“L’amore è cieco”, si dice. A dire il vero, a voler essere precisi, dovremmo dire che “l’innamoramento è cieco”, mentre l’amore ci vede molto meglio. Innamoramento e amore, infatti, sono due condizioni diverse. Molti considerano i due termini come sinonimi e intercambiabili, in realtà descrivono due stati affettivi ben diversi e conoscere la differenza può evitare anche fraintendimenti o conclusioni errate sulla natura e intensità del proprio rapporto di coppia.
L’innamoramento è una fase temporanea caratterizzata da sensazioni ed emozioni molto intense e coinvolgenti e da segnali fisici come le cosiddette “farfalle nello stomaco”, il batticuore, la vertigine, il calo o aumento dell’appetito, la sensazione di maggiore energia, il minor bisogno di sonno. Quando siamo innamorati ci basta vedere l’altra persona per essere travolti da questo uragano di sensazioni, e anche il pensiero è polarizzato sull’altro fino a diventare un’ossessione costante. A dominare, nell’innamoramento, è il desiderio dell’altro, della sua presenza, solitamente accompagnato anche dal desiderio erotico e dall’attrazione fisica.
L’innamoramento fa sentire di “perdere la testa”, è irrazionale e fuori controllo, e non a caso i fenomeni biochimici che lo accompagnano sono gli stessi che caratterizzano l’assunzione di sostanze stupefacenti (e infatti si dice che l’altro “è come una droga” e la sua presenza non basta mai) e il disturbo ossessivo-compulsivo. Euforia, iperattività, eccitazione, bisogno irrefrenabile: il cervello innamorato e quello sotto effetto di cocaina hanno molto in comune! Si liberano sostanze come la dopamina, che corrisponde a stati di piacere, appagamento e soddisfazione, e la noradrenalina che fa sperimentare i sintomi neurovegetativi come il batticuore. Nelle femmine il testosterone aumenta, alimentando il desiderio sessuale, mentre nei maschi, inaspettatamente, diminuisce rendendoli più dolci. Tutti questi fenomeni hanno una durata temporale limitata, in genere si esauriscono in due o tre anni, perché altrimenti comporterebbero un dispendio energetico eccessivo.
L’innamoramento è irrazionale perché avviene pur non avendo una conoscenza approfondita dell’altra persona. D’altra parte, il suo scopo evolutivo è quello di far avvicinare due individui perché si accoppino e la “cecità” dell’innamoramento, che fa vedere l’altro perfetto non permettendo di cogliere anche tutti i suoi difetti o i possibili problemi del rapporto e impedendo di percepire le differenze, è funzionale proprio a favorire più facilmente e prima possibile un avvicinamento. Nell’ innamoramento l’altra persona è idealizzata, la vediamo speciale e vediamo in lei chi finalmente appagherà i nostri bisogni; allo stesso tempo mostriamo all’altro un’immagine idealizzata di noi. La scelta della persona di cui ci innamoriamo è guidata in gran parte da meccanismi inconsci collegati agli oggetti d’amore del nostro passato, a ferite, aspettative e mancanze vissute nell’infanzia, che ci fanno credere che finalmente quella persona ci darà tutto quello che ci è mancato.
L’amore solitamente segue la fase dell’innamoramento, anche se non è una regola assoluta. L’amore è un sentimento, che ha un carattere più stabile e duraturo delle emozioni intense e tumultuose dell’innamoramento e si concretizza maggiormente in una progettualità. Amare significa volersi prendere cura in modo duraturo di una persona e garantisce la stabilità del rapporto. Anche a livello biochimico, corrisponde a una liberazione di ossitocina e vasopressina, ormoni che spingono alla vicinanza, all’affettuosa dedizione. L’amore nasce dalla conoscenza reale dell’altro, una visione realistica in cui possiamo percepire anche i suoi difetti e in cui prevale la dimensione dell’impegno reciproco e del lavoro di cura del legame, portato avanti giorno per giorno. Nell’innamoramento domina il nostro desiderio impellente di avere un altro idealizzato, mentre l’amore è volere la felicità dell’altro, rispettarlo, accettarlo nella sua interezza, dare al suo pensiero e ai suoi sentimenti la stessa importanza che diamo ai nostri.
Vedere l’altro e accettarlo per quello che è e rinunciare all’illusione che possa colmare tutti i nostri vuoti, segna l’uscita dalla fase dell’innamoramento e la possibilità del passaggio alla fase dell’amore maturo, in cui siamo meno dipendenti dall’altro e in una posizione più equilibrata. Alcune persone scambiano questo passaggio per la fine del proprio coinvolgimento col partner; la minore intensità della passione rispetto a quella che caratterizzava l’innamoramento, può essere interpretata come un venir meno dell’interesse, come un essere meno “presi”. Pensare erroneamente che l’amore si manifesti nella stessa modalità dell’innamoramento può indurre perciò frustrazione e insoddisfazione. In realtà questi cambiamenti costituiscono la fisiologica evoluzione della fase temporanea dell’innamoramento. Possiamo dire che l’innamoramento dà l’energia per creare il legame, mentre l’amore consente di consolidarlo e mantenerlo nonostante l’emergere delle inevitabili differenze e delle difficoltà quotidiane.
Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta
Piane di Camerata Picena (AN)
Montecosaro Scalo (MC)
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