Benessere

Psicologia, perché è così difficile cambiare?

Anche quando sono desiderati, i cambiamenti ci destabilizzano e possono suscitare resistenze e autosabotaggi. Ecco perché secondo la psicologa

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Camaleonte (Foto da Pixabay di ELG21)

Il cambiamento è una costante della nostra vita, dalla nascita in poi va di pari passo con la crescita.  Tutti prima o poi dobbiamo confrontarci con il cambiamento, che sia in positivo o in negativo. Alcuni cambiamenti accadono senza che lo vogliamo e a noi non resta che adattarci o meno, altri sono desiderati e perseguiti con tenacia; il cambiamento desiderato può essere raggiunto oppure no. In ogni caso, cambiare è molto spesso un percorso psicologicamente complesso, non privo di aspetti conflittuali, influenzato non solo dalle caratteristiche di personalità di ciascuno ma anche da numerosi altri fattori che si sommano in un esito non scontato.

La paura del nuovo

Lucia Montesi
La psicoterapeuta Lucia Montesi

Alcune persone detestano i cambiamenti, di qualsiasi genere, anche minimi. Ne vengono destabilizzate perché hanno bisogno di mantenere abitudini, routine, ordine e controllo. Può trattarsi di paura del nuovo, timore di sperimentare territori sconosciuti, non poter prevedere i risultati. Se il cambiamento è in negativo, proviamo rabbia e tristezza perché dobbiamo abbandonare ciò che lasciamo dietro di noi per ricominciare qualcosa di sconosciuto.

La paura del cambiamento positivo

Anche quando siamo convinti che ciò che desideriamo ci porterà gioia o soddisfazione e che sarà per noi un traguardo positivo, possiamo inconsciamente temerne le conseguenze. Il cambiamento è vissuto come un potenziale pericolo dalla mente, perché richiede comunque di fronteggiare l’ignoto e di spendere energie per adattarvisi. Così finiamo per preferire una situazione sgradevole che però almeno conosciamo bene, a qualcosa di potenzialmente migliore ma poco conosciuto. Un successo potrebbe mettere in discussione la nostra stessa identità, potremmo dover rivedere ciò che abbiamo sempre pensato di noi stessi,  e questo rappresenta una minaccia.

Il senso di colpa

Può accadere che siamo intimamente convinti di non meritare di essere felici, di non avere valore, per cui ci accontentiamo. Credenze che ci portiamo dentro dall’infanzia e dalla nostra famiglia di origine, possono averci convinto che riuscire in qualcosa significa essere autonomi, ed essere autonomi significa essere cattivi ed essere puniti, mentre infelicità e malattia attirano l’amore e la preoccupazione degli altri.

Scarsa fiducia in sé

La resistenza ad affrontare i cambiamenti può derivare dalla paura di doversi confrontare con il fallimento e con lo scoprirsi incapaci e inadeguati, dal concentrarsi solo sulle possibili criticità. Così possiamo autosabotarci, mandando subito a monte un obiettivo o un progetto a cui teniamo molto, perché così ci evitiamo l’ansia che il portarlo avanti ci comporterebbe e che temiamo di non riuscire a sostenere ed evitiamo di confrontarci con l’incertezza dell’esito, che è fuori dal nostro controllo.

Scarsa consapevolezza

Possiamo proporci cambiamenti che non riusciamo a raggiungere. Il mancato raggiungimento può dipendere dal fatto che non sono obiettivi autentici, realmente rispondenti a noi stessi, ma sono obiettivi perseguiti ad esempio per avere l’approvazione di altri o per assecondare le loro aspettative. Se spinto solo dal senso del dovere e non da una autentica motivazione, il cambiamento è destinato al fallimento. In altri casi perseguiamo cambiamenti fuori dalla nostra portata, troppo ambiziosi e carichi di aspettative, sovrastimandone le possibilità di realizzazione e andando incontro a inevitabile frustrazione.

Resilienza e cambiamento

La resilienza è la capacità di adattarsi al cambiamento, perciò le persone che possiedono più fattori di resilienza sono avvantaggiate nell’affrontare i cambiamenti. Quali sono le caratteristiche di una persona resiliente?

  •  Autoefficacia: la fiducia nella propria capacità di risolvere i problemi.
  • Controllo interno: la convinzione che gli eventi siano influenzati dal proprio comportamento.
  • Indipendenza: saper agire senza essere condizionati dall’opinione altrui.
  • Impegno: la capacità di definire e perseguire degli obiettivi.
  • Sfida: visione dei cambiamenti come opportunità di crescita.
  • Abilità comunicative: saper ascoltare e farsi ascoltare, comprendere le emozioni, confrontarsi senza prevaricare.
  • Spiritualità: profonde convinzioni ideologiche e filosofiche che danno un significato superiore alla propria esistenza.
  • Supporto sociale: la presenza di relazioni con persone premurose e solidali.
  • Senso dell’umorismo.
  • Flessibilità: la capacità di vedere le cose da diverse angolazioni.

La reazione degli altri

Quando le persone cominciano a cambiare, ad abbandonare le abituali modalità di essere e comportarsi che procuravano loro sofferenza a favore di altre più sane, questo può risultare  scomodo per gli altri, come nel caso della persona da sempre remissiva che comincia a far valere i propri diritti. La situazione più frequente è quella della persona che comincia ad essere più assertiva, a manifestare la rabbia, a esprimere le sue opinioni e a non subire più passivamente ciò che prima tollerava. Probabilmente, le prime volte lo farà anche in modo maldestro, oppure si tratterrà fino al punto di scoppiare all’improvviso, e sicuramente ci sarà qualcuno che dirà «Ma come, non ti riconosco! Da te non me l’ aspettavo una reazione del genere!».

Poiché di solito la persona che subisce lo fa per timore di deludere gli altri e perderne l’affetto, questa frase va a colpire proprio il suo punto più vulnerabile, confermando le sue fantasie di danneggiamento della relazione, perdita dell’amore e abbandono da parte degli altri. E spesso tornerà sui suoi passi, colpevolizzandosi e convincendosi di aver sbagliato ad esprimere le sue necessità o difendere i suoi diritti. Così il cambiamento personale viene osteggiato dagli altri.

Il sistema si oppone al cambiamento

Anche quando non sono apertamente osteggiati dagli altri, i cambiamenti di uno producono sempre una certa resistenza negli altri. Noi viviamo infatti costantemente inseriti in sistemi di relazioni (il sistema coppia, il sistema famiglia, il sistema gruppo di amici, il sistema classe di scuola, il sistema colleghi di lavoro e così via) e per natura ogni sistema tende a mantenere il suo equilibrio e ad opporsi al cambiamento

Perciò, quando un suo membro devia, il sistema nel suo complesso fa resistenza. Da un lato questo è utile per mantenere l’identità del sistema, ma se è eccessivo ostacola ogni cambiamento ed evoluzione perciò occorre una certa flessibilità per adattarsi e trovare un equilibrio nuovo. Anche la famiglia o la coppia, come gli altri sistemi, cercano di preservare il loro equilibrio attuale, anche se fa stare male, e oppongono una certa resistenza quando uno dei membri porta un cambiamento. Quelle più disturbate e rigide si bloccano, altre più flessibili riescono ad accettare il cambiamento quando lo considerano sicuro e non pericoloso.

Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta
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