Che si tratti della cena della vigilia o del pranzo del giorno di Natale, a seconda delle tradizioni delle diverse zone geografiche e delle preferenze personali, riunirsi a tavola durante le feste è comunque un must per la maggior parte delle famiglie, spesso con una preparazione meticolosa di diversi giorni per la scelta delle pietanze, degli addobbi della tavola e della casa. Con l’avvento dei social, siamo abituati a vedere, nelle giornate clou, foto di sontuose tavole imbandite, in una gara a chi ha apparecchiato nel modo più scenografico e a chi ha cucinato le leccornie più prelibate. La tavola delle feste assicura senza dubbio delizie, d’altra parte presenta anche aspetti meno gradevoli che possono diventare anzi una fonte di stress. Vedere la famiglia può farci stare bene ma può anche sollevare malumori e vecchie dinamiche non sane.
Un rituale che rassicura
Ritrovarsi attorno alla tavola durante le festività rappresenta un rituale familiare che si tramanda e resiste nel tempo perché ha una funzione sociale molto importante: rinsaldare i legami e il senso di appartenenza a una comunità ristretta, trasmettere stabilità e sicurezza attraverso il ritrovarsi, sempre nello stesso modo, con le stesse persone, con gli stessi ruoli, con certe pietanze preparate secondo certe regole. Un cerimoniale caratterizzato da una elevata prevedibilità e perciò rassicurante. I rituali sociali connessi al mangiare insieme rappresentano il prendersi cura reciproco, lo scambio e la relazione umana, rispondendo a un bisogno ancestrale. Dovrebbero perciò trasmettere sicurezza e placare l’ansia, ma la realtà di molte persone è assai più complessa, caratterizzata da dissapori familiari, conti in sospeso, perdite, gelosie, aspettative elevate, ansia da prestazione, ansia da invasione nel condividere uno spazio ristretto con parenti non sempre graditi. La realtà è che molte persone si trovano a vivere il Natale in una situazione relazionale che non è quella che desidererebbero. Si festeggiano i buoni sentimenti, l’armonia familiare, ci si aspetta un atteggiamento rilassato e sereno, ed eventuali emozioni negative si percepiscono con ancor più intensità.
Dai miei o dai tuoi?
Decidere dove e con chi trascorrere pranzi e cene può diventare motivo di divergenze e malumori. Uno dei motivi di lite più frequenti nelle coppie durante le feste è infatti decidere come dividere il tempo tra i parenti e con chi stare a pranzo o a cena. La maggior parte delle coppie trova un proprio equilibrio: alcune scelgono di alternare di anno in anno, altre di riunire insieme le famiglie di entrambi, altre ancora preferiscono partire per una vacanza fuori. Non esiste un modo giusto, quanto piuttosto la decisione che rispetta più possibile i bisogni di entrambi.
Conflitti, rabbia e delusioni riguardano maggiormente quelle coppie in cui permangono dinamiche disfunzionali rispetto alle famiglie di origine, tanto che decidere con chi stare è sentito come uno scegliere a chi si vuole più bene. Frustrazioni antiche legate alla storia personale con la propria famiglia vengono facilmente resuscitate dalle feste natalizie e rischiano di riversarsi sul partner, a cui viene richiesta la soddisfazione di bisogni che hanno in realtà radici lontane e di fronte a cui, per quanto impegno si possa mettere, non potrà rispondere in modo completamente soddisfacente. Anche il regalo più bello o la cena meglio riuscita lasciano una sensazione di insoddisfazione, con incomprensioni e litigi, se il partner viene incaricato di risanare mancanze altre, legate alla propria famiglia d’origine.
Aspettative elevate e ansia da prestazione
Attorno a pranzi e cene di Natale si affollano aspettative elevate da più parti e si moltiplicano anche le possibilità di frustrazione. I padroni di casa possono preoccuparsi che tutto sia perfetto, che nulla sia fuori posto o lasciato al caso. Possono dover considerare eventuali necessità alimentari particolari come ospiti con celiachia, con intolleranze e allergie, vegetariani o vegani e soddisfare tutti può essere impegnativo. L’organizzazione di ogni aspetto costituisce un bel carico pratico e mentale perché alla normale quotidianità, si aggiunge un’altra consistente quota di lavoro per comprare regali, fare spesa, cucinare, allestire la tavola, addobbare la casa. Anche da parte degli ospiti le aspettative sono elevate: divertirsi, passare una giornata piacevole, essere accolti con calore e affetto, fare buona impressione, sostenere brillantemente le conversazioni, azzeccare il regalo giusto, non sfigurare. E più le aspettative sono elevate, più aumenta il rischio di stress e delusioni.
Domande inopportune e argomenti caldi
Generalmente ai pranzi di Natale ci si ritrova anche con parenti che non si frequentano abitualmente e scattano quasi inevitabilmente le classiche domande per aggiornarsi sulle principali novità, commenti e battute: «Allora, come va l’università? Quando ti laurei?», «Hai un fidanzato/a?», «Quando vi sposate?», «Quando vi decidete a fare un bambino?», «Il lavoro come procede?», «Come vanno le terapie che stai facendo?», «E mangia! Non sarai mica a dieta?». Pur se poste in buona fede, certe domande possono risultare per molte persone imbarazzanti e disturbanti, soprattutto se toccano scelte personali, sofferenze sottostanti, argomenti delicati su cui sarebbe più opportuno glissare. Molti miei pazienti temono l’interrogatorio dello zio petulante o della cugina impicciona perché magari stanno attraversando un momento difficile, un fallimento negli studi o nel lavoro, la fine di una relazione, una malattia grave, un’infertilità, un disturbo psicologico, e l’ultima cosa che vorrebbero è trovarsi a tavola con altre venti persone a mettersi a nudo su questioni così intime.
Pranzi di Natale e problemi alimentari
L’occasione di festa può trasformarsi in un momento difficile da gestire per chi ha disturbi del comportamento alimentare e per chi è a dieta: paura nel trovarsi di fronte grandi quantità di cibo e numerose tentazioni, paura di perdere il controllo e abbuffarsi, paura del giudizio degli altri e di domande e commenti sul proprio aspetto fisico e sulle proprie abitudini alimentari. Sgarrare può innescare il pensiero “tutto o nulla” per cui ormai un errore ha compromesso tutti le restrizioni precedenti e tanto vale continuare ad abbuffarsi, oppure il senso di colpa per lo sgarro porta ad eccessive restrizioni come saltare i pasti per più giorni, innescando così il rischio di una perdita di controllo e di nuove abbuffate. Anche la pressione degli altri commensali a mangiare può essere stressante e alimentare l’ansia di perdere il controllo. Anche il semplice ascoltare gli altri che parlano di cibo o commenti sull’aspetto fisico di terze persone può essere difficile e creare disagio.
Pranzi di Natale e demenza
Pranzi e cene del periodo natalizio sono un’occasione speciale per le persone anziane per ritrovarsi con i parenti e vivere giornate in compagnia, quando magari abitualmente vivono sole e possono soffrire la solitudine. Soprattutto per le persone affette da demenza può essere di aiuto essere circondate dall’affetto delle persone care, tuttavia occorre fare in modo di attenuare lo stress che queste occasioni possono procurare a chi è affetto da un declino cognitivo. Adeguare l’ambiente permette di facilitare l’orientamento e di limitare la confusione mentale. Ad esempio, bisognerebbe apparecchiare la tavola nel modo più semplice possibile in modo da ridurre i fattori di confusione nell’uso di posate e stoviglie, evitando troppo disordine e troppi stimoli. Un numero di invitati limitato, ambiente ben illuminato, rumore non eccessivo sono altri accorgimenti utili. È consigliabile decidere insieme in anticipo il menù per assecondare le preferenze della persona anziana o per adeguarlo alla sua dieta. La parola d’ordine è coinvolgere: ricordare insieme le festività del passato permette alla persona anziana con demenza di sentirsi più partecipe. Anche nelle fasi avanzate di malattia, infatti, è conservata una memoria emozionale che permette di percepire ancora sensazioni positive.
Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta
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