Benessere

Pesci d’aprile e psicologia dello scherzo

Saper scherzare richiede abilità sociali e cognitive, nonché la capacità di non superare il confine tra scherzo innocuo e prevaricazione.

Il primo aprile in molti paesi del mondo si rinnova la tradizione dei “pesci d’aprile”, scherzi e bugie più o meno ingegnosi, dal classico attaccare un pesce di carta sulla schiena di ignari amici e colleghi, fino a burle macchinose di portata planetaria. L’origine di questa usanza è oscura e controversa, esistono molte ipotesi sul perché di una giornata dedicata agli scherzi e sul motivo del pesce come simbolo prescelto, ma si tratta di leggende e storie su cui non c’è alcuna certezza. Al di là delle origini incerte, l’usanza di fare scherzi in questa giornata è molto diffusa, per la gioia dei buontemponi che amano architettare burle e l’insofferenza di chi invece non ama essere oggetto di scherzi e non ci trova nulla di divertente.

Ma quali sono gli aspetti psicologici di questo comportamento, presente non solo negli esseri umani ma anche negli animali? Lo scherzo è una situazione creata per produrre un effetto umoristico o comico prendendosi bonariamente gioco di qualcuno. D’altra parte, nel dizionario con “scherzo” si intende anche un’azione dannosa o negativa che colpisce in modo inaspettato. Già nel suo significato, troviamo perciò presenti sia un aspetto positivo di gioco e divertimento, sia uno negativo di potenziale danno per chi è oggetto dello scherzo. In tutti gli scherzi, anche i più bonari, c’è comunque la manifestazione di una quota di aggressività. Lo scherzo non è un gioco. Il gioco è un atto libero, volontario e fatto di comune accordo, mentre nello scherzo facciamo credere qualcosa a qualcuno, chi subisce lo scherzo è ignaro del suo svolgimento. Lo scherzo si compone di diverse fasi: la preparazione, la messa in scena dell’inganno, la reazione della vittima, la fruizione da parte di esecutori, complici ed eventuale pubblico, e infine la risposta della vittima.

Lo scherzo innocuo fa ridere e diverte, alleggerisce le situazioni difficili, può creare un senso di complicità e intimità tra le persone. Una giornata come quella dei pesci d’aprile può avere una funzione liberatoria, essere l’occasione per una giornata allegra fuori dagli schemi. La maggior parte degli scherzi sono tentativi bonari di provocare divertimento e allegria. Lo scherzo goliardico tra pari può essere funzionale allo sviluppo dei bambini, permette di confrontarsi con l’altro, di misurarsi con sé stessi, di saggiare la propria arguzia e i propri limiti. Ma questi effetti positivi sono possibili solo se lo scherzo avviene su un sottofondo di affetto e amicizia e non con lo scopo di colpire e distruggere l’altro. Deve essere presenta la capacità di mettersi nei panni dell’altro, di empatizzare con le sue emozioni, e quindi ad esempio di far cessare lo scherzo se la vittima ci rimane male o è a disagio.

Gli scherzi possono però anche essere eccessivi, offensivi e umilianti: il confine tra scherzo e prevaricazione può essere molto labile. Pensiamo come, fino a poco tempo fa, quello che oggi riconosciamo come bullismo fosse considerato alla stregua di “innocenti scherzi tra ragazzi”, pur trattandosi di comportamenti che avevano gravi ripercussioni sulle vittime. Solo recentemente, quelli che venivano derubricati a scherzi sono stati riconosciuti come forme di violenza. Gli scherzi eccessivi possono provocare insicurezza, senso di esclusione, calo dell’autostima. Occorre insegnare ai bambini a distinguere lo scherzo innocuo da gesti sbagliati, da azioni sleali e dannose; occorre insegnarlo non solo a chi gli scherzi li fa, ma anche a chi li riceve, perché sappia imparare a difendersi da prepotenze ed esigere rispetto. Occorre insegnare che lo scherzo deve durare poco, che non deve prendere di mira sempre la stessa persona, che nello scherzo devono ridere e divertirsi tutti i partecipanti, che deve essere un gioco condiviso in cui ci sia reciprocità, che ci sono modi e tempi e luoghi opportuni per gli scherzi e ci sono delle regole anche nello scherzo.

Bisogna saper scherzare e non tutti ne sono capaci, così come non a tutte le età è possibile architettare o comprendere gli scherzi. Lo scherzo è una parte importante dell’interazione umana che si basa sull’intelligenza sociale e richiede certe abilità: saper anticipare le azioni future, saper riconoscere e apprezzare la violazione delle aspettative, avere la capacità linguistica per capire l’ironia e il paradosso, riconoscere lo stato mentale altrui per immaginare le cose dal suo punto di vista e per capire le sue reali intenzioni, ovvero avere una “teoria della mente”. Nei bambini piccoli queste capacità non sono ancora sviluppate e compaiono dopo i 5 anni, anche se il senso dell’umorismo compare molto prima.

La reazione della vittima dello scherzo può essere imprevedibile. Spesso chi ama fare scherzi si diverte anche nel riceverli e si aspetta che anche gli altri li vivano con leggerezza e allegria, ma ci sono persone che non li apprezzano, ne sono infastidite o li vivono con un disagio anche intenso, con imbarazzo, rabbia e amarezza. Le persone perfezioniste, ad esempio, possono prendere gli scherzi troppo sul serio e temere di mostrare mancanze e imperfezioni.  Le persone timide e quelle con ansia sociale possono vivere con disagio l’essere oggetto di derisione. Esiste anche una fobia specifica, detta gelotofobia, in cui si ha paura di essere oggetto di riso. Le persone con questo disturbo sperimentano il sorriso e il riso altrui come un modo per mortificarle e ferirle, come un atto aggressivo. Vivono sempre in allerta, non riuscendo a differenziare tra scherzo bonario e giocoso e scherzo cattivo. Anche le persone con funzionamento dello spettro autistico e le persone Asperger possono avere difficoltà a capire l’umorismo e comprendere gli scherzi.

Riflettere sul proprio modo di reagire agli scherzi può favorire una maggiore consapevolezza di sé, ci si può domandare se si è troppo fiduciosi o troppo diffidenti, riflettere sulle proprie debolezze e ingenuità,  pensare a come si sarebbe potuto reagire diversamente. Allo stesso modo, riflettere sul proprio modo di scherzare permette di chiedersi se si rischia di essere eccessivi, fuori luogo, di ferire l’altro. Il confine tra uno scherzo innocuo e un comportamento inappropriato può essere sottile e soggettivo e occorre avere la sensibilità di leggere le reazioni degli altri e agire con empatia e rispetto.

Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta
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