Sul tema vaccini c’è senza dubbio la spiccata ed opportuna necessità di fare chiarezza, visto il clamore mediatico costante e le tante opinioni discordanti in materia. Ma cosa sono i vaccini?
I vaccini sono dei preparati, costituiti da interi agenti infettivi, virus e batteri, o da parti di essi che vengono somministrati con un’iniezione o per bocca ai bambini, o in casi di richiamo o necessità particolari anche agli adulti, allo scopo di far sviluppare una risposta immunitaria duratura, simile a quella provocata dal germe naturale, ma senza però che si inneschi lo sviluppo della malattia. Dopo la loro somministrazione, i vaccini inducono una risposta immunitaria che sarà in grado per molto tempo, spesso anche per tutta la vita, di riconoscere immediatamente il virus o il batterio eventualmente entrato nell’organismo e renderlo incapace di andare ad avviare la malattia.
Chi non è invece stato precedentemente esposto al vaccino, quando subisce un’infezione ha sì una risposta immunitaria naturale simile, ma con dei tempi di reazione molto più lunghi, che nel frattempo lasciano il tempo al germe di produrre la malattia e di diffonderla.
Sul tema è intervenuta la dottoressa Daniela Cimini, Direttore UOC Prevenzione e Profilassi delle Malattie infettive, Dipartimento di Prevenzione Av2 ASUR.
«Qualsiasi atto vaccinale è un atto sanitario sottoposto ad una rigorosa valutazione da parte di chi lo esegue. Quando dalla valutazione anamnestica, o da un colloquio prevaccinale, emergono elementi clinici degni di essere approfonditi, l’iter operativo è proprio quello di mettere in campo ogni sforzo per comprendere esattamente la situazione clinica del bambino. Questa procedura ha due finalità estremamente importanti: riconoscere la presenza di una controindicazione ad eseguire le vaccinazioni previste, che serve a non effettuare le vaccinazioni quando queste non possono essere effettuate, temporaneamente o definitivamente; escludere false controindicazioni che non rappresentano un reale impedimento, per far sì che i bambini che possono essere vaccinati siano effettivamente protetti nel miglior modo possibile – ci spiega la dottoressa -.
Nell’eseguire questa valutazione, che talvolta richiede approfondimenti, confronto con il medico pediatra dei nostri bambini ed in alcuni casi anche consulenze specialistiche, facciamo riferimento alle linee guida specifiche emanate dal Ministero della Salute, nella “Guida alle controindicazioni alle vaccinazioni 2018” approvate dal NITAG, il National Immunization Technical Advisory Group, e dal Consiglio Superiore di Sanità con il contributo di 16 Società Scientifiche».
«Rassicuriamo su un fatto certo: procediamo nell’effettuazione delle vaccinazioni quando siamo certi che non vi siano controindicazioni e la finalità è quella di proteggere nel miglior modo possibile i nostri bambini. I bambini che non possono essere vaccinati devono poter contare su tutti gli altri bambini che, non avendo controindicazioni, possono essere vaccinati».
Le vaccinazioni nell’infanzia costituiscono il primo, fondamentale intervento preventivo per eliminare il rischio di far contrarre ai bambini pericolose malattie infettive, che possono poi scatenare meccanismi di contagio a catena in gran parte della popolazione provocando delle vere epidemie. Vaccinare un bambino fin dai primi mesi di vita significa proteggerlo, non farlo significa correre dei rischi inutili e, soprattutto, diventare un pericoloso veicolo per chi non può essere vaccinato, come bambini immunodepressi o immunosoppressi, e che purtroppo in alcuni casi rischiano di morire per la noncuranza altrui.
Un recente caso di cronaca ha visto una mamma di un bimbo con deficit immunologico fare un appello agli altri genitori affinché vaccinassero i loro bambini, così da evitare gravi conseguenze per il suo; un appello figlio dei giorni nostri che non si sarebbe reso necessario se solo ci fosse più cultura in materia. E purtroppo ne abbiamo avuti esempi simili anche sul territorio marchigiano.
«Non vogliamo soffermarci su casi specifici di ritardi nelle vaccinazioni o primi appuntamenti mancati, ovvero quelli previsti e fissati dal Piano nazionale nel terzo mese di vita del bambino, ma facciamo generalmente notare che, ad esempio, un intervento cardiochirurgico non controindica le vaccinazioni pediatriche – afferma la dottoressa, sottolineando che questa tesi è oltretutto sostenuta dagli stessi specialisti che eseguono tali interventi e che come qualora ci fossero degli impedimenti reali sarebbero loro stessi a farli presenti -. Ritardare le vaccinazioni o non eseguirle significa non proteggere un bambino da malattie infettive potenzialmente molto dannose. Va da sé che la famiglia di un bambino che può essere vaccinato perché non ci sono controindicazioni ad effettuare le vaccinazioni ha diritti e doveri: il diritto di ricevere le vaccinazioni del calendario vaccinale in modo attivo e gratuito, per proteggere nel miglior modo possibile ogni bambino con le migliori armi preventive a nostra disposizione, ma anche il dovere di sottoporre i propri figli a vaccinazioni obbligatorie. La scienza è sempre vera, che ci si creda o no».