MACERATA – Superano i due milioni e mezzo di euro i risparmi che 14 maceratesi avevano affidato negli anni a un promotore finanziario e che sono spariti nel nulla. Oggi pomeriggio nell’udienza preliminare a carico di un ex promotore finanziario di 74 anni e della moglie, di 59, accusati di truffa e appropriazione indebita si sono costituiti parte civile solo alcune delle vittime, altre hanno avviato la causa civile. Tra le persone offese, ci sono commercianti, una parrucchiera e anche una nipote dell’imputato che allo zio aveva consegnato più di 200.000 euro di risparmi. Le vittime però sarebbero più di 14, oggi infatti, il pubblico ministero Stefania Ciccioli ha chiesto un differimento per modificare il capo di imputazione, ci sarebbero altri sette fascicoli pendenti che la procura vuole riunire al procedimento approdato dal gup. La difesa: «I coniugi sono estremamente prostrati per questa vicenda, hanno ricevuto ingiurie per strada, anche pesanti».
Le accuse nei confronti della coppia sono cristallizzate in quattro pagine di contestazioni e nove capi d’imputazione a firma del procuratore capo Giovanni Giorgio. Secondo la ricostruzione accusatoria la coppia dal 2002 al 2019 si sarebbe appropriata di circa 2.536.000 euro di risparmi affidati da 14 clienti per effettuare investimenti che a dire del promotore avrebbero fruttato interessi del 3% annui. Ma la somma di 2.536.000 euro non prevede gli interessi promessi e mai incassati dalle vittime. Tra i risparmiatori c’è una coppia che dal 2002 al 2019 avrebbe consegnato al promotore la bellezza di 1.227.000 euro, un’altra coppia in nove anni gli aveva affidato 650.000 euro, altri avrebbero investito cifre più contenute ma sempre importanti, da 240.000 euro a 200.000 fino a 122.000 euro.
C’è chi, invece, come era accaduto a una parrucchiera, aveva consegnato al promotore 16.000 euro, una somma inferiore rispetto alle altre, ma frutto comunque del lavoro e del sacrificio quotidiano. «La mia cliente si era fidata del promotore – ha spiegato l’avvocato Francesca Marchesini che non si è costituita parte civile ma ha intrapreso una causa civile contro il promotore e la banca per cui lavorava -, era stata convinta a effettuare l’ennesimo investimento attraverso un assegno intestato a lui. Il sospetto non le era venuto perché era un pagamento tracciabile, ha iniziato a dubitare quando lui le aveva pagato gli interessi pari a tre mensilità in contanti».
Una coppia di commercianti maceratesi avrebbero perso «almeno 240.000 euro, ma diciamo almeno», ha puntualizzato l’avvocato Massimiliano Cofanelli. Mentre è di circa 200.000 euro l’importo che una nipote del promotore aveva affidato allo zio per effettuare investimenti in favore della figlia all’epoca minorenne. «In questo caso oltre al danno c’è stata anche la beffa – ha commentato l’avvocato Olindo Dionisi –. Quando sono stati richiesti i soldi, Del Gobbo le aveva fatto un bonifico di 65.000 euro che in realtà non era stato mai eseguito. A quel punto lo zio fece una ricognizione di debito con la quale si riconosceva debitore di 337.000 e si impegnava a pagare la somma dopo aver venduto una casa di sua proprietà a 600.000 euro. Ovviamente questo non è mai avvenuto».
Oggi dunque solo alcune delle persone offese si sono costituite parte civile con gli avvocati Dionisi, Cofanelli, Narciso Ricotta e Paola Medori. A margine dell’udienza i difensori della coppia, gli avvocati Paolo Giustozzi e Marco Caldarelli, hanno evidenziato che: «Dal 2002 ad oggi ci sono state delle remunerazioni tra investimenti e prestiti, quando avremo un quadro completo della situazione potremo offrire un adeguato chiarimento. Sono estremamente prostrati per questa vicenda, hanno ricevuto ingiurie per strada, anche pesanti».