Con l’annuale Settimana Mondiale del Cervello si torna a parlare del sofisticato e affascinante organo che a tutt’oggi risulta essere in parte misterioso. Dal 16 al 22 marzo anche in Italia, grazie alla Società Italiana di Neurologia, si sono organizzati convegni scientifici, attività per gli studenti e incontri divulgativi con l’obiettivo di presentare i progressi della neurologia e ribadire l’importanza della ricerca. Il filo conduttore della settimana è stato in linea con quello di Expo 2015: l’alimentazione, intesa ovviamente in senso lato.
«Il ruolo della prevenzione –sostiene il Prof. Aldo Quattrone, Presidente della SIN– è cruciale nel caso delle malattie neurodegenerative; in ambito neurologico la prevenzione passa in primo luogo attraverso un corretto nutrimento del cervello, da intendersi tanto in senso stretto, come accorta e sana alimentazione, quanto in senso più ampio, come esercizio fisico e dell’allenamento intellettuale. Entrambe buone pratiche per prevenire l’invecchiamento cerebrale».
A tal proposito il titolo dato al tema della settimana dedicata al cervello è stato proprio “Nutrire il cervello. Dieta e malattie neurologiche”. Quando si parla di argomenti così delicati diventa spontaneo cercare di capire l’avanguardia del proprio territorio nel settore neurologico. Per quanto riguarda la Vallesina e quindi l’Area Vasta 2 si può ben dire che l’Ospedale Carlo Urbani di Jesi vanta una delle U.O.C. di Neurologia più all’avanguardia della regione Marche, in particolare è il fiore all’occhiello per ciò che riguarda il trattamento trombolitico del paziente con stroke ischemico. Sempre in fatto di innovazione, va anche citata la tecnologia: da fine anno scorso è in funzione l’applicazione Ictus 3R, gratuita per gli smartphone. L’App, realizzata dall’Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale con il contributo scientifico dei ricercatori dell’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche e del Dipartimento Neurofarba dell’Università di Firenze, si basa proprio sulle 3R: riconoscere l’ictus, reagire e ridurre il rischio. Abbiamo intervistato il dr Carlo Ciarmatori, dirigente medico responsabile dell’ U.O.C. di Neurologia di Jesi per capire meglio il ruolo di questa branca della medicina e le peculiarità che ci sono qui nel nostro territorio.
Di cosa si occupa il neurologo?
«Si occupa delle malattie organiche del sistema nervoso centrale e periferico: cervello e midollo spinale; nervi cranici, nervi spinali e muscoli. Chi ci contatta presenta sintomi che si manifestano in modo polimorfo: deficit di forza a carico degli arti, disturbi della parola e del linguaggio, visione doppia, disturbi della deambulazione e dell’equilibrio, vertigini, problemi di coordinazione degli arti, cefalee e dolori nevralgici, lombosciatalgie di varia origine, crisi convulsive, crisi epilettiche. Il ruolo del neurologo sta diventando sempre più predominante».
Perché siete all’avanguardia nel trattare l’ictus ischemico?
«Dal 1997 siamo dotati di una Stroke Unit di II livello, una sezione, nell’ambito del reparto di Neurologia, adibita alle malattie cerebro-vascolari e dotata di adeguato monitoraggio strumentale e di personale infermieristico dedicato. Oggi possiamo considerarci la prima struttura neurologica della Regione nel trattamento trombolitico del paziente con stroke ischemico. Ancora non abbiamo una presenza medica che copra le 24 ore, ma siamo in grado di accettare pazienti, giorno e notte, provenienti dalla nostra Area Vasta e anche da aree limitrofe (Macerata, Camerino, Tolentino, San Severino). Quando avremo la guardia medica neurologica potremo essere ancora più efficaci nella gestione della delicata fase acuta dell’ictus, allorché la diagnosi di sede di tale patologia (occlusione di un piccolo o di un grosso vaso cerebrale e dove questa occlusione si localizza) è di importanza fondamentale per decidere eventuali ulteriori trattamenti: fin da ora, comunque, siamo pronti ad intercon-netterci con la Neuroradiologia interventistica di Torrette per un eventuale trattamento endo-vascolare. Lo scopo della Stroke Unit è assistere il paziente con ictus, nella fase acuta, mediante personale medico ed infermieristico dedicato, dunque in modo autonomo senza però rinunciare alla multidisciplinarietà. In totale abbiamo venti posti letto: 6 dedicati alla Stroke-Unit, 10 alla degenza neurologica e 4 alla Neuroriabilitazione».
La diagnosi dell’ictus ischemico in quanto tempo bisogna averla per intervenire tempestivamente?
«La finestra terapeutica si ha entro le 4 ore e mezza. Una volta appurato (mediante l’esame clinico neurologico e l’ausilio della TAC cerebrale) che il paziente ha un ictus ischemico lo trattiamo con la trombolisi, ovviamente se non ci sono controindicazioni. Cioè si inietta, mediante infusione endovenosa che dura un’ora, il farmaco Actilyse: questo è in grado di lisare il coagulo (prima che esso diventi trombo) che ha ostruito l’arteria permettendo così il ripristino della normale perfusione cerebrale. Con tale trattamento farmacologico tempestivo si può anche riuscire a risolvere completamente il problema neurologico in atto, più spesso si riesce a ridurne la gravità limitandone le conseguenza disabilitanti: purtroppo ci sono anche i casi non responsivi. L’uso del farmaco non è scevro da pericoli (rischio di emorragia, sia cerebrale che in altri organi). Avere la possibilità di usare questo farmaco è un grande passo avanti, è un’arma molto potente considerando che in Italia l’80% degli ictus sono di tipo ischemico e le conseguenze sono o disabilità o mortalità. Dopo la terapia trombolitica, il lavoro del neurologo non è affatto concluso: ovviamente vanno ricercate ed individuate le cause dell’ictus al fine di instaurare una adeguata profilassi che possa impedire un secondo ictus. Dal 2008 ad oggi abbiamo trattato con questo metodo della fibrinolisi 150 pazienti».
L’U.O.C. di Neurologia di Jesi di cos’altro si occupa? «Abbiamo ambulatori dedicati alla sclerosi multipla, all’epilessia e disturbi del sonno. Un centro U.V.A. per la diagnosi clinico-strumentale e la gestione delle demenze. Ambulatorio per malattie extrapiramidali, cioè quelle malattie come il Parkinson che dipendono dal mal funzionamento dei centri nervosi che gestiscono il movimento del corpo. Ci occupiamo anche di diagnostica EMG e ENG per valutare l’attività dei nervi e dei muscoli e meglio gestire le patologie acute e croniche del sistema nervoso periferico e muscolare. Per la patologia vascolare cerebrale facciamo la diagnostica ecodoppler, TSA e TCCD».
L’epilessia nell’età evolutiva come la trattate?
«Facciamo registrazioni video, come per l’adulto, e a volte la polisonnografia. Abbiamo un polo neonatale per il quale collaboriamo con il reparto di Pediatria di Jesi. Con i pediatri inoltre collaboriamo per la gestione della patologia epilettica ed assieme ci interfacciamo con la Neuropsichiatria Infantile dell’Ospedale Salesi di Ancona. Anche in questo caso la rete clinica riveste un ruolo fondamentale sia per il paziente sia per noi neurologi».
Agnese Testadiferro