I sogni sono la stella cometa verso cui muovere i nostri passi. Eppure, quasi sempre ci fermiamo, rinunciamo perché costretti o perché scoraggiati, oppure non siamo consapevoli di quale sia il nostro sogno. Tant’è che è stata istituita anche una giornata mondiale (la Giornata dei Sogni, che si celebra il 25 settembre) con l’intento di motivare e ispirare le persone a coltivare e realizzare i propri sogni, apportando un beneficio a sé stessi e alla comunità. Per spronarci ad andare avanti con i nostri sogni.
L’espressione “sogno nel cassetto” è così comune perché molto spesso i nostri sogni sono, o devono essere, accantonati, oppure sono sepolti in un cassetto interiore reso inaccessibile da strati di condizionamenti, opinioni altrui, senso del dovere, sensi di colpa.Quante volte i miei pazienti pronunciano la frase “Avevo un sogno”, “Il mio sogno sarebbe stato di…”, “Quanto mi sarebbe piaciuto…”, parlando al passato e considerando ormai perdute quelle possibilità. Eppure quando ne parlano i loro occhi per un istante brillano e vale sempre la pensa fermarsi e indagare, su che fine abbiano fatto quei sogni, perché si siano interrotti, se possa esserci oggi un modo per realizzarli o per adattarli alla realtà.
Cosa ci impedisce di realizzare i nostri sogni?
Possiamo scoraggiarci e desistere quando non vediamo risultati a breve termine. Immersi in una cultura che esalta il successo rapido, il risultato veloce, l’efficienza, in cui siamo costantemente indotti ad “accelerare” per ottenere più in fretta possibile più soldi, più clienti, più like, “più qualcosa”, possiamo abbatterci, pensare di aver sbagliato strada, demotivarci; perdiamo di vista l’ovvia considerazione che quasi sempre, per arrivare a un traguardo significativo, occorrono necessariamente costanza, impegno, pazienza, tenacia, ripetuti errori, frustrazione, dubbi, esperienza.
Il nostro sogno potrebbe non essere il nostro. Può accadere che lo ereditiamo o assorbiamo da altri, quasi sempre dai nostri familiari, in particolare i nostri genitori. Possiamo fare nostre le loro aspettative su di noi, oppure i loro sogni che loro non hanno potuto realizzare, e possiamo credere che siano i nostri, ma quando è così, qualcosa ci impedisce di portarli avanti, oppure li realizziamo ma poi non siamo felici, perché non corrispondono al nostro autentico sentire. Se ci troviamo in questa scomoda situazione, trovare la nostra strada nella vita è particolarmente faticoso, perché prima dobbiamo renderci conto che stiamo portando avanti un sogno di un altro, poi dobbiamo trovare il coraggio di lasciarlo andare superando il senso di colpa e la paura di perdere l’amore dell’altro, e infine, liberato il terreno, dobbiamo scoprire il nostro, di sogno.
Altri sogni non nostri possono essere quelli che ci suggerisce la nostra società, o quelli che vanno “di moda”. Anche in questo caso ci portano fuori strada, anche se è più facile liberarcene, perché emotivamente li sentiamo meno vincolanti rispetto a quelli che assorbiamo dai nostri familiari più cari.
Il nostro sogno potrebbe essere davvero fuori dalla nostra portata, in questo caso è saggio renderci conto dell’impossibilità di realizzarlo, per circostanze esterne o per nostri limiti. Ostinarci a perseguire qualcosa di irrealizzabile non è tenacia, ma ottusità, oppure fuga. D’altra parte, piuttosto che vivere nel perenne rimpianto o nella rabbia per non aver potuto ottenere quello che più desideravamo, proviamo ad accettare il compromesso di un’alternativa che possa avvicinarsi al sogno originario in qualche aspetto. Questo significa fare un buon “esame di realtà”: essere capaci di fare aggiustamenti e adattamenti alla realtà.
Rimpiangere costantemente un sogno irrealizzato per colpa di altri e non attivarci per raggiungerlo attraverso altre possibili vie, può essere il modo con cui inconsapevolmente puniamo chi ci ha ostacolato, come a dire “Vedi, è colpa tua e di quello che mi hai fatto, se ora non posso essere felice”. Viviamo così nel rancore e in attesa di un risarcimento che non verrà mai, rifiutando di prendere in considerazione alternative più realizzabili.
A volte facciamo di proposito sogni troppo grandiosi e fuori dalla nostra portata, per essere sicuri di non realizzarli. Perché mai dovremmo fare in modo di non realizzare un sogno? Perché la nostra mente ci porta a temere il cambiamento, e anche quando un cambiamento è desiderato con tutte le forze, solleva comunque ansia. Restare immobili in ciò che conosciamo ormai bene, ha un effetto rassicurante.
La paura di fallire può bloccare i nostri sogni: temiamo di doverci confrontare con l’insuccesso, con la critica e il giudizio degli altri. Può accadere che non tentiamo affatto, pur di risparmiarci il rischio di confrontarci con il fallimento e con un giudice severissimo che, più ancora che negli altri, alberga dentro di noi. Siamo limitati da convinzioni su noi stessi, costruite all’interno delle nostre prime relazioni significative, che ci portano a credere, ad esempio, di essere buoni a nulla, di non avere capacità, di non essere in grado di portare a termine le cose, di essere pigri.
A volte abbiamo chiaro il nostro sogno, ma non sappiamo come arrivarci. Dobbiamo infatti tradurlo in obiettivi concreti e in un piano d’azione da perseguire con costanza e con continui aggiustamenti, e soprattutto con numerosi passaggi intermedi. Le persone impazienti, oppure molto fantasiose ma poco pratiche, possono arenarsi nell’intraprendere e portare avanti tutti quei passi, spesso noiosi, necessari per arrivare al traguardo. La parte più difficile è proprio questa, mantenere la motivazione e la determinazione attraverso gli innumerevoli inconvenienti che si presentano nel percorso.
Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta
Piane di Camerata Picena (AN)
Montecosaro Scalo (MC)
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