Se dovessimo descrivere come siamo, che aggettivi useremmo per caratterizzare la nostra personalità?
Molti pazienti si trovano in difficoltà quando chiedo loro di descriversi, perché le caratteristiche della personalità sono così numerose e diversificate che diventa difficile dare un quadro sommario di sé stessi.
La personalità di un individuo è già complessa, se poi consideriamo tutte le differenze esistenti tra gli individui e tutte personalità che osserviamo negli esseri umani, le possibilità si dilatano all’infinito. Nella storia della psicologia, diverse teorie hanno cercato di dare una descrizione esaustiva della personalità. Le teorie più accreditate sono quelle che vedono la personalità come composta da una somma di tratti. I tratti sono caratteristiche della personalità che influenzano il comportamento e sono stabili nel tempo e difficilmente modificabili. Tra le teorie dei tratti, approfondiamo una delle più famose, che ha cercato di ridurre a poche grandi categorie tutte le possibili sfumature della personalità.
I Big Five
Una delle teorie più note sulla personalità è la teoria dei Big Five, per cui la personalità può essere descritta attraverso cinque grandi fattori. Secondo questa teoria, introdotta per la prima volta da Goldberg e poi ripresa da Norman, Mc Crae e Costa, tutte le caratteristiche della personalità, pur essendo moltissime e con molteplici sfumature, possono rientrare in queste cinque macrocategorie, ovvero Estroversione, Amicalità, Coscienziosità, Nevroticismo e Apertura all’esperienza.
Ogni categoria rappresenta un continuum di intensità di una caratteristica compreso tra due estremi e ogni individuo può collocarsi in qualunque posizione lungo il continuum, avvicinandosi più a un polo o all’altro o trovandosi al centro.
Vediamo in dettaglio ogni categoria e proviamo a collocarci lungo questa linea immaginaria e descrivere così la nostra personalità, cogliendo l’occasione per fare un po’ di autoanalisi. Online è anche facilmente reperibile gratuitamente il test Big Five, un questionario con domande che permettono di ottenere la propria percentuale per ogni categoria.
1)Estroversione: riguarda la disposizione verso le interazioni sociali e l’ambiente esterno, nonché il livello di stimolazione tollerato nei contatti sociali. Verso il polo dell’estroversione troviamo dinamismo, socievolezza, loquacità, mentre verso quello dell’introversione prevale una tendenza alla riservatezza, alla sobrietà, alla tranquillità e ad essere assorbiti dal proprio mondo interno invece che dall’ambiente esterno. Le persone più estroverse traggono energia dalle situazioni sociali e le ricercano, fanno facilmente nuove amicizie, si esprimono con facilità, stanno volentieri in gruppo, mentre le persone più introverse si affaticano nei contesti molto stimolanti, hanno bisogno di solitudine e tranquillità per ricaricarsi, preferiscono piccoli gruppi o interazioni uno-a-uno.
2)Amicalità: indica la tendenza ai comportamenti prosociali e fino a che punto il soggetto è capace di mettersi nei panni degli altri e comprende i tratti della cortesia, dell’altruismo, dell’empatia e della cooperatività, o all’estremo opposto dell’indifferenza, dell’ostilità, dell’insensibilità. Una persona può quindi essere compassionevole, fiduciosa, generosa, gentile, tendere a evitare i conflitti, o invece sospettosa, egoista, competitiva e irritabile.
3)Coscienziosità: riguarda il grado di autocontrollo e diligenza di un individuo e il grado di organizzazione, persistenza e motivazione nel raggiungere gli obiettivi. Comprende scrupolosità, perseveranza, affidabilità, autodisciplina e i loro opposti. Verso un estremo troviamo le persone più ordinate, responsabili, puntuali, zelanti, perfezioniste, che amano pianificare in anticipo, mentre verso l’estremo opposto troviamo le persone disorganizzate, ritardatarie, poco disciplinate, impulsive.
4)Nevroticismo: riguarda l’equilibrio e la stabilità emotiva. A un estremo della categoria troviamo le persone insicure, frustrate, emotive, tristi, preoccupate, con sbalzi di umore e bassa autostima, che si agitano facilmente e risentono molto dello stress, e dall’altro persone emotivamente stabili, sicure, rilassate, con buona autostima, che mantengono la calma in situazioni stressanti e si riprendono facilmente da eventi negativi.
5) Apertura all’esperienza: riguarda tratti come il conformismo o al contrario originalità e creatività, apertura mentale. Misura quanto una persona apprezza le novità e ricerca nuove esperienze. Da un lato ci sono persone avventurose, che amano sperimentare, apprezzano il cambiamento e le sfide, amano imparare cose nuove e viaggiare, dall’altro persone più tradizionaliste, pragmatiche, abitudinarie, poco inclini al cambiamento e alla flessibilità, che preferiscono ambienti familiari e conosciuti.
Questi fattori sono universali, in quanto sono stati riscontrati in diverse popolazioni, tanto che si ipotizza una loro origine biologica.
Tuttavia, la personalità non è così granitica e stabile ma si modifica con la crescita e la maturazione e in relazione all’interazione con l’ambiente e il contesto culturale.
Non esiste una personalità più “giusta” di un’altra ma ci sono infinite gradazioni tra i due poli estremi di ogni tratto, ed ogni individuo è il risultato di una combinazione unica e irripetibile tra questi tratti e le esperienze di vita.
Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta
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