MACERATA – Per l’accusa in due avrebbero costretto una donna a pagare in tre mesi 120.000 euro con la minaccia di avere rapporti con camorristi. Oggi in Tribunale a Macerata si sono svolti gli interrogatori di garanzia a carico di entrambi, un 45enne maceratese residente a Treia e un 39enne di San Giorgio a Cremano (NA). Entrambi da sabato scorso sono agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico, questa mattina sono comparsi in Tribunale insieme ai propri avvocati.
«Non c’era stata alcuna minaccia, né costrizione». Così il 45enne si è difeso davanti al giudice per le indagini preliminari Giovanni Maria Manzoni e al pubblico ministero Rita Barbieri. Difeso dall’avvocato Vanni Vecchioli, il 45enne ha deciso di rispondere alle domande del gip fornendo la propria versione dei fatti: ha affermato che alla donna non era stata fatta alcuna minaccia aggiungendo ulteriori particolari che di fatto ricostruiscono una versione diversa da quella resa dalla persona offesa. Ora le sue dichiarazioni saranno vagliate dagli inquirenti. Al termine dell’interrogatorio il legale Vecchioli ha chiesto la modifica della misura cautelare applicata in una meno afflittiva e su questo il giudice si è riservato di decidere.
Scelta diversa, invece, è stata quella fatta dal coindagato, il 39enne difeso dall’avvocato Luigi Alaia del foro di Nola, che si è avvalso della facoltà di non rispondere. In base a quanto ricostruito finora dai militari i due, con la minaccia di legami con la Camorra avrebbero convinto la donna a consegnare l’importante somma di denaro nell’arco di tre mesi da aprile scorso a luglio.