Per ragazzini troppo grandi per essere bambini ma troppo piccoli per essere adulti. Ma anche per chi ha bisogno di un’iniezione di forza e incoraggiamento di fronte alle peggiori difficoltà della vita, al di là della propria età. Sette minuti dopo la mezzanotte è un racconto di formazione per famiglie, che può cogliere l’interesse di ogni generazione. Dal 18 maggio al cinema con 01 Distribution, vincitore del 19° Future Film Festival di Bologna, è diretto dallo spagnolo Juan Antonio Bayona, già autore dell’horror The Orphanage e del dramma catastrofici The Impossible.
Tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore britannico Patrick Ness, Sette minuti dopo la mezzanotte ha vinto ben sette premi Goya, gli Oscar spagnoli, per lo più di natura tecnica oltre a quello alla migliore regia. Vanta un cast internazionale dove spiccano Sigourney Weaver e Felicity Jones (c’è anche Liam Neeson, che interpreta il mostro in capture motion). Protagonista è il giovane attore scozzese Lewis MacDougall, già visto in Pan – Viaggio sull’isola che non c’è.
Il dodicenne Conor (MacDougall) è vittima di bullismo a scuola e costretto a vivere con una nonna fredda e distante (Weaver) a causa della malattia della mamma (Jones). Suo padre (Toby Kebbell) si è rifatto una vita in America e Conor ha un disperato bisogno di qualcuno che si occupi di lui.
Obbligato a crescere troppo in fretta, senza volerlo evoca un alleato improbabile che emerge, in tutta la sua terrificante magnificenza, da un antico e imponente albero: una creatura alta 12 metri (Neeson) che si manifesta alla finestra della sua stanza da letto, ogni sera, sette minuti dopo la mezzanotte. Il mostro racconta tante storie: Conor le ascolta e riesce a immaginarle. Pian piano le sue paure lasciano posto all’intraprendenza e all’introspezione: il mostro infatti ha stabilito che, quando avrà finito di raccontare le sue storie, sarà Conor a raccontare qualcosa. Antico, selvaggio e inesorabile, il mostro guida Conor in un viaggio all’insegna del coraggio, della fede e della verità.
Fiaba gotica commovente e intensa, è un film che parla della paura della perdita. Anche se il personaggio principale è un ragazzino, non c’è il tentativo di mentire o edulcorare situazioni tragiche o aprirsi a sentimentalismi. Bayona prende sul serio i sentimenti del piccolo. Non considera il bambino come un essere umano in attesa di diventare grande, ma come una persona che vive a pieno, che sperimenta tutti i sentimenti, il dolore, la gioia, la paura, la fiducia, i problemi e la felicità. Con Sette minuti dopo la mezzanotte Bayona conclude una sorta di trilogia sul rapporto fra madri e figli.
Il regista ha lavorato insieme a Ness, lo scrittore che ha realizzato anche la sceneggiatura, per trasferire la storia dalla pagina scritta al grande schermo. “Non volevamo fare un melodramma”, ha detto. “Il libro parla della morte in modo più diretto e oscuro rispetto al film; nel film ho voluto trascendere ciò che sappiamo che avverrà – e cioè la morte della madre di Conor – cercando di unire la necessità che questo ragazzo ha di disegnare con il bagaglio che gli lascia sua madre. La luce alla fine della storia riguarda l’idea che l’arte guarisce. La sceneggiatura di Patrick ha aggiunto altri temi, pur restando fedele al romanzo; nel film sono stati esplorati più a fondo alcuni elementi del libro”.
Ecco il trailer di Sette minuti dopo la mezzanotte:
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