Benessere

Shopping natalizio: perché ci piace comprare e possedere oggetti?

Acquistare e possedere oggetti ci serve a regolare l'umore e l'autostima e ci illude di poter essere finalmente felici. Ecco perché

shopping, Natale
(Foto di Jill Wellington da Pixabay)

Natale, tempo di shopping. Nei giorni precedenti le feste natalizie gli acquisti si impennano, le vetrine luccicanti ci invogliano a comprare non solo i regali da donare a familiari ed amici, ma anche oggetti per noi o per la nostra casa. Acquistiamo oggetti che immaginiamo renderanno felici i nostri cari, e ci auguriamo di ricevere in regalo gli oggetti che noi desideriamo, magari da tanto tempo.

Lucia Montesi
La psicoterapeuta Lucia Montesi

I fanatici dello shopping sono particolarmente inclini a circondarsi di oggetti, ma il piacere di possedere cose è un sentimento estremamente comune ed ha origini antiche.

Secondo psicologi e antropologi, il bisogno e il piacere di possedere oggetti materiali risalirebbero alle origini dell’umanità e non riguarderebbero solo la nostra specie. La predisposizione all’accaparramento e all’accumulo è comune anche nel regno animale e il cervello umano è programmato per procurarci una disponibilità di rifornimenti, al fine di garantire la nostra sopravvivenza.  

Specialmente in epoche storiche in cui si viveva nella precarietà, il possesso di cose materiali rappresentava una fonte di sicurezza e di tranquillità. Anche oggi, pur vivendo in condizioni molto migliori, questo bisogno di accaparramento emerge ugualmente: pensiamo a cosa è accaduto nel periodo iniziale della pandemia da Covid, con la corsa ad appropriarsi di quantità esorbitanti di cibo e altri oggetti. Allo stesso tempo, ha origini antiche anche il volere impressionare gli altri mostrando ciò che si possiede, inviando un messaggio di superiorità.

Il senso del possesso emerge anche molto presto, basta osservare con che veemenza reagiscono i bambini quando gli viene sottratto il loro giocattolo. Si ritiene che gli oggetti che consideriamo nostri siano connessi al nostro senso dell’io e quindi riguardino profondamente la nostra identità.
Pensiamo a quanto valore diamo ad esempio agli oggetti appartenuti ai nostri cari che non ci sono più, come se in qualche modo conservassero qualcosa di loro, la loro essenza. Attraverso gli oggetti che possediamo diamo agli altri un messaggio su chi siamo, manifestiamo la nostra personalità, i nostri gusti e preferenze.

Comprare è poi una forma di appagamento che ci fa sentire meglio, procurandoci un piacere immediato. Che si tratti di abbigliamento, strumenti tecnologici, gioielli o libri, acquistare quello che ci piace rappresenta una piccola evasione dalla quotidianità o un premio che ci concediamo.
Proprio perché procura piacere e gratificazione, lo shopping può degenerare in una vera e propria dipendenza in cui l’atto del comprare rappresenta l’unica modalità per provare felicità e diventa impulsivo e fuori controllo, con conseguenze dannose: il piacere è irresistibile ma fugace e induce a comprare ancora e ancora, al di là dell’oggetto in sé, che alla fine non viene neanche utilizzato.

L’estetica dell’ambiente in cui viviamo ha un influsso su di noi. Essere circondati da oggetti che consideriamo belli favorisce il nostro benessere perché ci trasmette gioia, allegria, oppure pace, inoltre aumenta la nostra energia e la lucidità mentale. Un ambiente ricco di oggetti che ci rispecchiano ci fa sentire ancora di più la casa come un rifugio sicuro e piacevole.

L’acquisto e il possesso di oggetti sono legati anche all’autostima. Soprattutto gli oggetti preziosi e costosi o le ultime novità sul mercato contribuiscono a creare uno status sociale: possederli significa essere abbienti, avere successo, essere al passo con la moda. Questo accade anche quando facciamo agli altri dei regali costosi, che implicitamente dichiarano il nostro status. Inoltre, trovare l’oggetto tanto desiderato, magari raro o in disponibilità limitata, ci fa sentire capaci, bravi e astuti.

Comprare oggetti può essere un modo per regolare l’umore, per colmare un vuoto o mettere a tacere anche solo temporaneamente degli stati emotivi negativi: se siamo stressati, insoddisfatti, tristi, arrabbiati o soli, possiamo ricorrere agli oggetti come fossero ansiolitici, o come se potessero farci in qualche modo compagnia. Possiamo anche attribuire agli oggetti delle qualità affettive, come se non fossero inanimati. Le persone insicure, ansiose e con difficoltà relazionali possono attaccarsi agli oggetti.

Ci sono anche rari casi in cui le persone sviluppano con un oggetto un attaccamento equiparabile a quello con gli esseri umani e non possono separarsene mai (soprattutto accade con pupazzi e bambole, ma anche altri oggetti apparentemente privi di significato che però sono affettivamente importanti per la persona), diventandone dipendenti.

La tendenza a circondarci di oggetti è infine più banalmente, la conseguenza della nostra società capitalistica e consumistica, che ci induce a pensare che possedendo qualcosa saremo più felici. Come consumatori, attraverso le strategie di marketing veniamo costantemente stimolati a desiderare di possedere di volta in volta i nuovi  prodotti che ci vengono offerti, anche se in realtà non ne abbiamo bisogno.

Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta
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