MACERATA – Si era presentato all’Ufficio immigrazione della questura con i documenti falsi di un minore connazionale per ottenere il visto di ingresso e attestando (anche questo falsamente) di esserne il padre, un 50enne è stato condannato a tre anni e cinque mesi di reclusione. La sentenza è stata emessa oggi dal giudice del Tribunale di Macerata Domenico Potetti, il pubblico ministero Francesca D’Arienzo aveva chiesto la condanna a tre anni e nove mesi.
I fatti finiti al centro del processo risalgono all’estate del 2018. A giugno e luglio di quell’anno l’imputato, di origine pakistana, si era recato all’Ufficio immigrazione della questura per presentare la richiesta di visto di ingresso in Italia per motivi familiari per un bambino pakistano all’epoca di otto anni dichiarando – falsamente – di esserne il padre. Alla richiesta l’extracomunitario aveva allegato dei documenti (il certificato di nascita e il passaporto del minore) apparentemente emessi dalle autorità pakistane, poi invece risultati essere entrambi falsi.
Sulla scorta di quei documenti e della dichiarazione dell’extracomunitario la questura, ad agosto di quell’anno, rilasciò il nulla osta al ricongiungimento familiare, ma una volta accertati i fatti l’uomo è finito sotto processo per i reati di falsa attestazione o dichiarazione a un pubblico ufficiale sulla identità o su qualità personali proprie o di altri, favoreggiamento dell’ingresso illegale in Italia del minore e l’induzione in errore del pubblico ufficiale che nel nulla osta lo aveva indicato essere genitore del minore. Oggi la condanna a tre anni e cinque mesi.