Cronaca

Civitanova, accoltellamento in via Pavese: tunisino condannato a 7 anni e 8 mesi

Il 18enne doveva rispondere anche di molteplici cessioni di stupefacente avvenute tra marzo e maggio dello scorso anno. Per la difesa non sarebbe stato l'imputato ad aggredire la persona offesa ma viceversa

Il tribunale di Macerata

MACERATA – Sette anni e otto mesi di reclusione per spaccio e lesioni aggravate. È la condanna inflitta oggi dal giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Macerata, Claudio Bonifazi, a un tunisino di 18 anni.

Sono tredici i capi d’imputazione che il pubblico ministero titolare del fascicolo – il sostituto procuratore Rosanna Buccini – aveva contestato al giovanissimo: molteplici episodi di spaccio avvenuti tutti a Civitanova tra marzo (quando il tunisino era appena diventato maggiorenne) e maggio dello scorso anno. Per la procura il 18enne avrebbe spacciato insieme ad un altro straniero all’epoca 17enne (per il quale è pendente un procedimento al Tribunale per i Minorenni di Ancona) numerosi dosi di stupefacente a tossicodipendenti della zona, cocaina soprattutto ma anche eroina e hashish. Poi il 6 giugno l’aggressione. Secondo la ricostruzione accusatoria quella mattina il 18enne e il minorenne erano andati a casa di un 48enne marocchino in via Pavese e lì il maggiorenne, dopo aver accecato l’extracomunitario con lo spray al peperoncino, lo avrebbe aggredito colpendolo con due coltelli, uno grande e uno piccolo, ferendolo in più parti del corpo (alle mani, a un gomito e al capo) provocandogli lesioni multiple anche al cuoio capelluto. L’aggressione sarebbe stata interrotta dalla reazione della vittima che con un fendente sferrato contro il 18enne gli aveva perforato un polmone. Quattro giorni prima di questa violenta aggressione il tunisino (sempre in azione insieme al 17enne) aveva colpito alla testa il marocchino con una bottiglia di birra.

Oggi il pubblico ministero Enrico Riccioni al termine della requisitoria ha chiesto la derubricazione del reato di tentato omicidio in lesioni aggravate e ritenendo tutti i reati riuniti nel vincolo della continuazione (per l’accusa sarebbero maturati tutti nello stesso ambito) ha concluso chiedendo la condanna dell’imputato a sei anni di reclusione. Differente la versione della difesa. L’avvocato Giuliano Giordani ha infatti sostenuto che il 6 giugno dello scorso anno il 18enne tunisino era andato a casa del marocchino (con il quale aveva condiviso l’appartamento fino a una discussione avuta con lui qualche giorno prima) per riprendersi i propri vestiti, il 48enne si sarebbe rifiutato di aprire e da lì sarebbe scattata la discussione. Secondo la ricostruzione dell’avvocato non sarebbe stato il tunisino ad accoltellare il marocchino ma viceversa dal momento che a causa della coltellata ricevuta il 18enne era finito all’ospedale di Torrette ad Ancona con un polmone perforato. Al termine della camera di consiglio il giudice Bonifazi ha ritenuto non configurabile il vincolo della continuazione e ha condannato il tunisino a quattro anni e quattro mesi per i capi d’imputazione relativi allo spaccio di stupefacenti e a tre anni e quattro mesi per il reato di lesioni aggravate.