Praticare attività fisica è un’abitudine sana e raccomandabile per gli innumerevoli benefici sia fisici che psicologici. Tuttavia, anche in questo ambito l’eccesso può diventare svantaggioso o persino pericoloso, con conseguenze di diversa entità. Il 30% di chi va in palestra si dice moderatamente preoccupato dell’aspetto fisico, nel 10% questa preoccupazione raggiunge l’entità di disturbo. Si chiama vigoressia l’ossessione che spinge ad ottenere a tutti i costi un corpo atletico e scolpito e induce la mente a concentrarsi solo su tono muscolare, massa magra, allenamenti, alimentazione iperproteica. Tutto il resto passa in secondo piano, al punto da trascurare affetti, famiglia, scuola, lavoro, fino a compromettere relazioni sociali e opportunità professionali.
La persona dipendente dal fitness frequenta la palestra in modo compulsivo, non semplicemente per mantenersi in forma o per scaricarsi o divertirsi: se qualcosa le impedisce di farlo anche per poco tempo, ne soffre. L’esercizio fisico (il sollevamento pesi, soprattutto, ma anche la corsa e altri sport individuali) è praticato in forma molto intensa per molte ore a settimana o al giorno e con obiettivi sempre più ambiziosi; i risultati ottenuti vengono di volta in volta mostrati orgogliosamente sui social. Molto tempo viene speso nel guardarsi allo specchio, controllando ogni minimo cambiamento.
Chi soffre di questo disturbo ha una percezione distorta del proprio corpo, continua a vedersi gracile e poco sviluppato anche quando non lo è, teme di essere “piccolo”, pretendendo sempre di più, allenandosi anche quando non è opportuno (come dopo un infortunio) e trascurando dolore e altri segnali di malessere del corpo. Se il corpo non è tonico al punto desiderato, è restio a mostrarsi agli altri e si vergogna. Molti assumono integratori e steroidi anabolizzanti, al di fuori del controllo medico, esponendosi al rischio di effetti collaterali anche gravi. Spesso anche l’alimentazione viene modificata senza la guida di un professionista, ma sulla base di qualche informazione presa da internet o sulla base di consigli di qualche influencer privo di competenze nel settore. Le scelte alimentari si indirizzano su cibi sani, ipocalorici e altamente proteici.
Non si tratta di semplice passione per l’attività fisica ma di una forma di dipendenza, perché è accompagnata da disagio nel caso che si debba, ad esempio, saltare un allenamento; l’inattività fisica è temuta, provoca ansia, irrequietezza, depressione e senso di colpa. Anche la prospettiva di una cena tra amici può diventare ansiogena e indurre alla rinuncia, al pensiero di essere costretti a mangiare cibo “normale” insieme agli altri e di non poter seguire la propria dieta, o nel caso comporti la necessità di saltare un allenamento, portando progressivamente all’isolamento e al deterioramento delle relazioni sociali.
Ciò che contraddistingue il disturbo, rispetto alla sana passione per lo sport, è che la persona non riesce più a controllarsi, ovvero sistematicamente oltrepassa i limiti stabiliti, allenandosi più di quanto si era ripromessa di fare, non riuscendo a farne a meno, malgrado l’intenzione contraria.
La persona con vigoressia non è consapevole di avere un disturbo e, del resto, anche da parte degli altri è difficile associare a un fisico prestante e tonico l’idea di un disturbo, quando la cultura attuale propone anzi questo tipo di fisicità come prototipo di bellezza a cui tendere, un ideale che suscita semmai ammirazione e invidia. Un corpo forte, asciutto e definito è associato a successo, autocontrollo, riconoscimento sociale e felicità.
Si tratta di un disturbo più frequente fra gli uomini, anche se ultimamente si sta diffondendo anche tra le donne. Finora, le donne hanno puntato maggiormente al controllo del peso, inseguendo l’obiettivo di un corpo più magro, proposto dai mass media come modello estetico da raggiungere, mentre l’ideale estetico maschile dà maggiore risalto alla tonicità muscolare. Bassa autostima, insicurezza, insoddisfazione per il proprio aspetto e per sé stessi in generale, continuo confronto con gli altri sono caratteristiche comuni. Gli adolescenti sono particolarmente esposti: di fronte al disagio dei cambiamenti che il loro corpo attraversa e della paura del giudizio altrui, sono facilmente attirati dalla promessa di un risultato eccezionale in tempi rapidi. La percezione di avere padronanza del corpo dà un senso di controllo, i risultati ottenuti aumentano la fiducia in sé spingendo in una spirale senza fine. Le tematiche dell’accettazione di sé e della paura del giudizio e del rifiuto sono quindi le aree su cui lavorare per poter uscire da questa forma di dipendenza.
Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta
Piane di Camerata Picena (AN)
Montecosaro Scalo (MC)
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