Benessere

Eventi tragici, cosa dire ai bambini?

La tentazione più forte nei confronti dei più piccoli, in tutte le circostanze drammatiche, è non dire, nascondere, minimizzare, evitare, cambiare discorso. Invece hanno bisogno di essere aiutati a capire

Esitare prima di imboccare un ponte, provare un brivido lungo la schiena nell’attraversarlo, guardare con preoccupazione lo stato dei piloni che lo sorreggono: a molti di noi sta succedendo, dopo il tragico crollo del viadotto Morandi a Genova. Anche chi non ha assistito, anche chi abita in zone lontane, si scopre a provare apprensione nel dover percorrere ponti, cavalcavia, passerelle sopraelevate che magari prima imboccava sovrappensiero. Le immagini sconvolgenti delle macerie, i racconti dei sopravvissuti, dei soccorritori e dei testimoni sono state trasmesse in tv con insistenza martellante; i funerali delle vittime sono stati trasmessi in diretta suscitando profonda commozione. A molti succede di dover allontanare dalla mente il pensiero terribile di come deve essere, accorgersi che la strada si sbriciola sotto di sé. Se per noi adulti il turbamento emotivo è così intenso, cosa provano i bambini di fronte ad eventi così drammatici? L’eco dell’evento è stata così vasta, che è molto improbabile che anche i bimbi più piccoli non ne abbiano avuto una qualche percezione.

Per la popolazione direttamente colpita dall’evento, per i genovesi e per coloro che si trovavano nella zona, per le vittime e i loro familiari, sia adulti che bambini, si parla di trauma psicologico, per cui è stata attivata sin dai primi momenti un’opportuna assistenza psicologica. Ma come comportarsi con i bambini che non sono stati toccati direttamente dal dramma ma hanno assistito alle scene in tv, ascoltato conversazioni sulla tragedia, percepito l’inquietudine dei genitori? Come spiegare quello che è accaduto? Parlarne o no?

La tentazione più forte nei confronti dei bambini, in tutte le circostanze drammatiche, è non dire, nascondere, minimizzare, evitare, cambiare discorso. L’intento è quello di proteggerli, evitando loro ogni contatto con ciò che può farli soffrire o spaventare. Oppure, alle loro domande preoccupate, si risponde tagliando corto con una pietosa bugia : “Tranquillo, a noi non accadrà mai”. Anche se è bene risparmiare loro l’esposizione alle immagini televisive che possono essere scioccanti, evitare l’argomento non è una buona idea, come in tutte le altre occasioni in cui è accaduto qualcosa di tragico che in qualche modo hanno percepito. Così come noi adulti possiamo sentire l’esigenza di guardare programmi televisivi sull’accaduto, leggere articoli attinenti, parlarne con altre persone, perché ci serve ad elaborare l’esperienza che ci ha turbato, anche i bambini hanno la necessità innanzitutto di dare un nome a quello che vedono, sentono o anche solo intuiscono, e poi di elaborarlo con la parola o con il gioco.

Anche in questo caso, i bambini hanno bisogno di sapere la verità, che però va dosata bilanciandola con la rassicurazione. Rassicurare non significa mentire. Non possiamo garantire che quello che è accaduto là non capiterà mai più e non capiterà a noi, ma possiamo dire che è molto improbabile, che è un evento molto raro e che d’ora in poi le persone faranno più attenzione, più controlli, e si daranno da fare perché non accada più. Eventuali immagini televisive viste dal bambino vanno commentate insieme, “tradotte”: lasciarlo solo davanti allo schermo lo espone a stimoli troppo intensi e diretti per essere rielaborati e gestiti e al rischio di una interpretazione distorta, con lo sviluppo di fobie. Soprattutto, occorre dare spazio alle emozioni: aiutare i bambini a metterle in parole, lasciare che le esprimano senza giudicarle.  E se anche noi adulti siamo turbati o spaventati non occorre che lo nascondiamo, anzi: ammettendolo, offriamo ai bambini un modello sano, un punto di riferimento per capire che di fronte a uno stress è normale provare paura, rabbia, tristezza. Quello che può turbarli è uno sfogo incontrollato in cui l’adulto è preda delle emozioni e non ne ha più padronanza. A parte questa eventualità, da cui i bambini vanno protetti, di norma è invece utile riconoscere con loro che anche noi sentiamo quelle emozioni e proviamo quella sofferenza che sentono dentro di sé, e che tutto questo è normale e accade alla maggior parte delle persone.

 

Dott.ssa Lucia Montesi
Psicologa Psicoterapeuta
Piane di Camerata Picena (AN)
Montecosaro Scalo (MC)
Tel. 339.5428950