MACERATA – Detenzione di 90 grammi di hashish e falso per aver denunciato (pur non essendo vero) di aver smarrito la patente. Assolto per il primo reato, condannato a due mesi per il secondo. È quanto deciso questa mattina dal giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Macerata Domenico Potetti che ha assolto “perché il fatto non costituisce reato” Marouane Farah, marocchino di 35 anni, dal reato di detenzione ai fini di spaccio di 90 grammi di hashish e lo ha condannato per il reato di falso a due mesi di reclusione, commutando la pena in lavori socialmente utili. Il pubblico ministero Enrico Riccioni aveva chiesto la condanna per entrambi i reati a due anni e otto mesi.
Marouane Farah è il 35enne che la notte del 3 marzo 2019 guidando la sua Audi A6 sotto l’effetto di droga e alcol causò un tragico incidente stradale lungo la statale Adriatica nel territorio di Porto Recanati uccidendo Gianluca Carotti, 47 anni, ed Elisa Del Vicario, 40 anni, entrambi di Castelfidardo e ferendo gravemente i rispettivi bambini che erano nei sedili posteriori. Farah in passato era stato anche condannato in primo grado a quattro anni e otto mesi di reclusione per la detenzione di 224 chili di hashish (condanna che di recente è stata confermata in Appello).
La notte del tragico incidente i poliziotti, dopo il sinistro, su delega del pubblico ministero Riccioni – di turno all’epoca del fatto -, effettuarono una perquisizione a casa di Farah trovandogli in camera da letto 90 grammi di hashish, sostanze da taglio e 2.000 euro in contanti. Anche la patente di cui il marocchino aveva denunciato lo smarrimento due mesi prima, gli era stata trovata addosso quella tragica sera. Oggi il gup lo ha assolto “perché il fatto non costituisce reato” dal reato di detenzione ai fini di spaccio dello stupefacente e lo ha condannato a due mesi – commutati in lavori di pubblica utilità – per il falso.
«Abbiamo sostenuto che l’hashish era per uso personale – ha dichiarato l’avvocato Giovanni Galeota –, in assenza di altri elementi tipici dello spaccio come bilancino, cellophane e stagnola».
La procura, pur rispettando la decisione del giudice, ha annunciato che una volta depositate le motivazioni impugnerà la sentenza in appello.