Succede anche ai più scettici e ai più razionali, di non riuscire a restare completamente indifferenti di fronte a quello che sembrerebbe proprio un sogno premonitore, ovvero uno di quei sogni in cui appaiono degli eventi che poi accadono davvero qualche tempo dopo. Per quanto si faccia appello alla razionalità, certe sorprendenti coincidenze affascinano, a volte inquietano, sollevano dubbi e curiosità: “E se fosse stato davvero un sogno premonitore? Davvero possiamo prevedere il futuro nei sogni? Ho qualche capacità di preveggenza? Devo preoccuparmi se sogno qualche evento negativo?”.
I sogni sono da sempre materiale affascinante, tuttora in parte misterioso anche per la scienza. Ad oggi non c’è, ad esempio, una spiegazione univoca del perché sogniamo, ma soltanto delle ipotesi. Ancora più controversa è la questione dei sogni cosiddetti premonitori, snobbati con scetticismo dalla scienza e relegati nell’ambiguo (e spesso popolato di ciarlatani) campo della parapsicologia. Per la statistica, basta la legge dei grandi numeri a smontare ipotesi fantasiose: semplicemente, su miliardi di persone che ogni notte sognano più volte, è del tutto probabile che qualcuno sogni per puro caso un qualche evento che poi effettivamente si verificherà.
Ma come si pronuncia su questo particolare sottoinsieme dei sogni la psicologia, che dei sogni si è occupata fin dai suoi inizi e che, anzi, da molti è identificata (in modo peraltro molto riduttivo) proprio come la disciplina che interpreta i sogni?
I due psicoanalisti che maggiormente si sono occupati di sogni, ormai cent’anni fa, avevano posizioni opposte. Per Freud i sogni premonitori non esistono, sono frutto di semplici coincidenze, mentre per il suo allievo Jung esistono i cosiddetti “grandi sogni” che possono anche vedere nel futuro perché attingono a un antico e primordiale serbatoio inconscio universale.
Oggi la psicologia tende piuttosto a fornire possibili spiegazioni di quello che apparentemente può sembrarci un sogno premonitore, svelandone i meccanismi, che nulla hanno di magico ma si basano sul modo con cui funziona la nostra mente. La maggior parte dei sogni premonitori sono in realtà frutto dell’elaborazione inconscia di dati (segnali, sensazioni, parole, immagini, sentimenti) che il cervello ha immagazzinato precedentemente senza che ce ne accorgessimo. Il cervello elabora infatti continuamente miliardi di microinformazioni e buona parte del nostro apprendimento avviene in modo inconsapevole; ci ritroviamo così a sapere molto più di quel che crediamo di sapere. Raccogliamo inconsapevolmente piccoli segnali di situazioni che stanno accadendo o stanno per accadere e li rielaboriamo nel sogno, che quindi apparentemente anticipa e prevede un evento futuro ignoto, ma in realtà non fa che rendere palesi informazioni già immagazzinate in precedenza.
Un altro meccanismo coinvolto nel sogno premonitore è la cosiddetta “profezia che si autoavvera”, ciò che accade anche con l’oroscopo, quando andiamo a cercare tutti i segnali che confermano quanto preannunciato per il nostro segno zodiacale, scartando tutti i segnali discordanti, fino al punto che siamo noi stessi coi nostri comportamenti a far accadere ciò che era stato “previsto”, convincendoci erroneamente del potere predittivo dell’oroscopo. Così le persone che credono di avere poteri di preveggenza nei sogni, tipicamente cercano nella realtà ogni minimo segnale e si suggestionano, convincendosi che ciò che accade nella vita reale corrisponde a quanto sognato e che ci sia un nesso causale.
Un’altra spiegazione deriva dalla constatazione che tendiamo a fare i sogni che poi ci appaiono come premonitori soprattutto in periodi stressanti in cui viviamo situazioni problematiche ed emotivamente intense. Poiché, come si ritiene, una delle funzioni dei sogni è quella di prepararci ad affrontare e risolvere i problemi che ci assillano nella veglia, è probabile che nel sogno la mente provi a produrre i vari scenari possibili e che quindi il sogno che poi si rivela corrispondente a quanto effettivamente accade non sia altro che uno degli scenari che la mente ha ipotizzato per prepararci.
Ancora più banalmente, poiché i sogni rispecchiano le emozioni e soprattutto le angosce che viviamo nella veglia, il sogno in cui “prevediamo” un evento infausto che poi si realizza potrebbe essere il semplice frutto del nostro pessimismo su come andranno le cose.
I sogni premonitori sono quindi in realtà intuizioni, ipotesi, previsioni che il cervello elabora sulla base di qualche informazione che, anche se in modo impercettibile, ha già captato nella veglia. Succede, in Oncologia, che le persone mi dicano che avevano sognato di essere malate prima ancora di scoprirlo e lo interpretano spesso come un segnale sopranaturale. In base a quanto detto prima, questo potrebbe accadere perché il sogno ha rielaborato ansie già presenti sul proprio stato di salute, o segnali di malessere fisico inviati dal corpo in modo impercettibile.
Nessuna magia, dunque? Nessuna possibilità di vedere nel futuro? Per ora la posizione della scienza propende per il no. Tuttavia, la fisica quantistica apre uno spiraglio. In fisica quantistica la concezione del tempo è diversa da quella che comunemente usiamo noi occidentali, suddivisa in passato, presente e futuro. Si tratta di un tempo non lineare dove due momenti temporali distinti possono essere connessi e interagire e questo potrebbe spiegare scientificamente la possibilità di vedere il futuro. Una concezione del tempo molto vicina a quella presente nelle culture diverse da quella occidentale, che molto si basano sui sogni come forma di conoscenza e che noi definiamo primitive, e che potrebbero invece avvicinarsi più della nostra alla comprensione della realtà.
Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta
Piane di Camerata Picena (AN)
Montecosaro Scalo (MC)
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