Depressione maggiore, disturbo bipolare, schizofrenia: sono solo alcuni dei disturbi mentali più gravi e interessano nel mondo quasi 500 milioni di persone, un quarto delle quali sono genitori. Come vivono i loro figli? Cosa significa crescere con uno o due genitori con disturbo mentale? Questi figli affrontano sfide quotidiane e rischiano di non veder soddisfatti i propri bisogni di bambini, adolescenti e giovani adulti; rischiano di essere invisibili sia per la società, che nella propria famiglia.
La ricerca rileva in linea generale che la patologia mentale grave dei genitori ha un impatto negativo sul benessere psicologico dei figli, anche se le conseguenze sono modulate e possono essere attenuate da vari fattori: le difficoltà dovute al disturbo possono essere compensate da altre risorse del genitore, della famiglia e del contesto sociale. Non necessariamente la presenza di una patologia psichiatrica comporta un’incapacità o un deficit della funzione genitoriale (come, del resto, il fatto di non avere un disturbo mentale non è di per sé garanzia di buona genitorialità) e non è la diagnosi in sé ad essere determinante, quanto il comportamento del genitore nel quotidiano. Tuttavia, il rischio che i figli subiscano un impatto negativo è significativo. I sintomi dei genitori che hanno un impatto peggiore sui figli sono l’irritabilità e aggressività, il ritiro, il comportamento bizzarro e incoerente, le difficoltà di pianificazione. La psicopatologia può compromettere il tipo di attaccamento che si instaura tra genitore e figlio e che è alla base di tutte le altre relazioni, del modo di pensare, del modo di gestire le emozioni. Un attaccamento sicuro necessita di adeguate cure, attenzioni e capacità di sintonizzarsi con le esigenze del bambino, che possono essere inficiate dal disturbo. Inoltre, i figli possono assimilare gli stessi schemi di pensiero disfunzionali del genitore disturbato.
Vediamo i principali problemi con cui devono convivere i figli di genitori con disturbo mentale:
– Il senso di solitudine. Possono sentirsi soli ad affrontare la situazione, diversi dai coetanei; possono vergognarsi ad invitare in casa i compagni e perciò evitare occasioni sociali, possono essere derisi. Possono sentirsi soli anche in seno alla propria famiglia, perché i genitori possono essere entrambi emotivamente meno disponibili e meno empatici, l’uno a causa della psicopatologia, l’altro perché preso dall’assistenza al partner che può essere molto impegnativa. I bisogni di attenzione, conforto e protezione dei figli possono perciò essere non sufficientemente coperti ed essi possono sentirsi abbandonati ai loro problemi. La paura di non essere capiti o di nuocere alla famiglia, può portare a chiudersi in sé e non parlare di ciò che accade.
–La paura. Alcune manifestazioni dei disturbi mentali possono spaventare: deliri e allucinazioni, comportamenti aggressivi, apatia e propositi suicidari, ad esempio, possono suscitare profonda angoscia, soprattutto se i figli non sanno come e a chi chiedere aiuto.
–Il senso di colpa. I figli (soprattutto i più piccoli) possono ritenersi responsabili per la malattia del genitore oppure in colpa per non riuscire ad alleviarne il malessere. I figli di qualunque età possono sentirsi in colpa se pensano a sé, se si divertono, se desiderano stare fuori casa o con gli amici, se desiderano allontanarsi da casa per studiare all’università, se lasciano solo un genitore depresso piuttosto che restare a fargli compagnia. Molti figli sono così abituati a sintonizzarsi ed empatizzare con i bisogni dei genitori malati, che non riescono più nemmeno a distinguere i propri.
–Senso di insicurezza e di imprevedibilità degli eventi dovuto a un ambiente caotico e spesso conflittuale, che causano un’allerta e un disagio costanti e non permettono la serenità necessaria per dedicarsi, ad esempio, all’apprendimento. I figli possono trovarsi in pericolo in caso di comportamenti aggressivi o in caso di incapacità del genitore di riconoscere ed evitare situazione rischiose.
–Senso di impotenza e rabbia, soprattutto se i genitori non riescono ad essere curati o rifiutano le cure, o addirittura non hanno mai avuto una diagnosi.
–Sentirsi responsabili: doversi occupare delle faccende domestiche o di altre incombenze di norma gestite da adulti, avere un ridotto spazio per le proprie necessità. Molti sentono anche una responsabilità ben più drammatica: la paura che allontanandosi il genitore smetta di curarsi o si faccia del male.
–La paura di ereditare il disturbo. Ad oggi si ritiene che non ci sia una causalità diretta e lineare tra psicopatologia dei genitori e dei figli, ma che vi siano fattori predisponenti che rendono più vulnerabili (tra cui l’ereditarietà, aspetti intellettivi, fisici e di personalità dei figli), fattori perpetuanti (tipo di attaccamento, dinamiche familiari, presenza di supporto sociale) e fattori precipitanti (eventi stressanti nel ciclo vitale della famiglia, come lutti, divorzi, suicidi…) la cui combinazione può dare esiti molto variabili. Diventa quindi essenziale valutare i fattori di rischio e alimentare i fattori protettivi.
Quali sono i fattori protettivi che attenuano le possibili conseguenze negative?
–Parlare apertamente con i figli dei disturbi mentali dei loro genitori, dare loro la possibilità di fare domande e di esprimere cosa provano: questo permette loro di dare un senso al comportamento del genitore, inoltre evita che si instaurino sensi di colpa infondati. Un bambino non sa spiegarsi perché la mamma pianga sempre o perché il papà veda cose che non esistono, non ha strumenti per dare nome a ciò che accade, ma sentono che qualcosa non va. Pensare che i figli anche molto piccoli non si accorgano di nulla è un’utopia e lasciarli senza spiegazioni non fa che alimentare confusione e angoscia.
– Il sostegno costante di un adulto sano che possa dare assistenza nel quotidiano al genitore e possa intervenire in caso di emergenza.
–Rassicurare i figli che hanno tutto il diritto di essere felici, di divertirsi, di fare ciò che è giusto per la loro età e che non hanno la responsabilità di trovare una soluzione ai problemi del genitore.
-Assicurarsi che il genitore abbia un aiuto professionale e possa ricevere le cure disponibili.
-Fare in modo che la famiglia non sia isolata: attivare ogni risorsa possibile tra parenti, amici, insegnanti, servizi sociali, associazioni di volontariato, gruppi di auto-mutuo-aiuto in presenza e online.
-Monitorare per cogliere subito l’eventuale emergere di sintomi psicopatologici nei figli e intervenire tempestivamente.
–Informare, sensibilizzare, parlare in modo propositivo della malattia mentale: più si dissolve lo stigma che ancora circonda i disturbi mentali, più anche i figli possono essere visti e aiutati.
Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta
Consulenza, sostegno e psicoterapia online tramite videochiamata
Studi a Piane di Camerata Picena (AN) e
Montecosaro Scalo (MC)
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