Cronaca

Estorsione a luci rosse, a processo un campano di 42 anni

Si è aperto oggi il procedimento a carico dell'uomo accusato di aver estorto 1.300 euro a una donna di un comune dell'entroterra maceratese. La somma sarebbe stata pagata per evitare la diffusione in rete di foto e filmati intimi

MACERATA – Tutto sarebbe nato da una richiesta di amicizia su Facebook, dopo una veloce conoscenza avrebbero iniziato a fare sesso virtualmente, poi il ricatto: per evitare che le foto e i video intimi finissero in rete la donna avrebbe dovuto pagare una persona. Si è aperto oggi in Tribunale a Macerata il processo a carico di un campano di 42 anni accusato di estorsione. I fatti contestati sarebbero avvenuti a novembre del 2019, o meglio, il ricatto risale a quel mese, la conoscenza era avvenuta qualche tempo prima in maniera più o meno casuale.

Un giorno la donna, che vive in un comune della provincia di Macerata, si era trovata sul proprio profilo Facebook la notifica di una richiesta di amicizia. A inoltrarla era stato un uomo di fuori regione più giovane di lei di 13 anni. Senza pensarci troppo su la donna aveva accettato l’amicizia e tra i due era iniziato un primo scambio di parole. Col passare dei giorni i contatti si erano fatti più intensi ed erano diventati sempre meno virtuali, i due avevano infatti iniziato a farsi delle videochiamate e fin lì nulla di particolarmente strano, poi però la situazione avrebbe preso una piega imprevista.

Stando a quanto denunciato dalla vittima, lui avrebbe iniziato a lusingarla, a farle dei complimenti per poi proporle di fare sesso virtuale sempre attraverso videochiamate. Dopo qualche titubanza lei avrebbe accettato e gli incontri intimi a distanza si sarebbero ripetuti, ma un giorno il 42enne l’avrebbe accusata di avere incontri di quel tipo anche con altri uomini, lei aveva negato, non le era mai capitato prima, ma lui le avrebbe risposto che per stare tranquilli ed evitare che quelle foto e quei video finissero in rete era necessario “bloccare Facebook”. A tale proposito conosceva una persona che a pagamento sarebbe riuscita a farlo, ma a pagare era stata lei sia la prima (500 euro) che la seconda volta (800 euro) e sempre per paura che quei filmati venissero visualizzati da chiunque. Alla fine la donna si era fatta coraggio e aveva denunciato tutto. Oggi dunque si è aperto il processo a carico dell’uomo dinanzi al giudice monocratico Andrea Belli e al pubblico ministero Raffaela Zuccarini. L’udienza è stata rinviata al 14 febbraio del 2023 per iniziare a sentire i primi testimoni dell’accusa.