“Scegli la sanguisuga del tuo mese di nascita e scopri la tua personalità!”. L’ho riletto altre due volte pensando di aver visto male, e invece no, c’era scritto proprio “sanguisuga”. Ormai i titoli degli pseudotest di personalità che imperversano sui social superano ogni possibile fantasia, spaziando tra gli argomenti più astrusi. Alcuni seguono la logica dell’oroscopo, assegnando a un periodo di nascita certe caratteristiche, altri somigliano di più ai veri test psicologici, chiedendo di rispondere a una serie di domande o di scegliere un certo stimolo come un’immagine, per poi dare un responso sotto forma di un profilo in cui la persona si può ritrovare in base al risultato. Questi “test” sono da tempo in circolazione, prima tipicamente li trovavamo nelle riviste, ora si sono moltiplicati con la diffusione dei social. Se fossero considerati per ciò che effettivamente sono, ovvero giochini di intrattenimento, poco male; il fatto è che alcuni credono siano veritieri, e pensano che siano veri test psicologici, ossia che noi psicologi davvero utilizziamo roba del genere nel nostro lavoro.
Molti sanno che gli psicologi utilizzano i test. Anzi, nell’immaginario comune si realizza un’equivalenza psicologo=test, per cui tutti credono che tutti gli psicologi usino test e passino gran parte del loro tempo a fare test. Il primo commento che molti mi rivolgono non appena scoprono che faccio la psicologa, è proprio il fatidico “Ah, allora mi fai un test e capisci tutto di me!”. I test psicologici da una parte affascinano, dall’altra spaventano, per la credenza che abbiano il potere quasi magico di capire tutto di una persona in poche misteriose mosse. In realtà i test psicologici sono solo uno tra i possibili strumenti dello psicologo. Io, ad esempio, li utilizzo poco perchè nel tipo di lavoro che svolgo preferisco utilizzare il colloquio per ottenere quelle informazioni che il test mira a fare emergere, ma in altri campi diventa quasi indispensabile utilizzarli.
I veri test psicologici non hanno nulla a che vedere con quelli che vengono spacciati come tali nelle riviste o su internet. La maggior parte degli pseudotest da giornale scimmiottano i test di personalità, quindi si propongono di rivelare aspetti della personalità di chi li fa, come ad esempio la socievolezza, la seduttività, l’aggressività. La maggior parte della gente identifica i test psicologici con questo tipo di test, i test di personalità, che però sono solo una parte, un settore dei test psicologici, che sono un insieme molto più ampio. Oltre ai test di personalità, ci sono ad esempio i numerosi test cognitivi, che comprendono al loro interno i test di intelligenza (quelli che danno come punteggio il famoso QI che tutti hanno sentito nominare) o i test attitudinali. I test possono essere usati, insieme al colloquio, per scopi diversi, tra cui fare diagnosi, valutare la personalità, verificare l’esito di un trattamento, attestare la presenza di un disturbo come i disturbi specifici dell’apprendimento o come i deficit cognitivi, anche in vista della richiesta di pensioni di invalidità o di piani educativi individualizzati per alunni con disabilità.
Alcuni degli pseudotest in circolazione chiedono a chi legge cosa “vede” in un’immagine, un simbolo, una scena, e in base alla scelta descrivono certe qualità della persona. Sono quindi formulati come i veri test “proiettivi”, che si basano sulla proiezione di proprie caratteristiche psicologiche su uno stimolo che di per sé è ambiguo e perciò si presta a varie interpretazioni. Il più famoso test proiettivo è quello delle macchie di Rorschach, che molti avranno avuto occasione di vedere. Si tratta di macchie di inchiostro in cui le persone possono vedere varie figure, dando una interpretazione che rispecchia le caratteristiche della propria personalità. È un test conosciutissimo (anche troppo, poiché la divulgazione delle possibili interpretazioni ne falsa poi l’utilizzo), considerato proprio l’emblema dei test psicologici.
Molti non immaginano che per imparare ad utilizzare quel test occorrano anni di apprendimento teorico e di pratica, con un complicatissimo manuale per l’interpretazione delle risposte. Altri test proiettivi molto noti sono il test dell’albero e il disegno della famiglia, con i quali, in base al modo con cui il soggetto disegna un albero e la propria famiglia, si possono ricavare informazioni sul suo stato psicologico. Succede che persone senza titoli e competenze facciano impropriamente uso di questi test, applicandoli anche a bambini, azzardando interpretazioni errate e fuorvianti, con tutti i rischi che ne derivano.
I test psicologici sono dunque strumenti diagnostici che, se somministrati e interpretati in modo rigoroso, danno informazioni importanti sullo stato psicologico della persona. Possono essere usati solo da psicologi e psicoterapeuti, perchè richiedono la conoscenza delle teorie alla base della loro formulazione e procedure molto sofisticate per l’interpretazione dei risultati. Sono costruiti in modo scientifico, scegliendo le domande o gli stimoli da proporre in base a teorie di riferimento e definendo le regole per l’attribuzione e l’interpretazione dei punteggi con criteri statistici. I test, per poter essere approvati e usati, devono soddisfare precisi requisiti: essere attendibili, ovvero dare lo stesso risultato se ripetuti più volte; essere affidabili, ovvero misurare con precisione; essere validi, ossia misurare veramente ciò che intendono misurare.
I test psicologici possono essere utili alle persone per conoscere meglio aspetti di sé, ai clinici per fare valutazioni efficaci e ai ricercatori per studiare variabili psicologiche. Tuttavia, un test, da solo, non dà informazioni esaustive e univoche e non può essere considerato sicuramente indicativo di una caratteristica psicologica della persona. Il risultato deve sempre essere visto nell’insieme, integrato con l’esito di altri test e interpretato in base al contesto e ad altri dati sulla persona, ricavati con il colloquio.
Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta
Piane di Camerata Picena (AN)
Montecosaro Scalo (MC)
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