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Serendipità: è davvero solo un caso? Risponde la psicologa

Serendipità significa trovare qualcosa di importante mentre stavamo cercando altro. Può sembrare una piacevole coincidenza casuale, ma in realtà la serendipità è favorita dal nostro atteggiamento mentale

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(Foto di MeganY da Pixabay)

“Serendipità” è il termine con cui si indica il fatto di trovare o scoprire qualcosa di importante, di prezioso o risolutivo, mentre si sta cercando altro. Con lo stesso termine si indica anche la capacità che rende ciò possibile: capacità di accorgersi  di qualcosa di inatteso, di individuarlo e di utilizzarlo come occasione vantaggiosa. Ciò che viene trovato, infatti,  pur non avendo nessun collegamento con quello che si stava cercando, si rivela però altrettanto utile e importante, qualcosa di cui avevamo bisogno o che ci permette di risolvere un problema. La serendipità si traduce, nel concreto, in quelli che definiamo colpi di fortuna, o scoperte, o piacevoli coincidenze. In ogni caso, la sensazione associata è piacevole e gratificante, perché quello che troviamo per caso comporta un cambiamento in senso positivo e migliorativo, dal ritrovamento fortuito di un oggetto che cercavamo da tanto tempo, fino all’incontro casuale con quello che sarà l’amore della nostra vita mentre eravamo concentrati in tutt’altro.

Alcuni esempi che vengono sempre citati quando si parla di serendipità sono la scoperta dell’America, o scoperte scientifiche e invenzioni tecnologiche di grande impatto, come la penicillina, il Viagra, le leggi di gravità, i neuroni specchio, la dinamite, il forno a microonde; tutte scoperte o invenzioni avvenute mentre si cercava qualcos’altro oppure sviluppate da un errore o da un fallimento. Ma parliamo di serendipità anche nella quotidianità e per fatti di portata minore, in qualunque ambito della vita.

Lucia Montesi

Il termine serendipità viene da Serendip, l’antico nome arabo dell’attuale Sri Lanka. Venne usato per la prima volta dallo scrittore H.Walpole nel 1754 in una lettera ad un suo amico, riferendosi alla fiaba “I tre principi di Serendip”, in cui i protagonisti mostrano di possedere una sorprendente abilità nel risolvere problemi difficili utilizzando intuizioni e scoperte inaspettate.

La serendipità viene comunemente considerata come un fenomeno accidentale.  In realtà non si tratta  solo di caso o di fortuna, ma anche di atteggiamento mentale. Nella serendipità giocano infatti un ruolo importante la flessibilità, l’apertura mentale, la curiosità, la sensibilità, la prontezza di cogliere al volo le opportunità. Occorre insomma una mente preparata che sia in grado di notare l’inatteso e utilizzarlo in modo vantaggioso. Il caso offre delle possibilità, ma sta a noi saperle cogliere. La serendipità si verifica più facilmente quando non abbiamo previsioni, aspettative particolari, ipotesi già stabilite che potrebbero costituire un ostacolo, un limite alla possibilità di notare l’elemento inatteso che esce dagli schemi. Il cervello sembra cogliere maggiormente stimoli che normalmente non coglierebbe, quando non sa cosa aspettarsi da una situazione, non ha aspettative specifiche, non è concentrato su un obiettivo circoscritto ma si trova in una condizione di attività vigile ma aperta in tutte le direzioni. Al concetto di serendipità si affiancano infatti quelli di pensiero divergente e di pensiero creativo: modi di pensare che esplorano alternative fuori dai consueti schemi, permettono di adottare prospettive inusuali e di trovare soluzioni nuove. Serendipità, pensiero divergente e pensiero creativo si influenzano reciprocamente. Allo stesso tempo, però, perché si verifichi la serendipità occorrono di solito una base di conoscenza, un sapere, uno studio, altrimenti non avremmo nemmeno gli strumenti per poter dare valore a ciò che scopriamo e per ritenerlo importante. Difficile che le grandi scoperte dovute a serendipità avvengano all’improvviso dal nulla: di solito si verificano sì accidentalmente, ma comunque nel corso di ricerche, studi, esperimenti condotti con impegno e rigore.

La serendipità non avviene quindi per magia, ma è favorita da certi comportamenti e da un certo set mentale e si può coltivare, ad esempio sperimentando cose nuove, incontrando persone nuove, facendo qualcosa di diverso rispetto alle proprie abitudini. Una mente “serendipitosa” è caratterizzata da fiducia, determinazione, impegno, perseveranza, piacere per le sfide, attività, creatività, esplorazione. Non usa solo il pensiero logico per risolvere un problema, ma si concede di spaziare attingendo anche all’immaginazione, alle emozioni, alle sensazioni, ai sogni. La serendipità è favorita dalla lentezza, dall’assenza di fretta, mentre è ostacolata da stress e ansia.

La serendipità rappresenta una capacità preziosa perché permette non solo di risolvere più facilmente i problemi, ma anche di vivere con meno sofferenza. Sapere che da un errore può svilupparsi qualcosa di utile e importante ci permette di vivere i fallimenti con minor scoraggiamento. Sapere che dall’inusuale può svilupparsi qualcosa di  bello o addirittura di grandioso, ci fa percepire la diversità e l’anomalia in un’ottica più positiva. Sapere che  mentre attraversiamo un’esperienza dolorosa  possiamo essere sorpresi da eventi e situazioni inaspettati che si rivelano preziosi e ci vengono in  soccorso proprio quando meno ce lo aspettiamo, ci aiuta a vivere con un senso maggiore di speranza.

Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta
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