Cronaca

Macerata, conosce una donna su Facebook e si fa prestare 31.000 euro: a processo per truffa

Oggi in Tribunale è stata sentita la vittima che ha confermato le accuse. I fatti sarebbero avvenuti in un Comune dell'entroterra maceratese. L'imputato è un 61enne di fuori regione

Il Tribunale di Macerata
Il Tribunale di Macerata

MACERATA – In due anni avrebbe effettuato 88 ricariche sulla Poste Pay dell’uomo che aveva conosciuto su Facebook, prima per aiutarlo poi per riottenere indietro il denaro prestato. Alla fine sarebbe arrivata a oltre 31.000 euro la cifra prestata e mai riavuta. È accusato di truffa un 61enne di fuori regione. Oggi in Tribunale a Macerata, nel processo a suo carico in corso davanti al giudice monocratico Vittoria Lupi e al pubblico ministero Rocco Dragonetti, è stata sentita la vittima che ha confermato le accuse nei confronti dell’imputato e che nel procedimento è parte civile con l’avvocato Paola Castellani. La vicenda avrebbe avuto inizio nell’estate del 2016, quando sul profilo Facebook della donna era apparsa una notifica: c’era una nuova richiesta di amicizia da parte di un uomo. La donna aveva accettato la richiesta e da quel momento i due avrebbero iniziato a scriversi, tre o quattro volte si sarebbero anche visti in un ristorante non lontano dall’abitazione della vittima e così sarebbe nata una sorta di amicizia meno virtuale. A un certo punto però l’uomo avrebbe iniziato a chiederle in prestito dei soldi che si era impegnato a restituire.

Ogni volta la richiesta di denaro era accompagnata da una motivazione: una volta i soldi sarebbero serviti per sostenere delle spese notarili relative alla vendita di un appartamento a Roma, un’altra si trattava delle spese mediche necessarie per sostenere le cure della madre malata, un’altra ancora doveva aprire un conto corrente per farci confluire il ricavato della vendita di un capannone di sua proprietà e aveva bisogno di versarci una somma minima. Come in una spirale ogni volta l’imputato le avrebbe detto che solo se lei gli avesse versato i soldi richiesti lui sarebbe riuscito poi a restituirle quanto prestato: senza i soldi per sostenere le spese notarili non avrebbe potuto perfezionare il contratto, senza i soldi per aprire il conto non avrebbe potuto ricevere la somma ottenuta dalla vendita del capannone e così via. Alla fine, da giugno del 2016 ad agosto del 2018 la donna avrebbe fatto 88 ricariche della Poste Pay dell’imputato versando complessivamente oltre 31.000 euro. Dopo la testimonianza della donna l’udienza è stata rinviata.