mentre per russi, giapponesi, sudcoreani, indiani e iraniani sorridere senza motivo può denotare scarsa intelligenza. Si ipotizza che il sorriso sia guardato con sospetto in quelle società che nel corso della propria storia si sono confrontate con molte aggressioni esterne e conflitti interni e sono state perciò indotte a tenere un atteggiamento prudente e diffidente, soprattutto con gli estranei.
Anche l’epoca storica influisce sulla percezione del sorriso: nell’Europa del 1600, ad esempio, sorridere era indice di basso ceto sociale e povertà, mentre nei ceti più elevati si riteneva inappropriato manifestare le emozioni.

IL SORRISO FALSO

Un sorriso può essere falso. L’elemento che permette di distinguere un sorriso falso da uno autentico riguarda gli occhi: nel sorriso spontaneo questi vengono leggermente strizzati creando delle caratteristiche rughe della pelle, mentre nel sorriso finto e simulato gli occhi restano fermi e non è possibile controllare volontariamente il movimento dei muscoli interessati. Malgrado questo indizio, non è semplice riconoscere un sorriso finto, come confermano diversi studi: la maggior  parte delle persone non si accorge se un sorriso è simulato.
Il sorriso finto può essere un “sorriso sociale”, ovvero un sorriso di cortesia che ha lo scopo di facilitare le interazioni sociali e nascondere emozioni e sentimenti inopportuni o sconvenienti come delusione (ad esempio di fronte a  un regalo non gradito), dispiacere, noia, irritazione, antipatia. Può avere quindi un fine benevolo per agevolare le relazioni ed evitare contrasti. D’altra parte, il sorriso finto può essere usato anche per ingannare, per nascondere intenzioni malevole, per ottenere una fiducia di cui poi approfittare. Un apparente sorriso può anche nascondere una condizione di imbarazzo, di disagio o addirittura mascherare una depressione, nel caso che una persona depressa non voglia far trapelare il suo stato perché vuole apparire forte, o per timore di essere di peso ad altri, o perché non si sente in diritto di lamentarsi.

SORRISO OBBLIGATORIO PER LE DONNE, SCORAGGIATO NEGLI UOMINI

Gli uomini sorridono meno delle donne e i loro sorrisi sono meno ampi. Si ipotizza che questa minor propensione al sorriso negli uomini discenda dalla funzione più competitiva che hanno ricoperto nel corso dell’evoluzione, con compiti di procacciamento del cibo e combattimento, mentre il maggior utilizzo del sorriso nelle donne deriverebbe dalle loro prevalenti funzioni di accudimento e cooperazione. Gli uomini sono stati a lungo educati a non sorridere troppo, associando il sorriso a emotività e femminilità. Le donne in molte culture sono incoraggiate a sorridere per apparire più attraenti e da loro ci si aspetta che sorridano, come segno di gentilezza e disponibilità. Uno studio ha rilevato che le donne considerano sessualmente più attraenti gli uomini con un’espressione orgogliosa, potente e  imbronciata e meno attraenti gli uomini che appaiono sorridenti.
Un dato interessante è che la propensione a sorridere non registra differenze tra i generi quando gli individui non sanno di essere osservati e perciò sorridono spontaneamente, mentre la differenza tra uomini e donne diventa consistente quando i soggetti studiati sanno di essere osservati e perciò verosimilmente adeguano il proprio comportamento alle aspettative e alle regole sociali.

Lucia Montesi
La psicoterapeuta Lucia Montesi

PERCHÉ ALCUNE PERSONE NON SORRIDONO MAI?

Le persone che non sorridono mai o lo fanno poco non sono affatto rare: il 52% degli italiani, secondo una ricerca di Straumann Group (2022). Chi non sorride mai può essere percepito dagli altri come serioso, asociale, depresso o arrabbiato, ma i motivi dietro una scarsa propensione a sorridere possono essere molti e spaziare dalla patologia, al tipo di personalità, a prese di posizione ideologiche:

-una condizione di depressione può comportare un umore triste e una difficoltà o impossibilità a sorridere; la presenza di ansia più o meno grave può ostacolare il sorriso, soprattutto nel caso di ansia sociale; una rabbia cronica può manifestarsi con irritabilità, nervosismo, espressione infastidita e ostile; nelle condizioni appartenenti allo spettro autistico, uno dei sintomi è la mancanza di sorriso spontaneo e in risposta al sorriso altrui, presente già nel bambino molto piccolo, insieme ad altri sintomi specifici.

-le persone introverse e riservate possono utilizzare meno il sorriso nelle interazioni sociali.

-le persone timide possono avere difficoltà a sorridere, pur desiderando farlo, per timore di esporsi e di essere giudicate e rifiutate.

-la maggior parte delle persone che sorride poco è frenata dalla convinzione di avere un brutto sorriso, una dentatura sgradevole a causa di denti mancanti o di un allineamento irregolare dei denti o di forti discromie. In generale un’insicurezza sul proprio aspetto fisico induce a sorridere meno.

-il modello familiare influenza anche la propensione a sorridere: se nella propria famiglia si usano toni bruschi, poco affabili e scostanti, è più probabile crescere con una minor tendenza al sorriso.

-alcune persone sorridono poco o per nulla per trasmettere agli altri un’immagine misteriosa, tenebrosa, intrigante.

-alcune persone si rifiutano di sorridere solo per convenzione sociale, in quanto lo considerano un’ipocrisia, una forzatura, e preferiscono esprimere solo sorrisi autentici, magari più rari, ma veri.

Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta
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