Benessere

Psicologia: la noia, uno stato sgradevole ma anche utile

La noia è percepita come spiacevole e frustrante, ma può diventare anche una risorsa. I consigli della psicologa

ragazzo, stagione, passeggero, noia
Foto di Vladimir López da Pixabay

La noia è uno stato emotivo, temporaneo o duraturo, caratterizzato dal desiderio non appagato di fare o provare qualcosa di soddisfacente, dato dall’assenza di azione o da attività percepite come ripetitive e monotone.  La noia è accompagnata da insofferenza, senso di agitazione o al contrario sonnolenza, difficoltà di concentrazione, senso di vuoto, apatia e disinteresse.

Lucia Montesi
La psicoterapeuta Lucia Montesi

È “un desiderio di desideri” (Tolstoj), la sensazione che manchi qualcosa, ma senza sapere bene cosa: vorremmo fare qualcosa, ma non abbiamo voglia di fare niente. La noia può riguardare diversi ambiti di vita: possiamo annoiarci in situazioni specifiche come dover attendere qualcuno o svolgere compiti ripetitivi, o nell’interazione con gli altri, o nel nostro lavoro, o quando non ci sentiamo emotivamente coinvolti o non ci sentiamo stimolati mentalmente, quando le sfide presentate dalle attività sono inferiori alle nostre capacità.

Possiamo provare anche una noia cronica che prescinde dalle attività specifiche in cui siamo impegnati, e una noia esistenziale legata a una mancanza di senso nella vita.

Perché la noia non ci piace

Oggi abbiamo a disposizione così tanti stimoli che raramente ci annoiamo. La vita contemporanea è frenetica tra impegni di lavoro, impegni familiari e attività di svago. In particolare con la diffusione degli smartphone, si sono moltiplicati all’infinito i contenuti a cui accedere in ogni momento ed è difficile che si creino spazi totalmente vuoti.

Essendo meno abituati a sperimentare la noia, siamo anche meno attrezzati per tollerarla quando si presenta e tendiamo a percepirla negativamente come uno spreco di tempo e come sinonimo di pigrizia, a valutarla come nociva, ad esserne spaventati e tentare di eliminarla prima possibile. Nella nostra cultura, le persone che si annoiano sono percepite negativamente, come poco motivate o incapaci di usare il tempo in modo proficuo.

Chi si annoia di più

Alcuni fattori predispongono maggiormente a sperimentare noia: le donne tendono ad annoiarsi più facilmente degli uomini, gli adolescenti e gli anziani più degli adulti; le persone più intelligenti e con status socio economico basso si annoiano con più facilità; chi ha un alto livello di curiosità e bisogno di stimolazione, una bassa capacità di autocontrollo, un bisogno di gratificazioni immediate o un senso di impotenza e di scarsa efficacia nell’influenzare la propria vita, sperimenta più frequentemente noia.

Le persone che hanno bisogno di sensazioni forti si annoiano subito, passano da un’attività all’altra e non approfondiscono le relazioni perché la stabilità emotiva non produce più adrenalina e fa perdere interesse. Per quanto riguarda i fattori esterni, ci annoiamo di più in ambienti privi di stimoli, nella routine eccessiva e anche nell’eccessiva stimolazione.

La noia come risorsa

Di solito rifuggiamo la noia, ma essa può avere anche delle potenzialità positive, se invece di cercare distrazione all’esterno, cogliamo l’occasione per rivolgerla dentro di noi e usarla per stimolare la riflessione, la creatività e lo sviluppo personale.

Del resto, in passato l’oziare era un tempo dedicato alla cura delle mente e dello spirito, così come nelle filosofie orientali i momenti di vuoto sono preziosi per potersi concentrare sul proprio respiro senza pensare ad altro. D’altra parte, a differenza dell’ozio la noia non è intenzionale, non è scelta deliberatamente ma è conseguenza della non azione o di un’attività monotona. Che sia scelta o subita, comunque, la noia impone di stare fermi, di sospendere l’azione e ci assicura uno spazio per pensare, e allo stesso tempo ci spinge ad agire verso una direzione che sia più soddisfacente.

La noia stimola la creatività perché permette alla mente di avere spazio per divagare, anzi, si è osservato che più la noia è intensa, più ne conseguirà un risultato creativo, perché lo stato di noia facilita le intuizioni e aumenta l’attenzione verso gli stimoli che sopraggiungono a interromperla, ricaricando di energia. Accogliere la noia e usarla per connetterci con i nostri pensieri ed emozioni può renderci più consapevoli di noi stessi e di ciò che desideriamo e aprire la strada a cambiamenti, ci permette di raccogliere le idee e ricominciare ad agire con nuovi progetti.
Diversi studi hanno anche dimostrato che nei momenti di inattività il cervello può fare connessioni inaspettate tra diverse idee ed informazioni e dare vita a soluzioni innovative.

Quando la noia diventa patologica

La noia può essere sia un fattore di rischio che un effetto di diversi disturbi psicologici. La noia e l’insoddisfazione persistenti sono associate e un maggior rischio di disturbi psicopatologici come depressione, ansia, binge eating, abuso di sostanze e alcol, ludopatia. La noia come condizione esistenziale è accompagnata da disinteresse per il mondo, da assenza di emozioni, da una quotidianità in cui niente coinvolge. Non a caso, le persone alessitimiche, che hanno difficoltà a riconoscere le proprie emozioni, sono particolarmente propense ad annoiarsi, e l’alessitimia è un fattore di rischio per tutti i disturbi mentali.

La noia può diventare apatia e perdita di interesse e piacere nelle attività abituali e sconfinare così in un disturbo depressivo. La noia può portare a ruminazione mentale e assenza di piacere che a loro volta favoriscono la depressione. In questo caso sono presenti anche un appiattimento nella capacità di sentire le emozioni, autosvalutazione di sé, sensi di colpa, tristezza, ritiro dal mondo esterno. D’altro canto, la depressione stessa può causare noia perché induce a ritirarsi dalle attività piacevoli e influendo negativamente sulla concentrazione rende difficile focalizzarsi su attività coinvolgenti. Si crea perciò un circolo vizioso in cui noia e depressione si alimentano a vicenda.
Il tentativo di sfuggire alla noia e trovare sollievo può condurre anche a comportamenti rischiosi, a gioco d’azzardo, abuso di sostanze o abbuffate di cibo.

La noia patologica come rifugio

La noia può avere origine in un profondo senso di inadeguatezza e nella difficoltà a individuare i propri bisogni, a trovare un senso, uno scopo che motivi la propria esistenza. L’assenza di desiderio che caratterizza la noia può servire a non sentire la frustrazione per desideri e obiettivi percepiti come irrealizzabili e quindi a non soffrire di fronte all’impossibilità di raggiungerli.
Un sentimento cronico di noia può rappresentare anche un modo per non confrontarsi con la realtà, per non mettersi alla prova, per non sperimentare le proprie capacità e per mettersi al riparo da possibili fallimenti. In questo caso la noia assume un ruolo protettivo, diventa un rifugio per avere tutto sotto controllo, per evitare ogni movimento e quindi ogni rischio, ma anche ogni evoluzione.

Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta
Consulenza, sostegno e psicoterapia  online tramite videochiamata
Per appuntamento tel. 339.5428950

Ti potrebbero interessare